“Il libro di Grace non è un semplice manuale, ma un vero e proprio viaggio di esplorazione nel cuore e nella mente di un content creator alle prese con un percorso professionale che non può essere improvvisato ma che, al contempo, deve essere spesso scritto ex novo, passo dopo passo, come la mappa di un nuovo mondo.
Se c’è un aspetto che ho apprezzato particolarmente di questo libro è l’autenticità che trasuda da ogni pagina. Grace non si limita a suggerire di essere autentici nella creazione dei propri contenuti e nel rapporto con la propria community, ma lo dimostra in prima persona, a ogni capitolo”.
Ringrazio Andrea Giuliodori per aver scritto questa prefazione, su cui concordo in pieno e che cito testualmente perchè meglio non l’avrei saputa battere.
“Il vuoto da creator” è un libro difficile da incasellare in una sola categoria: non è un manuale per chi si vuole avvicinare alla materia ma un percorso quasi di coaching per tutti coloro che si trovano a voler, o dover, fare i content creator.
Quello che leggerete è davvero un percorso di vita, dove professionale e personale si intrecciano, come inevitabile che sia. Una lettura in cui spesso ti ritroverai in situazioni familiari, sentendoti meno solo.
Costruire una community e una relazione
Il successo di Grace parte dal suo profilo Instagram (@grace_theamazing) che all’inizio parlava di libri (abbiamo qualcosa in comune quindi!). Per lei la relazione con quelle (poche allora) persone che la seguivano era fondamentale.
Il primo, grande, punto su cui tanti di noi (io in primis) ci incagliamo nel nostro ruolo di Creator è inserito già nelle prime pagine: la creazione di contenuti belli e perfetti. Quei contenuti che non vedono mai la luce perchè belli e perfetti non lo sono mai ai nostri occhi. O che se la vedono hanno risultati scarsi che ci scoraggiano e ci bloccano. Ecco: questo è il primo errore per non iniziare a costruire una community dice Grace. Non pubblicare con costanza non permette di creare la relazione che vogliamo e di generare la fiducia necessaria.
La fiducia si crea condividendo in primis i propri valori e interessi, cercando un punto di contatto con chi ci segue. Qui entra in gioco il Carisma, che a volte si ha dalla nascita, altre lo si impara e lo si allena.
La persona carismatica non ha paura di metterci la faccia, non ha paura di prendere posizione o di mostrare i propri sentimenti ed emozioni, non ha paura nemmeno di mostrare le proprie imperfezioni o paure.
Ma non basta il carisma e nemmeno mettersi a testa bassa a creare e condividere contenuti. Serve darsi dei “confini” che ci aiutano a non entrare in loop di creazione compulsiva/ossessiva e che definiscano fin da subito di cosa vogliamo o non vogliamo parlare.
I blocchi dei creator
Capita a tutti e capita, sostiene Grace, in tre momenti in particolare: stiamo parlando del blocco.
Secondo l’autrice i momenti topici sono:
- prima di avviare il progetto
- il primo calo (di motivazione) dall’avvio
- all’apice del progetto
Il primo è un classico: ma lo faccio davvero? Ma ha senso farlo? Il secondo blocco è anch’esso un passaggio quasi obbligato per tutti: può essere l’insoddisfazione dei risultati, le critiche (o la paura di riceverle!) o la sensazione di non aver più niente da dire. L’ultimo è quello che nessuno ti racconta: la stanchezza, le paure, il burnout che deriva da un progetto che funziona.
Grace non scrive queste cose per spaventarci, ma per prepararci. Perchè il lavoro del creator è fatto di alti e bassi, di luce ed ombre e lei per prima vuole metterci in guardia dal dipingere tutto di un bel rosa pastello come s’è fatto in passato (o come qualcuno racconta ancora!).
