Umanità Aumentata è una raccolta di racconti. Di storie con le s- minuscola, per usare l’espressione di Edoardo Bellafiore, Docente universitario di Linguistica e Galateo Digitale. Storie che narriamo nel quotidiano e cerchiamo di rendere memorabili. Facili da ricordare.
Umanità Aumentata contiene “Riflessioni e consigli su come rendere le nostre Imprese sempre più umane”. La parola Imprese è scritta con la ‘I’ maiuscola: un chiaro segnale che indica il voler dare un’identità alle organizzazioni. Organizzazioni abitate da persone.
Lo scopo di Giada Susca, curatrice del libro, è riscrivere l’alfabeto delle relazioni nel mondo del lavoro. Di fatto, questo volume è un dizionario tascabile. Il Dizionario di Umanità Aumentata.
Sono centodieci le parole presenti nel libro, ognuna spiegata e narrata da un’autrice o un autore che dona il suo contributo al mondo del lavoro.
Per questo, oltre a essere un Dizionario, il libro è anche una raccolta di racconti: trasuda di Umanità, di storie personali e professionali, di momenti vulnerabili e difficili, di successi imprenditoriali, di esempi di vita.
Chi ha collaborato alla redazione del libro, su consiglio di Susca, ha riscritto un significato del mondo del lavoro e dato alle parole un’interpretazione che fino a qualche anno fa (diciamo nel 2019) non avremmo nemmeno immaginato.
Siamo cambiati, e con noi si sono modificati anche i contesti lavorativi che adesso hanno bisogno di parole nuove, di significati diversi, di un Dizionario rinnovato e umano.
Umanità Aumentata nei luoghi di lavoro
Le parole di Umanità Aumentata stimolano persone e organizzazioni ad ampliare la zona di comfort, a trovare un equilibrio tra il dentro e il fuori, ad attivare una crescita e a migliorare le situazioni attraverso il cambiamento.
Le parole di Irene Maccotta – HR consultant -, aiutano lettrici e lettori a comprendere la finalità del libro.
“In questo nuovo contesto di ri-organizzazione aziendale, è più che mai necessario intercettare quali siano i fattori umano-relazionali che garantiscano il benessere del collaboratore, così da poter creare una virtuosa catena valoriale che sia funzionale alla massimizzazione dei risultati di business”.
Per parlare di umanità aumentata nei luoghi del lavoro è necessario considerare e integrare tre aspetti:
- i bisogni individuali,
- i bisogni del team,
- gli obiettivi aziendali.
Il punto chiave è che le organizzazioni devono (uso il verbo dovere con contezza) co-progettare soluzioni e pratiche lavorative “… partendo dai bisogni delle persone protagoniste del cambiamento” secondo un modello human-centered (Eleonora Nardini, People & Community country lead), o ancora meglio humanity-centered (Sonia Costantino, Human digital master). Per colmare la discontinuità degli obiettivi è necessario passare dall’approccio business first a quello humanity first (Francesco Pozzobon, Changemaker).
Sì, la parola Umanità c’è in questo dizionario. La racconta Enrico Martines – Direttore sviluppo e innovazione sociale Hewlett Packard Enterprise -, definendola una priorità delle nostre coscienze collettive.
In linea con la valorizzazione dei bisogni delle persone, Luigi Bellotto – Change manager Reale Group -, delinea un possibile scòpo da perseguire: “… la necessità di aiutare le organizzazioni… ad occuparsi della propria identità, e intraprendere un viaggio verso una destinazione non ancora totalmente chiara, ma necessaria per diventare più efficienti, agili e coerenti con i bisogni delle persone e del mercato”. Un processo che Bellotto definisce Employees Internal Responsability.
Viviamo in un contesto sociale e culturale nel quale la promozione del benessere dei collaboratori all’interno di un’organizzazione è diventata una priorità. Lo dimostrano gli ultimi dati del Global Workplace Report di Gallup citato nell’introduzione del libro:
- l’80% delle persone lavora di mala voglia,
- il 62% dei lavoratori sono quiet quitters,
- il 18% è veramente infelice.
Veramente infelice. Che espressione dura.
