Viviamo in un’epoca dominata dalla velocità, dalla semplificazione, dalla frammentazione e dalla manipolazione. In questo scenario, Non tutto è come appare di Simona Ruffino si impone come un saggio necessario, una bussola per leggere con maggiore consapevolezza il mondo che ci circonda.
Con uno stile chiaro, ma mai superficiale, l’autrice propone una riflessione critica e trasversale che va ben oltre i confini del marketing: il suo sguardo abbraccia le dinamiche culturali, scientifiche, sociali e politiche, offrendo spunti preziosi a chiunque voglia comprendere — e migliorare — il modo in cui comunichiamo, viviamo e costruiamo senso.
Dietro le apparenze: visione non binaria, potere e manipolazione
Uno dei concetti chiave dell’opera è l’idea che la realtà non sia mai data una volta per tutte, ma sia sempre frutto di interpretazioni, narrazioni e prospettive. Ruffino rifiuta la logica binaria del “vero/falso”, “giusto/sbagliato”, “noi/loro”, proponendo invece un approccio complesso e sfaccettato, che restituisce dignità alla pluralità dei punti di vista.
La sua analisi è particolarmente tagliente quando esplora i meccanismi della manipolazione operati dal potere politico e dai media: dalle tecniche di framing alla creazione del nemico, dalle strategie di disinformazione alla costruzione di verità convenienti.
In questo contesto, anche le comunità scientifiche e culturali non sono esenti da critiche: quando si chiudono in posizioni dogmatiche o autoreferenziali, finiscono per alimentare proprio quella polarizzazione che dichiarano di voler contrastare. Il saggio invita il lettore a prendere coscienza del proprio ruolo nella costruzione della realtà comunicata, e a non accettare passivamente le versioni dominanti dei fatti.
Kit di sopravvivenza: libertà, compassione, imperfezione
Ma Non tutto è come appare non si limita a denunciare: offre anche una via d’uscita, un’alternativa possibile a questo scenario di conflitto e chiusura. Al centro della proposta di Ruffino ci sono alcuni valori profondamente umani, oggi spesso trascurati: la libertà di pensiero, intesa come capacità di formarsi opinioni autonome e non condizionate; la compassione, vista non come debolezza ma come esercizio di empatia e apertura all’altro; e, soprattutto, il valore dell’imperfezione. In un’epoca che esige performance impeccabili, l’autrice ci ricorda che l’errore è parte integrante della crescita, sia individuale che collettiva.
Accettare la complessità, accogliere il dubbio, riconoscere i propri limiti: sono questi gli atti rivoluzionari che ci permettono di uscire dalle gabbie mentali e dalle bolle informative che ci isolano. È una lezione particolarmente preziosa per chi lavora nella comunicazione, ma anche per chi opera in ambito educativo, scientifico o culturale.

Non tutto è come appare è una lettura che consiglio vivamente a chiunque senta il bisogno di strumenti per orientarsi in un mondo complesso, spesso ambiguo, dove le parole non sono mai neutrali. Ruffino ci invita ad avere il coraggio di osservare ciò che ci circonda con occhi nuovi, a non temere il confronto, a sviluppare uno spirito critico che non sia però mai cinico, ma sempre animato da curiosità e desiderio di comprensione. È un saggio che dialoga con il lettore, lo coinvolge e lo stimola a mettersi in gioco. E lo fa con uno sguardo che, pur consapevole delle difficoltà e delle distorsioni del presente, resta aperto al possibile e fiducioso nel cambiamento. Chi ha già letto La fattoria degli umani di Enrico Pedemonte ritroverà qui alcune tematiche comuni — la critica alla comunicazione manipolativa, l’analisi delle dinamiche sociali — ma declinate in una chiave più aperta e costruttiva. Mentre Pedemonte ci offre una visione più cupa e distopica, Ruffino apre alla possibilità di una comunicazione più autentica e consapevole. Due approcci diversi ma complementari, che vale la pena mettere in dialogo.