Molto spesso però i blocchi non dipendono dal progetto ma da noi. Non ci piaciamo in video, non ci piace come ci muoviamo e parliamo, non ci piace la nostra voce. Se ti è mai capitato di registrare un video sai quello a cui mi riferisco. E io lo so bene per prima: creare contenuti per questo blog è difficile proprio perchè quasi nessuno in redazione ama registrare video, io in primis. Potrei stare ore e ore in live a chiacchierare a braccio, ma chiedimi 15 secondi di video e te lo registrerò almeno 17 volte.
Anche qui Grace ci rassicura su come è tutto normale e anzi, ci sprona a sfidarci con una challange da lei inventata e promossa nel libro, o oltre che con piccoli esercizi.
“E adesso, cosa dico?”
Altra cosa che succede a tutti: il vuoto. L’idea (perché è solo tale) di non aver niente da dire. Quella che ci frena dal prendere il telefono e parlare davanti alla telecamera. A volte magari qualcosa da dire lo abbiamo, ma semplicemente ci sembra “banale”, non interessante, non creativa e quindi ci blocchiamo.
A volte dimentichiamo davvero le basi, questo me l’ha proprio ricordato Grace leggendo il libro. A volte pensiamo troppo. E a volte non pensiamo abbastanza: ad esempio sopravalutiamo la nostra community pensando di non riproporre una cosa perché già fatta e quindi TUTTI (come noi) se la ricorderanno. Spoiler: quasi nessuno se lo ricorderà.
Vediamo troppi contenuti ogni giorno, ricordarcene di uno in particolare del nostro creator preferito (o di uno dei tanti che seguiamo) che abbiamo visto 6 mesi fa è quasi impossibile. Oppure, un classico anche questo, ci dimentichiamo di “ripresentarci” ai nuovi follower che hanno iniziato a seguirci pensando a tutti quelli che già ci conoscono. Un errore a cui io stessa rimedierò presto.
Altro errore che ti spoilero è giudicare la nostra idea in base a come è andato il contenuto. “Pochi like = contenuto pessimo”. Questo ci dice il nostro bias cognitivo. Non ascoltiamolo proprio sempre, valutiamo il momento e il contesto prima di sentirci delusi e mollare.
Burnout e cambiamenti di un creator
L’ultima parte del libro è dedicata al burnout e ai cambiamenti. C’è tutta la storia personale di Grace donna e content creator, quindi la lascio raccontare direttamente a lei: non ti resta che comprare il libro e leggerla.
Sappi solo che anche questa fase è, purtroppo, comune e l’attraversano in molti. Ma se ne esce, è questo che ci dice Grace, basta capire quando è il momento di affrontare l’elefante nella stanza e chiedere aiuto.
“Ci preoccupiamo di cercare la strategia migliore, ma ci dimentichiamo di prepararci mentalmente e psicologicamente a ciò che stiamo per affrontare.”
Questo non è un libro che ti insegna a diventare content creator. Non ti insegna a fare il reel perfetto che andrà virale ne come creare una strategia per il tuo canale. “E allora perchè lo dovrei comprare” ti starai chiedendo.
La risposta è semplice: questo è un libro che ti prepara a tutto quello che comporta essere un content creator che lavora su un progetto e vuole creare una community. La tecnica e la parte operativa vengono dopo; prima c’è un mondo di aspettative e motivazioni che devi conoscere.
Come si leggeva nella prefazione, questo libro è molto “vero”. Grace, come sul suo profilo, non ha nascosto nessun lato (oscuro) del suo lavoro e del suo percorso e ha focalizzato l’attenzione sull’aspetto psicologico di questo lavoro, tanto bello quanto logorante se mal gestito.
Ho apprezzato gli interventi dei professionisti chiamati in causa e gli esercizi sparsi qua e la per il libro e raccolti poi nella parte finale a mo’ di “quaderno degli esercizi”. Non sottovalutare mai queste parti, spesso solo quelle che più servono per iniziare ad agire sul cambiamento e a mettere in pratica quello che hai letto.
Grazie Grace per aver condiviso con noi questa parte di te e del tuo lavoro.