Preoccupazione, ansia, stress, rabbia e malessere caratterizzano una buona parte dei luoghi di lavoro perché l’88% delle aziende non ha una strategia per la gestione delle persone allineata agli obiettivi di business. I bisogni individuali non vengono integrati a quelli del team e a quelli aziendali.
Umanità Aumentata cerca di attivare un dialogo su questo tema per portare soluzioni: le autrici e gli autori dei centodieci racconti-parole portano il loro contributo concreto con la volontà di cambiare le situazioni, i contesti, le organizzazioni.
Umanità Aumentata post Covid-19
“Questo è un dizionario post pandemico”, afferma il prof. Marco Stancati nella postfazione del libro che intitola PAROLE IN CARNE E OSSA.
In molti racconti del volume emerge con forza il cambiamento che la pandemia ha provocato nel mondo del lavoro e diversi autori delineano scenari comuni, ripetuti, reiterati caratterizzati dalla perdita del contatto fisico, dal doversi reinventare, dalle mancanze e dalle opportunità.
Marzo 2020 è per Susca la data che ha segnato “uno spartiacque a livello mondiale” in tutti gli ambiti della vita personale e professionale.
I cambiamenti che il Covid-19 ha provocato nel mondo del lavoro sono al centro dell’osservazione di Susca, in particolare quelli che hanno generato un impatto nelle relazioni tra le persone.
E li ritroviamo tutti, i cambiamenti, parola dopo parola, nei contributi delle autrici e degli autori di questo Dizionario di Umanità Aumentata. In alcuni casi le conseguenze della pandemia si sono rivelate positive perché hanno portato diversi professionisti e professioniste a vedere con uno sguardo diverso il lavoro e a percepire possibilità che prima erano nascoste.
In altri, invece, emergono la perdita della socialità, dello stare insieme, del condividere un progetto in una riunione vis à vis.
Stancati scrive che è aumentato il distacco fisico: abbiamo paura del corpo dell’altro, lo vediamo come portatore di una malattia. Pensiamo ai nostri gesti quotidiani: per quanto tempo abbiamo avuto paura anche solo di stringere la mano a una persona?
Abbiamo bisogno di stare insieme. Come scrisse Aristotele nel IV secolo a. C., siamo animali sociali.
Umanità Aumentata stimola una riflessione profonda su questo tema: nei racconti di autrici e autori troviamo un pezzo di storia che è giusto tramandare, far conoscere alle nuove generazioni, a chi la pandemia non l’ha vissuta. Per far capire che nella vita le relazioni salvano le persone. Anche nei contesti organizzativi.
Sì, la parola Relazione c’è in questo dizionario. Nell’attuale contesto trasformativo il valore rivestito dalla relazione è uno degli aspetti che non è cambiato all’interno delle organizzazioni: le relazioni restano, aiutano, rassicurano.
“Abbiate cura di coltivare relazioni di valore e autentiche”, suggerisce Marina Fantini – Senior marketing manager Indeed -, per costruire una rete di sicurezza e supporto.
Nell’epoca liquida e incerta in cui viviamo, il rischio di restare soli, secondo Benedetto Buono – Founding Partner Buono & Partner – è concreto. “Tanto rumore, tante opportunità, tante connessioni e così poche relazioni. Credo che le relazioni siano la chiave di tutto, lo credo davvero”.
Anche per Cristina Zaia – IT specialist, executive coach -, sarebbe importante che le aziende promuovessero le relazioni tra persone con incontri in presenza, per evitare l’isolamento.
In che modo favorisci la relazione nel tuo contesto lavorativo? Quali azioni compi per offrire alle persone momenti e spazi di relazione?
Umanità Aumentata: le domande da farsi (e le risposte)
Umanità Aumentata è un volume ricco di domande. Quesiti posti in modo diretto con lo scòpo di far agire lettrici e lettori.
Non sono solo semplici punti interrogativi, ma call to action finalizzate a ri-organizzare i luoghi di lavoro, ri-pensare le aziende e le Imprese, ri-valutare le persone.
Ecco qualche esempio, attingo da ciò che scrivono autrici e autori.
- Come possiamo fare in modo che l’identità dell’altro venga fuori senza intervenire nel processo del divenire?
