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STORYTELLING AZIENDALE: come creare narrazioni che coinvolgono

Cosa significa storytelling?

Non saremo noi a dirvelo. Se sei qui già conosci la definizione analitica, ti interessa il tema e sicuramente vorresti saltare proprio il paragrafo in cui copiamo da qualche testo la definizione e la utilizziamo come premessa. Se non è così, basta digitare online e troverai centinaia di definizione, probabilmente tutte giuste o quasi.

Dal punto di vista di chi scrive, storytelling è emozione, capacità di coinvolgere chi ci guarda o ci legge, rendendolo parte integrante di una storia, di un prodotto o di un oggetto. Lo storytelling aziendale è trasformare l’utente finale (nuovo o vecchio che sia) in un grande fan o in un nuovo simpatizzante.

Storytelling è l’immagine che resta nella mente, la pubblicità o la foto, la colonna sonora o meglio ancora il claim. Tutti elementi di un’unica strategia, che possono essere immagazzinati e raccontati insieme oppure vivere di luce propria.  Se tutto ciò rimane dentro di noi, significa che lo storyteller ha raggiunto il suo obiettivo e l’azienda diffonde il proprio brand nella maniera giusta.

Ma come si costruisce uno storytelling aziendale vincente ed efficace?

Il libro Brand Storiverso di Andrea Fontana una risposta ce la da o meglio, ci propone una opzione. Un punto di vista originale ed interessante. Fontana ci parla del concetto di storiverso come un’impalcatura narrativa molto ma molto complessa. Fonda tutto su nove leve essenziali che possano essere immaginate come le fondamenta per ricercare e ricreare uno storytelling efficace.

Si parte da una storia che definisce il valore ed i principi del marchio, per poi far leva sulle spinte interiori (il focus emotivo e motivazionale). È necessario creare empatia con chi guarda, osserva e ci ascolta, studiando al meglio i personaggi, i ruoli chiave della narrazione stessa: sfide, conflitti, problematiche e soprattutto soluzioni. Contestualizzata la storia, non rimane altro che scegliere il tono di voce corretto e i canali di comunicazione (trasmissione) adatti, nel caso dei social, spesso imprescindibili.  

Per approfondire puoi leggere qui la recensione perfetta di Federica Trezza: Brand Storiverso.

Storytelling: partiamo dal target

Si deve partire sempre dal pubblico, così si costruisce uno storytelling aziendale efficace. L’ azienda ha analizzato, approfondito, definito e segmentato il proprio target? Il pubblico di riferimento? Lo storyteller conosce tutto ciò?

Prima di creare la storia, va analizzato l’utente finale e tutti gli elementi, atteggiamenti ed azioni connesse.

Lo stoytelling nasce perché è emersa sul pubblico la necessità di immedesimarsi in brand, in un’azienda, in un prodotto, in una persona/personaggio. I consumatori scelgono in base  ai valori che oggi rappresenta e trasmette. Nel contesto storico attuale, consciamente o inconsciamente, è vitale appartenere e soprattutto sentirsi parte di una comunità. Tutti noi acquistiamo un’esperienza, un sentimento, un insieme di principi che ci rappresentano e a cui sentiamo di appartenere.

Il termine di community oggi prevale sul concetto di status sociale. Il consumatore moderno ricerca il proprio luogo nel mondo attraverso quel brand. Essere team nike o team adidas ti rende riconoscibile, utilizzare solo prodotti Apple ti posiziona, acquistare esclusivamente su Amazon ti identifica e non è solo una questione di comodità. È la conseguenza di quanto queste aziende hanno saputo investire in una pubblicità e comunicazione fortemente orientata sulla leva dello storytelling.

Gli utenti vogliono sentirsi parte integrante del brand e protagonisti di un qualcosa di più grande del semplice prodotto. Protagonisti e non solo consumatori.

