Ah, le soft skills! Quelle competenze che tutti dicono di avere nel CV, ma che pochi sanno davvero cosa siano. Ebbene, se pensavi che il tuo lavoro fosse solo questione di numeri e strategie, ti sbagliavi di grosso.
Con il libro Soft skills: Appunti e spunti per sviluppare le abilità interpersonali potrai riflettere sul tuo approccio al lavoro e alle relazioni, con un occhio alle nuove generazioni.
Chi ha inventato le soft skills?
Le soft skills non sono nate ieri. E no, non sono state inventate da qualche guru del marketing per vendere corsi online. Le loro radici affondano in studi e ricerche che hanno cercato di capire come certe competenze, non strettamente tecniche, potessero fare la differenza nella vita professionale e personale.
La Marina Militare degli Stati Uniti coniò il termine alla fine degli anni ‘60. L’esercito statunitense era ben preparato ad addestrare i soldati sul piano tecnico, ma si rese conto che non era sufficiente per portarli alla vittoria. C’era bisogno di competenze diverse e furono chiamate soft skills, per differenziarsi dalle hard skills.
Mentre le hard skills rappresentano le competenze tecniche di ogni professione, le soft skills riguardano l’area interpersonale, intellettuale e comunicativa.
I sociologi Bowles e Gintis furono tra i primi a sostenere che i tratti e i comportamenti non cognitivi sono più importanti delle abilità cognitive nel determinare i risultati scolastici e occupazionali. Le soft skills sono state poi definite come rappresentanti dei «modelli di pensiero, sentimenti e comportamento».
Modelli interpretativi come quelli proposti da Boyatzis, Stevens e Campion hanno identificato quattro categorie di soft skills: competenze relazionali e di leadership, competenze comunicative, competenze manageriali e organizzative, e le competenze relative al pensiero creativo, al ragionamento e al problem solving. Una definizione più recente fatta dallo studioso Bosley divide le soft skills in tre aree: interpersonale, intellettuale e comunicativa.
Come si sviluppano le soft skills?
Le soft skills non sono qualcosa che si può semplicemente “imparare” come si impara una nuova lingua o una nuova abilità tecnica. Sono competenze che si sviluppano nel tempo, attraverso l’esperienza e l’interazione con gli altri.
Ma come si sviluppano esattamente? Ecco alcune idee tratte dal libro.
I fattori ipotizzati per lo sviluppo delle abilità non cognitive includono la genetica, l’educazione, le pratiche durante l’educazione della prima infanzia, la salute, l’ambiente scolastico, le modalità di insegnamento e le caratteristiche specifiche degli insegnanti.
Le soft skills possono essere insite nella persona, ma si possono anche rinforzare o sviluppare partendo da zero. È importante iniziare già dalla scuola dell’infanzia, proponendo le soft skills come un gioco, per poi elaborare attività diversificate in base all’età degli alunni. Devono essere integrate nei percorsi didattici, tuttavia vanno apprese anche a casa e nelle attività extra scolastiche.
Le competenze “miste” hanno a che fare sia con la sfera cognitiva che con quella non cognitiva, riguardano aspetti profondi del modo di essere e di comportarsi influenzati dai contesti di vita, dalla modellazione rispetto alle figure di riferimento, dalle relazioni tra pari e dalle aspettative situazionali e personali. Pertanto ogni persona va considerata nella sua complessità.
Che cos’è la teoria dei Big Five?
No, non sto parlando di una boy band degli anni ’90. La teoria Big Five è uno dei pilastri su cui si basa la comprensione delle soft skills.
Questa teoria si concentra su cinque grandi tratti di personalità, tra cui la stabilità emotiva, l’apertura mentale, la coscienziosità, l’estroversione e l’amicizia. Questi tratti sono fondamentali per comprendere come le persone interagiscono tra loro e con il mondo esterno.
Ad esempio, una persona con un alto grado di apertura mentale potrebbe essere più incline a sperimentare nuove strategie di marketing, mentre una persona con una forte stabilità emotiva potrebbe essere più resistente allo stress e alle pressioni del lavoro.
La teoria Big Five non è solo una teoria astratta, ma ha applicazioni concrete nel mondo del lavoro e del marketing. Ad esempio, può aiutare i manager a comprendere meglio i loro team e a assegnare compiti in base a punti di forza e di debolezza di ciascun membro.
Insegnare le soft skills nelle scuole: perché è importante?
Ricordate quando a scuola ci insegnavano solo materie “tradizionali”? Bene, quei tempi sono finiti. L’insegnamento delle soft skills è fondamentale per preparare i giovani a un mondo sempre più complesso. E non parlo solo di empatia o comunicazione, ma di competenze che possono fare la differenza tra un professionista del marketing di successo e uno… beh, meno di successo.
Studi più recenti dimostrano che lo sviluppo delle soft skills ha un impatto positivo sui risultati accademici degli studenti e sulla futura preparazione professionale. Secondo lo psicologo Giorgio Carnevale dell’Università Sapienza di Roma, le competenze più richieste nel mercato del lavoro includono comunicazione, lavoro di squadra, leadership, risoluzione dei problemi e pensiero complesso.
L’istruzione dovrebbe mirare non a impartire conoscenze, ma a facilitare il pensiero e la capacità di risoluzione dei problemi che gli studenti possono quindi trasferire in una varietà di situazioni.
Tre figure professionali determinanti per lo sviluppo delle soft skills in ambito scolastico sono gli educatori, gli insegnanti e i pedagogisti. Gli educatori hanno il compito di creare un ambiente in cui le soft skills possano fiorire, fornendo opportunità per l’apprendimento collaborativo, la riflessione e la pratica. Gli insegnanti, d’altra parte, possono integrare l’insegnamento delle soft skills nelle loro lezioni, incoraggiando la discussione, il pensiero critico e la risoluzione dei problemi. E infine, i pedagogisti possono aiutare a sviluppare programmi e strategie per l’insegnamento delle soft skills, basandosi su ricerche e teorie pedagogiche.
Le soft skills sono fondamentali per il successo nel mondo del lavoro e nella vita in generale. Se sei un neofita, il libro Soft Skills può aiutarti a comprendere il tema e fornirti diversi spunti pratici per incentivarne lo sviluppo nei bambini.
Reputo dia un’infarinatura generale su diverse aree tematiche, senza però approfondirne nessuna. Il sottotitolo stesso, infatti, cita “appunti e spunti” per sviluppare le abilità interpersonali. Una lettura piacevole.