- La pandemia ha cambiato tutto, ma cosa ne è stato del well-being?
- Esiste un parametro che stabilisce l’utilità delle nostre azioni?
- Come si fa ad abbandonare la zona di comfort?
- Di cosa abbiamo bisogno e cosa desideriamo?
- Da risorse umane a risorse uniche: è fattibile?
- Quanta cura mettiamo nei rapporti umani?
- Come far coesistere il globale con il locale?
- Il talento è una vocazione?
- Come stai?
Fatta eccezione per l’ultima domanda – alla quale ti invito a rispondere con sincerità e a porre a colleghe e colleghi con interesse -, le altre trovano una soluzione nel libro. La lettura di questo dizionario aiuta a diventare promotori del cambiamento di cui persone e organizzazioni hanno bisogno.
Umanità Aumentata: come cambia il concetto di tempo
Un tema toccato da più autrici e autori riguarda il concetto di tempo e la distinzione tra le categorie greche:
- Skopos, il tempo finalizzato alla realizzazione di qualcosa,
- Chronos, il tempo misurabile e frazionabile in unità,
- Kairos, il tempo opportuno.
Kairos è il nome della Divinità greca – Καιρός -, che rappresenta il momento opportuno, giusto, supremo. Kairos è un tempo nel quale accadono le cose speciali, un momento da assaporare con lentezza, da vivere con pienezza.
Sì, la parola Tempo c’è in questo dizionario. Ne parla Valentina Martino – Prof.ssa associata Università di Roma la Sapienza -, secondo la quale il lavoro è tempo.
“Il tempo, principale unità di misura del lavoro moderno, pare oggi più che mai il principale campo in cui si giocano e negoziano i doveri e diritti individuali”.
Dal Dizionario di Umanità Aumentata emergono la necessità di riappropriarci del nostro Kairos – il tempo in cui noi viviamo, il qui e ora -, e l’urgenza di riflettere sui significati di velocità e lentezza, urgenza e importanza, fretta.
Il libro invita a spostare il focus da Chronos a Kairos. Forse, ogni tanto, è bene togliere l’orologio, posarlo sulla scrivania e dedicare tempo a persone e relazioni.
Per apprezzare con maggiore consapevolezza il nostro Kairos potremmo provare a non occupare tutto il tempo disponibile con milioni di attività: impariamo a coltivare la noia e l’ozio creativo per migliorare la qualità della nostra vita. Personale e professionale.
Umanità Aumentata: consigli di lettura
La struttura del libro è semplice e intuitiva: le parole del dizionario di Umanità Aumentata sono in ordine alfabetico. Inizia con la A di Architettura e termina con la Z di Zona di comfort. Ci sono parole italiane e altre inglesi. Per ognuna troviamo il nome dell’autrice o autore che ha portato il suo contributo, il suo ruolo professionale, una citazione introduttiva (a volte tratta dal testo, altre di personaggi famosi), e la descrizione del lemma: i racconti sono brevi, occupano una, due, massimo tre pagine.
Potresti scegliere di leggere il Dizionario come un romanzo, senza sosta, oppure decidere di assaporare una parola al giorno. In questo modo avresti centodieci giornate accompagnate da un termine da rivalutare e integrare nella tua organizzazione.
Ora, mi piacerebbe riportare qui una frase significativa per ogni parola del Dizionario, ma vorrei lasciarti la bellezza della scoperta, l’opportunità di leggere e approfondire ogni lemma con lo sguardo curioso del tuo bambino, della tua bambina interiore e la consapevolezza dell’adulto che sei oggi, a prescindere dalla tua età. Sì, la parola Curiosità c’è in questo dizionario.
Tre tips da Umanità Aumentata
Soffermiamoci su tre consigli che possiamo trarre dalla lettura di questo libro. Li ho selezionati d’istinto, nel volume ne troverai altri.
- Il primo consiglio riguarda l’opportunità di superare l’emozione della paura. Proviamo paura in questo momento storico? Chiede Francesca Castelli, Head of change management. Sì, certo. È normale. Ma possiamo allontanare la paura con un “sano realismo” che metta al centro l’io umano. Perché la paura si affronta insieme.
