Ancora poco conosciuto nel Belpaese, l’approccio interdisciplinare e scientifico del Placemaking, inteso come processo di rafforzamento delle connessioni tra luoghi e persone che lo vivono, è in grado di migliorare le nostre città e tutti gli spazi pubblici che ci circondano, con l’intento di creare comunità sane, inclusive, attrattive e ambienti funzionali, che rispecchino le esigenze e le aspirazioni dei fruitori di quel determinato luogo.
Spesso ci si chiede come poter riuscire a valorizzare, trasformare, attivare e rendere qualitativamente migliori le nostre piazze, parchi, edifici, periferie, quartieri o altri spazi.
A fornirci un’ottima panoramica sul Placemakig è il libro di Valeria Lorenzelli, un’opera vincitrice della seconda edizione del Premio letterario di saggistica economica e sociale 2024 Il Sole 24 Ore.
Pagine interessanti e scorrevoli nelle quali viene descritto profondamente il placemaking come strumento necessario per iniziative di progettazione, riqualificazione e rigenerazione degli spazi pubblici riconosciuti, apprezzati e ritagliati sui bisogni delle persone.
Un lavoro ricco di esempi, riflessioni e pratiche, che include il modello di placemaking per il contesto italiano, poggiato su 4 pilastri (Mixité, Accessibilità, Programma di attività e Governance). La mission è generare un circolo virtuoso a vantaggio della salute, della felicità e del benessere delle persone.

Valeria Lorenzelli è un architetto e Placemaking advocate. Esperta in district management, ha sviluppato – tra gli altri – il distretto Uptown Milano. Dal 2017 è Responsabile marketing e comunicazione, sviluppo prodotti EuroMilano. È vicepresidente e Responsabile area mobilità quotidiana della Federazione italiana Ambiente e Bicicletta (Fiab Italia).
L’importanza della comunicazione nel placemaking
Sebbene l’Italia sia ricca di storia, cultura e bellezze paesaggistiche, finora le apparenze, i preconcetti e gli stereotipi hanno contribuito a etichettare il nostro Paese distorto, allontanando di conseguenza turisti o potenziali investitori. Il pubblico destinatario delle iniziative di placemaking sono le persone, attraverso una comunicazione consapevole, autentica e tangibile, che sia in grado di contrastare le distorsioni cognitive per non ostacolarne la crescita.
Infatti, il placemaking e la comunicazione condividono l’obiettivo di trasmettere messaggi chiari e coinvolgere la comunità o il pubblico di riferimento.
Perché ci ritroviamo in un determinato luogo?
Affinché gli utenti possano ritrovarsi in un determinato luogo, è opportuno che coesistano almeno 10 motivi, così da far prosperare quei luoghi e cambiare la percezione pubblica. Un posto dove sedersi o passeggiare, negozi dove acquistare, parchi giochi per divertirsi, arte da vedere, musica da ascoltare, cibo da mangiare, storia da vivere e persone da incontrare.
Lorenzelli spiega che aumentando la capacita di attrazione, si generano ulteriori motivi per frequentare quell’area, evitando così l’impoverimento sociale, relazionale culturale ed economico.

La lettura di Placemaking – Creare luoghi vivi, amati, attraenti è consigliata ad architetti, sociologi, esperti di marketing, investitori privati, attivisti, event manager, amministratori pubblici, siano essi comunali, provinciali, regionali o nazionali, al fine di ispirarli e aiutarli a diventare veri studiosi della città e individuare, da soli o insieme, come poter gestire e promuovere gli spazi urbani, facendoli diventare pieni di anima, di servizi e di opportunità, oltre che attrattivi per chi li abiti ma anche per chi li visita.
Gli effetti del placemaking su una città e/o luogo sono notevoli e sintetizzabili facendo riferimento alle 3 dimensioni del modello TBL: ambientale, sociale ed economica.
Per la prima, pensiamo ad esempio all’attivazione e alla vivacità degli spazi pubblici sottoutilizzati, alla conservazione, restauro e miglioramento della forma urbana storica, al rafforzamento della qualità del luogo, dei collegamenti e del trasporto, ma anche allo sviluppo delle aree ciclabili e pedonali.
Se ci riferiamo ai benefici sociali, si può invece fare riferimento al recupero della memoria culturale, al contributo per ostacolare la criminalità e ridurre le forme di disuguaglianza, alla promozione dell’inclusione e del rispetto dei diritti.
Infine, per quanto riguarda le inevitabili ricadute economiche (positive), pensiamo agli effetti che un buon approccio di placemaking generi sull’istruzione e sullo sviluppo delle competenze, sull’aumento dell’occupazione, degli investimenti in infrastrutture, sugli immobili e sull’intero settore turistico.
