La lotta contro i pregiudizi e le discriminazioni è un tema centrale per chiunque voglia promuovere una cultura inclusiva e equa, sia a livello personale che professionale.
Stop Bias – 5 abilità essenziali per bloccare i bias e migliorare l’inclusione sul lavoro si inserisce in questo contesto, offrendoci una guida pratica e profonda per riconoscere, affrontare e superare i bias che, spesso inconsapevolmente, condizionano le nostre decisioni e i nostri comportamenti.
L’autrice Poornima Luthra, Associate Professor alla Copenhagen Business School ed esperta di temi legati alla diversità, ci guida attraverso un percorso di introspezione e azione che può trasformare non solo il nostro comportamento individuale, ma anche l’ambiente lavorativo e sociale che ci circonda.
L’importanza dell’azione individuale
Il cambiamento comincia dalle azioni individuali. Questo è uno dei messaggi principali del libro: spesso di fronte a problemi sistemici come la disuguaglianza e la discriminazione ci si sente sopraffatti e impotenti. Luthra sfida questo stato d’animo e invita il lettore a comprendere che ognuno di noi può fare la differenza all’interno delle proprie sfere di influenza.
Particolarmente potente è il concetto dell’effetto a catena. Come una pietra che crea onde quando cade in uno stagno, ogni gesto positivo che facciamo come alleati può avere conseguenze ampie e inattese. Un piccolo atto di inclusione può ispirare altri a fare lo stesso, generando un impatto significativo a lungo termine e creando un effetto moltiplicatore.
Il viaggio verso l’alleanza attiva
Importante è passare dall’alleanza passiva all’alleanza attiva. Attraverso sette comportamenti chiave, il libro insegna al lettore come rendere la propria alleanza non solo simbolica, ma realmente efficace.
- Curiosità profonda – Essere curiosi e aperti a conoscere esperienze diverse dalle nostre è il primo passo verso una maggiore consapevolezza.
- Onesta introspezione – Tutti abbiamo dei pregiudizi, ma riconoscerli è il punto di partenza. Luthra ci invita a non vedere i bias come un segno di “cattiveria”, ma come un’opportunità per imparare e crescere.
- Umile riconoscimento – Essere consapevoli dei propri privilegi e usarli per sollevare chi ne è privo è un altro punto cruciale. Questo permette di trasformare il privilegio in uno strumento positivo, piuttosto che qualcosa da nascondere.
- Impegno empatico – Affrontare i pregiudizi e avere conversazioni difficili richiede empatia e la capacità di supportare gli altri senza giudizio.
- Conversazioni autentiche – Creare spazi sicuri dove le persone possono parlare apertamente dei propri bisogni e delle proprie esperienze è essenziale per promuovere l’inclusione.
- Interazioni vulnerabili – Essere aperti a ricevere feedback e riconoscere i propri errori è fondamentale per crescere come alleati.
- Responsabilità coraggiose – Sfida lo status quo: parlare di linguaggio inclusivo o difendere chi è vittima di ingiustizie richiede coraggio, ma è un passo indispensabile per il cambiamento.
L’autrice ci incoraggia a non cercare la perfezione, ma a concentrarci sul progresso. È meglio agire con buone intenzioni e imparare dai propri errori, piuttosto che rimanere immobili per paura di sbagliare.
Un esempio comune è quando un’idea proposta da una persona sottorappresentata viene ignorata durante una riunione, solo per essere apprezzata quando ripetuta da un collega con più privilegi. Dobbiamo avere il coraggio di intervenire, anche se la nostra osservazione potrebbe non essere perfetta, perché il semplice fatto di agire può cambiare le dinamiche in modo positivo.
L’alleanza attiva può avere un impatto più ampio nelle organizzazioni e nella società. Tra i principali benefici, troviamo:
- La creazione di ambienti più inclusivi e sicuri dal punto di vista psicologico
- Miglioramento delle dinamiche di team e della produttività
- Maggiore innovazione e creatività
- Aumento del benessere e della soddisfazione dei dipendenti
- Capacità delle organizzazioni di servire meglio le comunità diversificate
I bias sono ovunque. Ogni giorno sperimentiamo queste scorciatoie cognitive nelle relazioni con i colleghi e le colleghe, nelle riunioni, nelle decisioni e nei processi organizzativi.
Sebbene non possiamo eliminarli del tutto – essendo radicati nel funzionamento del nostro cervello per aiutarci a gestire l’enorme quantità di informazioni che elaboriamo ogni secondo – possiamo e dobbiamo impegnarci per diventarne più consapevoli, lavorando per disinnescarli e ridurre l’impatto che hanno sulle nostre organizzazioni e sulle persone che ne fanno parte.
Questo libro è una risorsa fondamentale per ogni leader o membro di un’organizzazione. Consiglio la lettura a chiunque voglia essere un professionista (e una persona) migliore.