- Come possiamo valorizzare l’umanità nel mondo del lavoro? È necessario assumere una Postura civile – suggerisce Santina Giannone, Communication manager & Founder Reputation Lab -, che consenta alle persone di contribuire alla crescita della società e dell’organizzazione in cui si trovano.
Postura che dovrebbe avere un Impatto, inteso come qualcosa che si sceglie e non si subisce.
- In che modo possiamo valorizzare le relazioni? L’invito di Silvia Pettinicchio – docente universitaria, startupper seriale e storyteller -, è praticare la pazienza nelle organizzazioni. Abbiamo bisogno di una “pazienza positiva… radicata nell’attenzione per l’altro. Una pazienza simile a quella delle nostre nonne quando preparavano la pasta fatta in casa per tutta la famiglia o a quella dei nonni che lavoravano in campagna lasciandosi trasportare dal ritmo naturale delle stagioni”.
La pazienza è un’energia potente e generativa se esercitata assieme agli altri.
“Ciò che rende davvero grande un’organizzazione sono le persone che ne fanno parte”, scrive Valerio Lalli, Community manager & people engager. E allora partiamo da qui. Per rendere le Imprese sempre più umane iniziamo dalle persone, dalle relazioni, dall’umanità.

“Siano benedette allora tutte le storie che ci permettono di sperimentare anche un po’ di paura del dissenso ma che ci fanno di fatto cambiare postura, modificare posizione, mettono in moto i pensieri e rinnovano il linguaggio: è lì che possiamo sperimentare un nuovo senso”, scrive Bruno Mastroianni, Filosofo & social media strategist.
Nel Dizionario di Umanità Aumentata troviamo centodieci storie, a volte scomode, che offrono l’opportunità di cambiare quella postura citata da Mastroianni. Sta a noi scegliere se attivarci o meno. Quando volterai l’ultima pagina del libro ti chiederai con naturalità: Cosa voglio fare, adesso?
Ogni racconto di Umanità Aumentata ha il suo stile: Giada Susca ha lasciato libertà espressiva ad autrici e autori. Alcuni hanno un tono di voce asciutto, altri più morbido.
Ci sono storie narrate con chiarezza e storie che racchiudono significati impliciti, da scovare.
C’è chi usa la narrazione in prima persona singolare e chi favorisce la prima persona plurale. Il libro racchiude una commistione di stili, ritmi, voci, linguaggi, forme espressive. Un po’ come se ci trovassimo in una grande agorà per ascoltare, conversare, condividere. Per stare insieme. E, anche, per trovare soluzioni finalizzate al benessere di persone e organizzazioni.
Umanità Aumentata è un libro dedicato alle persone che sono inserite nel mondo del lavoro, a chi sta cercando un’occupazione dopo una sconfitta, a chi desidera costruire Imprese umane.
Consigliamo la lettura del dizionario a imprenditrici, imprenditori, titolari, manager, leader: i nuovi significati delle parole qui descritte possono diventare spunti di riflessione per portare un cambiamento nelle aziende.
Umanità Aumentata è un testo che potrebbe approdare nelle scuole – nei licei, negli istituti professionali, nelle Università -, per dare l’opportunità a ragazze e ragazzi di acquisire maggiore consapevolezza sulle dinamiche che regolano il mondo del lavoro. Accanto al Dizionario di latino, mettiamo quello di Umanità Aumentata.
Perché quindi – chiede Enrico Maritnes, Direttore sviluppo e innovazione sociale Helwett Packard Enterprise -, intitolare questo libro Umanità Aumentata? Perché “In tempi incerti, di fronte a un futuro sconosciuto, è solo l’umanità che offre conforto e speranza, secondo il principio che ogni attimo di gioia e dolore è singolare e ripetibile”.
Abbiamo bisogno di più qualità e meno quantità, di porre quesiti stimolati dalla curiosità senza cercare per forza certezze, di sostituire il movimento all’immobilismo, di accogliere il cambiamento con serenità. Nelle organizzazioni abbiamo bisogno di leggerezza e sorrisi, vulnerabilità e fragilità.
Nella libreria della sala riunioni lasciamo lo spazio per un nuovo Dizionario: portiamo l’Umanità Aumentata nel mondo del lavoro.