La Community prevale su status sociale

Uno storytelling efficace deve partire dal postulato che gli utenti vogliono sentirsi rappresentati. Cresce la consapevolezza, cresce la coscienza, aumenta la sensibilità. Se un brand trasmette principi in cui la persona s’identifica la scelta (d’acquisto) sarà automatica. Impatto ambientale, politiche green, integrazione, inclusione, sviluppo ed innovazione. Le key words specifiche della nuova generazione di consumatori ed ormai diffusa in maniera “retroattiva” anche tra la fetta di mercato più datata.

Lo storytelling efficace? Quello di Patagonia ad esempio, una visione ed una strategia eco-friendly.

La scelta dei tessuti, la filiera e la produzione, le politiche sui lavoratori, gli investimenti, gli eventi, tutto è a protezione della natura, dell’ambiente e parte dal fondatore e nel tempo è stato fatta propria dal top management, dai dipendenti e per questo poi dai consumatori. Un capo di Patagonia costa molto? Sì, ma impatta poco, dura nel tempo ed è tecnicamente perfetto. Su questi principi poggia il loro storytelling. Alla base una grande passione verso natura, sport e moda. Il resto lo fa la ricerca e sviluppo e la convivenza perfetta tra uomo e natura.

A proposito di storytelling efficace e libri, avete mai letto let my people go surfing? La filosofia di un imprenditore ribelle, testo che approfondisce vita, valori e principi di Yvon Chouinard, fondatore – appunto – di Patagonia.

Fonte: The Daily Couture

Viviamo in un’epoca di iper-informazione, siamo bombardati online ed offline da continui messaggi commerciali, pubblicità, stimoli d’acquisto palesemente indotti. Per reazione abbiamo bisogno di punti di riferimento, di brand che non tradiscono la nostra fiducia. Per questo ci vogliamo sentire parte di una comunità, abbiamo voglia di condividere del tempo o semplicemente pensieri con chi vive la nostra dimensione, chi utilizza i nostri stessi prodotti.

Questo è quello che deve avere ben in mente lo storyteller

Altri esempi virtuosi? Fatevi un giro sui profili social di Nike Running e date un’occhiata ai reel parte della campagna WINNING ISN’T COMFORTABLE: Wake Up e Love Hurts. Messaggio e video che abbracciano il loro target nel senso più ampio del concetto: atleti professionisti, runners, persone comuni. Nike è alte performance ma contestualmente prodotto per le persone comuni, per i semplici appassionati ed anche per chi decide di mettersi in forma partendo da zero. Il claim, i video, le foto, i prodotti sono tutti orientati verso il consumatore, sono raccontati in maniera autentica, rappresentati con diversi stili di voce a seconda del target di riferimento.

Fonte: contagious.com

L’errore da non fare per uno storyteller

Cosa non deve mai mancare? L’autenticità. L’errore più grande nel raccontare un’azienda è quello di strutturare storie ad hoc, artefatte, costruite su misura e capaci di comunicare un messaggio troppo troppo vicino alla perfezione. Lo storyteller non deve mai essere colpevole di contraffazione, il risvolto negativo è dietro l’angolo: perdita di fiducia del consumatore, danni di reputazione. Lo scivolone è dietro l’angolo, la verità (nello storytelling più che mai) paga sempre o almeno non ci danneggia.

Lo storytelling non è solo emozione, non è solo pubblicità, non è solo il saper raccontare una storia. Lo storytelling efficace è fiducia, realtà, empatia, autenticità.

Quindi, analizza il tuo target di riferimento e costruisci una storia: intervista chi realizza il prodotto e racconta la sua storia, quella personale. Trova il cliam giusto, utilizza termini facili di uso comune, contestualizza i video e le campagne in un contesto facilmente riconoscibile, simbolico per i tuoi consumatori. Racconta, descrivi, trasmetti anche limiti, errori e paure. Rendi la tua storia spendibile ogni giorno, risolvi un problema, intercetta il problema e trova la soluzione per chi ti segue.

Non abbiamo la definizione perfetta di storytelling aziendale efficace, ma qualche spunto ve lo abbiamo dato.

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