“Il piccolo libro che vi insegna a comprendere se insistere o rinunciare”. Una promessa piuttosto ambiziosa. Così si presenta fin dalla copertina Il vicolo cieco, una delle pietre miliari del marketing a cura del re della disciplina, Seth Godin.
Un libriccino, quasi un pamphlet, che condensa in meno di 100 pagine quattro assunti – come le parti in cui è diviso – fondamentali per la vita di ognuno:
- Pochi sanno che essere i migliori del mondo è terribilmente importante
- Se non puoi diventare il migliore del mondo ti conviene mollare subito
- I migliori del mondo?
- Investire troppo per diventare leader di mercato è quasi impossibile
Se da principio l’essere “i migliori del mondo” può sembrare scollegato dalla premessa iniziale, scoprirai tra le sue pagine che c’entra molto più di quanto tu possa credere.
Ma andiamo con ordine.
Mollare o non mollare, questo è il dilemma
Quante volte hai detto “Ho voglia di mollare tutto?”
Seth Godin afferma fin dalla prima pagina che a lui accade ogni giorno. Lo dice con orgoglio, senza rimprovero: anche a lui viene voglia.
E ci spiega anche che in molti casi, alla fine, lo fa. Ci pensa su, un attimo, e molla felicemente tutto.
Potenzialmente il libro potrebbe anche finire qui: evidentemente, se il re del marketing dice che mollare non è sbagliato, puoi farlo anche tu. Se fosse così semplice però non ne avrebbe scritto un intero libro, non credi?
Infatti Godin continua la sua narrazione spiegando cosa dovremmo mollare e soprattutto cosa intende con “mollare”, come si possa mollare al momento giusto o al momento sbagliato e perché mollare porta a essere i migliori nel mondo.
Ci dona i trucchi per riconoscere i sistemi messi in atto dalla società per indurci a lasciare tutto nell’istante peggiore, affinché possiamo sfruttarli a nostro vantaggio per sconfiggere il sistema e uscirne vincitori. Per essere i migliori, almeno nel proprio piccolo.
Perché, al contrario di quando si possa pensare, “I vincenti sanno quando è il caso di dire basta e sanno farlo al momento giusto”.
Chi sono i migliori del mondo?
Assolutizzare il mondo al giorno d’oggi è ormai impossibile. Il mio concetto di mondo è totalmente diverso da quello della persona che mi sta accanto sul treno: stiamo andando in due città diverse, facciamo un mestiere differente, abbiamo due famiglie magari diametralmente opposte, guardiamo film e serie TV di genere dissimile. Potremmo andare avanti per ore a trovare esempi come questo.
Perciò il meglio per me non è per forza il meglio per qualcun altro. Aspirare al meglio non significa la stessa cosa per tutti.
Per lo stesso motivo, essere il migliore del mondo deve essere interpretato come “il migliore del tuo mondo”: la tua nicchia di mercato, la tua regione o il tuo Stato, il tuo posto di lavoro, il tuo settore… Puoi essere il migliore di tantissime cose, basta che ne scegli una. Molla tutte le altre.
Fondamentali in questo senso sono le tecniche che Godin mette in atto per capire come diventare il migliore del proprio mondo:
- la logica del fossato,
- il vicolo cieco (che dà il nome al volumetto),
- il salto.
Tre curve che permettono di analizzare a che punto sei nella tua vita, e se è il caso di perseverare nel raggiungimento della vetta o semplicemente lasciare perdere.
Meglio avere un sacco di problemi e risolverli che non averne affatto: chi non risolve problemi, è semplicemente sostituibile.
Ma quindi devo mollare?
Ancora dubbi sul punto nel quale ti trovi nella tua vita? Ti domandi se sia il caso di mollare tutto e aprire un chiringuito?
Godin punta sull’autoanalisi, a pagina 83, poco prima di chiudere: pone 15 domande secche per capire a che punto sei e se è arrivato il momento di reputarti tra i migliori del mondo, oppure di desistere dal perseguire a vuoto dei vicoli ciechi.
In tutta sincerità, dopo averle lette, (ancora) non abbiamo mollato nulla: infatti, se dovessimo fare una critica – applicabile forse a molti dei libri di Godin in realtà – è che Il vicolo cieco fornisce un sacco di massime che danno la carica, ma che all’atto pratico si sgonfiano un po’ con l’efficacia della realtà.
Dal nostro punto di vista, in questo caso in particolare, è importante prendere con le pinze i consigli che vengono forniti: nel momento di autoanalisi si affrontano e definiscono i contorni del proprio mondo, di cosa si mollerebbe, del punto del tragitto nel quale ci si trova. Se per un fortuito caso questi contorni non fossero adeguatamente soppesati, prendendo come riferimento un ambito dove in realtà si eccelle, il rischio è di “lasciare la strada vecchia per quella nuova, che si sa quel che si lascia non si sa quel che si trova”.
Facciamo allora attenzione alla retorica del migliore, funzionale a crescere solo se interpretata in termini di spinta a migliorarsi quotidianamente. Sulla base della nostra esperienza, possiamo comunque promuovere Il vicolo cieco come un ottimo spunto per iniziare a dare una svolta alla propria vita.

Il ragionamento di Godin può risultare impegnativo per chi non si sente completamente motivato o per chi tende a interpretare i concetti solo in modo superficiale. Il libro richiede una lettura attenta per cogliere il messaggio centrale, altrimenti si rischia di fraintendere affermazioni forti come: “la mediocrità è la soluzione dei perdenti”.
È quindi consigliato a chi è pronto a confrontarsi con un approccio deciso e provocatorio, e in particolare a chi necessita di boostare l’umore perché si trova un bivio – o appunto, in un vicolo cieco – nella propria esistenza.
Come guida di lettura, suggeriamo di usare Il vicolo cieco come step iniziale per capire se vale davvero la pena insistere in un’attività oppure è meglio lasciare perdere, per dedicarsi ad altro. Tenendo presente che potrebbe rivelarsi la scelta migliore della propria vita, o del proprio mondo.
