L’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) spiega che, ogni anno, nel mondo, si registrano circa 12 miliardi di assenze dal lavoro a causa di malessere psicologico. Altri studi, invece, evidenziano che il 40% dei dipendenti ritiene quanto il proprio lavoro abbia un impatto negativo sul proprio benessere mentale, con l’80% dei casi dovuto a carichi eccessivi, forte stress e lunghi orari.
Se invece guardiamo al nostro Paese, possiamo dire che 9 persone su 10 preferiscono che la propria azienda si prenda cura delle persone che vi lavorano al suo interno. Sempre in Italia, nel 2023, il 76% dei lavoratori e delle lavoratrici di aziende con 10 dipendenti ha provato almeno uno dei principali sintomi di burnout, con sensazione di sfinimento quello più comune, ma anche il calo dell’efficienza lavorativa. Una percentuale di 14 punti più alta rispetto alla rilevazione dell’anno precedente.
Questi e tanti altri dati, concetti, riflessioni, spunti e criticità sono contenuti nel libro di Biancamaria Cavallini, dal titolo “Ritorno al benessere. Gestire lo stress e prevenire il burnout per organizzazioni sostenibili”. Un volume interessante, scorrevole e di facile lettura per ribadire quanto siano necessarie, l’esistenza e la convivenza di un legame forte tra benessere psicologico e quello organizzativo.
Il libro, edito da Franco Angeli, è arricchito da 7 interviste con gli attori e attrici, a seconda del settore merceologico, i quali si raccontano sul benessere psicologico in azienda, con testimonianze, spunti e consigli su come stare bene all’interno di una organizzazione, illustrando i loro comportamenti, le strategie e le iniziative che concorrono al benessere aziendale e personale.
Biancamaria Cavallini, Psicologa del lavoro, è Consigliera d’Amministrazione e Direttrice Operativa di Mindwork, società che si occupa di benessere psicologico per le aziende. TEDx Speaker, scrive periodicamente per Il Sole 24 Ore (Alley Oop) ed è autrice di Come stanno i tuoi? Perché è importante il benessere psicologico in azienda (Vallardi, 2022) e di Vulnerabilità per la collana “Voci del lavoro nuovo” (2024) di FrancoAngeli. Da febbraio 2023 è co-host del podcast di Will Media (Chora Media) e Mindwork, “Troppo Poco”, che parla di salute mentale al lavoro.
L’HR, protagonista del cambiamento
Cavallini spiega quanto sia importante che l’HR diventi un operatore di primo soccorso dal punto di vista psicologico. Un’antenna che monitora e analizza lo stato della propria organizzazione.
Uno studio di Forbes, che ha coinvolto 3.400 persone in 10 Paesi, ha rilevato che il 69% delle persone ritiene che il proprio manager abbia un impatto sulla salute mentale pari a quello del proprio partner e, in ogni caso, comunque maggiore rispetto a quello del proprio psicoterapeuta.
Con l’emergenza pandemica, è difficile che qualcuno neghi, ormai, quanto stare bene sul posto di lavoro sia diventato un aspetto fondamentale. È diffusa la volontà di lavorare per aziende che si prendano cura realmente delle persone. Il benessere psicologico può essere minato da una pluralità di fattori che lo condizionano: quali fasi di vita, sfide quotidiane, cambiamenti, lutti, difficoltà economica, carichi familiari e di cura o decisioni determinanti per il proprio futuro.
Le risorse umane possono prevedere interventi sia da rivolgere alle aziende sia da destinare invece alle persone. La mission è quella di intervenire sulle cause dei comportamenti promotori del malessere e dello stress.
Burnout: una mappa a disposizione di tutti
Spesso si fa un uso improprio del termine burnout, come se la maggior parte dei dipendenti venissero accomunati da questa sindrome universale. Il burnout è un costrutto etnocentrico, un artefatto culturale, è il risultato dello stress cronico sul posto di lavoro che dipende da fattori individuali, sociali e organizzativi.
Uno studio di Gallup, che ha interessato quasi 13 mila persone, ha dimostrato come a quei lavoratori che preferiscono avere sempre troppo da fare, il rischio di fare esperienze di burnout addirittura raddoppia. Un rischio che cresce con l’aumentare delle ore lavorate, specie se superano le 50 settimanali.
Nel volume, l’autrice include una mappa spendibile, che delinea ansia, stress e burnout rispetto alle cause, sintomi, manifestazioni, strumenti per misurali e diagnosticarli, ma soprattutto interventi per controllarli. Uno spunto di riflessione e di pensiero, non uno strumento per la diagnosi.
Un’azienda è in salute se promuove a 360 gradi il benessere delle sue persone, inteso come benessere fisico, relazionale, sociale e psicologico. La profittabilità è perseguibile solo se si può contare su una forza lavoro sana e motivata. La salute psicologica al lavoro sta diventando un argomento molto sentito ma che ancora ha bisogno di essere analizzato, misurato e sviscerato, per farlo rientrare tra le priorità di molti manager e dirigenti e cercando di non alimentare più un clima di tossicità.
È dunque necessario che l’organizzazione metta i suoi dipendenti nelle condizioni di stare bene, fornendo condizioni di lavoro orientate al benessere psicologico, affinché venga a crearsi un ambiente positivo, inclusivo, umano e capace di attrarre nuovi talenti e trattenerli.
Alcuni dei comportamenti che concorrono al benessere dell’azienda possono essere: comfort dell’ambiente lavorativo, chiarezza degli obiettivi, valorizzazione delle competenze, ascolto attivo, disponibilità delle informazioni, gestione delle conflittualità, relazioni interpersonali collaborative, mitigazione dei fattori di stress, equità organizzativa, senso di utilità sociale, sicurezza e prevenzione degli infortuni, tollerabilità dei compiti apertura all’innovazione.
Un libro consigliato indubbiamente a chi lavora nel reparto Human Resource, ma anche a chi è affascinato ai temi della psicologia, del diritto del lavoro, del fare e mantenere un’impresa con i tempi moderni.