Imparare dai Conflitti è un libro che invita a mettersi in gioco e a lavorare sulla propria crescita personale. Sì, perché quando parliamo di conflitti tendiamo sempre ad attribuirne le cause agli altri (“è colpa del collega / del familiare / del contesto / di qualsiasi cosa purché non dipenda da me”), dimenticandoci che le nostre risposte emotive dipendono dall’interpretazione che diamo ai fatti.
Leggere il libro di Massimo Dall’Olio è quasi come pagare una seduta dallo psicologo. Certamente una valida alternativa ai tanti coach che continuano a raccontarci cosa potremmo diventare, senza mai spiegare come effettivamente farlo.
Il percorso proposto nel libro Imparare dai Conflitti parteda noi stessi: imparare a osservare e registrare i pensieri che facciamo nelle situazioni conflittuali (consapevolezza), così da valutare dei modi alternativi per reagire a tali situazioni (apprendimento) e scegliere consapevolmente di adottare un modo di pensare e comunicare più corretto e ragionato (responsabilizzazione).
Non è semplice, ma ti assicuro che leggendo il libro avrai molti strumenti pratici per imparare a superare quelle situazioni che causano mal di pancia.
Le risposte emotive dipendono dall’interpretazione.
La prima cosa da tenere a mente è che la mappa non è il territorio. Se il territorio sono i fatti, la mappa è l’interpretazione che noi diamo sulla base delle nostre convinzioni, credenze e valori.
Emblematica è l’esperienza descritta dall’autore: mentre teneva una lezione, infatti, uno dei partecipanti sbadigliava in continuazione. Se stiamo parlando e percepiamo che tra gli interlocutori c’è qualcuno che sembra annoiato o non interessato, la prima reazione che potremmo avere è sentirci feriti nella nostra professionalità. Accade che quella stessa persona, poco dopo, alza la mano e fa una domanda – cosa che dimostra la sua partecipazione e interesse – scusandosi per i continui sbadigli dovuti a dei farmaci che gli causavano sonnolenza. Le nostre risposte emotive, dunque, non dipendono dal comportamento dell’altro in sé ma dall’interpretazione che noi ne diamo.
La chiave per gestire i conflitti in maniera efficace è imparare a riconoscere i nostri schemi mentali ricorrenti (ci sentiamo minacciati? pensiamo sia colpa dell’altro? vogliamo prevalere e affermare le nostre ragioni? c’è assenza di ascolto? sottolineiamo la nostra diversità rispetto all’altro?) per scegliere di intraprendere una direzione alternativa.
Le parole contano.
Il conflitto ha a che fare con la comunicazione e il libro offre diversi spunti utili per gestire gli scambi verbali. Un esempio sono i “messaggi in prima persona”, ovvero nell’esprimere una criticità all’altro parlando di sé (“Marco, io non mi sento ascoltata da te”) e non di lui (“Marco, tu non mi ascolti mai”). Sono piccole differenze che possono aiutarci a far arrivare all’altra persona un messaggio più corretto.
Se vogliamo imparare a gestire le situazioni di disaccordo dobbiamo considerare sempre legittimo il punto di vista del nostro interlocutore. Ammetto che non è cosa facile e non basterà la lettura di un libro. Credo anche però che Imparare dai Conflitti possa invogliarci quantomeno a metterci in gioco, soprattutto nei casi in cui le dinamiche sul luogo di lavoro o familiari diventano insostenibili.
In conclusione
A chi è consigliato? Se vivi spesso situazioni di conflitto – nella vita privata o sul lavoro – e vorresti cambiare il tuo modo di reagire ad esse, questo libro fa per te!
Quanto è pratico? Molto pratico, ma per renderne effettivi i suoi principi dobbiamo impegnarci molto!
È da avere in libreria? Sì, da leggere e ri-leggere.