Troppo giovani o troppo vecchi? Il valore non ha età. E no, non è solo il titolo di questo libro che devi assolutamente leggere ma anche una delle verità che troppo poco sentiamo dire.
Quante volte ci siamo sentiti dire “ormai è troppo tardi” oppure “ancora è troppo presto per te“?
Quante volte ci siamo sentiti giudicati per la nostra età a causa di stereotipi ormai troppo radicati in noi stessi? Questo libro, scritto a sei mani da Ilaria Marchioni, Gaia Moretti e Giulia Tossici, invita le aziende e le persone a favorire l’intergenerazionalità e l’equilibro fra persone di età diverse.
La conoscenza e la consapevolezza delle persone che ci circondano, anche se di un’altra generazione, favoriscono il successo aziendale ma anche un’apertura mentale.
Se “generazioni a confronto” è un argomento che ti incuriosisce, questo libro fa per te (ma anche questo)!
Ma entriamo nel vivo di questa recensione e te ne accorgerai. Via, ci vediamo alle conclusioni!
L’ageismo: cos’è e perché è importante?
La digitalizzazione, la trasformazione della società in società della conoscenza, la crisi climatica e gli effetti della globalizzazione hanno accentuato le differenze tra le generazioni. Tutti questi fenomeni costituiscono il nucleo dell’ageismo.
Ma cosa vuol dire ageismo? Questo termine indica una forma di pregiudizio e svalutazione ai danni di un individuo in ragione della sua età. Può riguardare sia persone mature che persone più giovani ma soprattutto riscontriamo questo fenomeno in qualsiasi contesto: dalla discriminazione sul luogo di lavoro, a livello sanitario fino a tutte le varie situazioni sociali.
È importante parlare e approfondire il concetto dell’ageismo perché si fa sempre più sentire. In ambito lavorativo la richiesta di aiuto per supportare e valorizzare tutte le persone affinché possano dara il loro miglior contributo all’interno del mondo del lavoro.
Un mondo ormai detto VUCA:
- Volatilità: nel mondo di oggi, i cambiamenti sono all’ordine del giorno e non solo, sono rapidissimi e generano turbolenze improvvise;
- Incertezza: i cambiamenti improvvisi generano incertezza nella comprensione e previsione dei fenomeni;
- Complessità: cambiamenti rapidi e incertezza perenne comportano a una maggiore complessità di analisi dei fenomeni che ci circondano;
- Ambiguità: tutti i fenomeni precedentemente descritti comportano un aumento dell’ambiguità e quindi una maggiore difficoltà a giungere a conclusioni certe a causa della mancanza di informazioni complete e stabili.
“Le differenze generazionali, infatti, possono essere fonte di conflitti e incomprensioni, ma, allora stesso tempo, possono anche portare all’ampliamento della visione del singolo, allo scambio e al confronto tra diversi punti di vista, (…), nonché a una maggiore creatività e motivazione personale e collettiva.”
Il valore non ha età: identikit delle generazioni in azienda
In “il valore non ha età”, le autrici hanno descritto alla perfezione il modo di vivere e lavorare delle diverse generazioni. Facciamo un gioco? Vediamo se ti rispecchi a pieno nella tua generazione.
Baby Boomer
La generazione nata tra il 1946 e il 1964, quella che ha beneficiato della luce, della speranza e della ricostruzione del dopoguerra. L’ottimismo è uno dei tratti fondamentali di questa generazione cresciuta nel pieno del boom economico.
L’acquisizione dei diritti mai avuti in precedenza, le lotte sociali e i movimenti delle donne per combattere i modelli patriarcali hanno prodotto una generazione che ha vissuto nel “se ti impegni, ce la fai!”. Ecco perché il duro lavoro ha da sempre caratterizzato tutti quelli nati in quegli anni ottenendo così delle qualifiche grazie alla loro competenza, esperienza e approfondimento.
Una delle cose che distingue i boomer dalle nuove generazioni è il modo di vivere il lavoro e al lavoro.
Per i boomer esiste una netta distinzione tra vita professionale e vita personale. I confini molto marcati tra le due parti segnano due vite completamente diverse. Vietato portati i problemi del lavoro a casa perché fuori quell’ufficio, inizia una nuova vita, un\a nuovo\a te.
Generazione X
La generazione nata tra il 1966 e il 1979 e anche detta “generazione invisibile” perché cresciuta all’ombra dei boomer e, in alcuni casi, anche in contrasto con loro.
Hanno vissuto anni di cambiamento: le famiglie erano instabili e le donne sempre più fuori casa per lavoro. Proprio per questo, infatti, gli Xer hanno vissuto un’infanzia in solitudine. Ma non sono stati solo questi i momenti negativi che hanno vissuto. Questa generazione, infatti, è detta anche “generazione perduta” a causa dei primi anni di precarietà. Ad oggi si sono guadagnati, però, skills utili: orientamento all’obiettivo, competenza tecnica e capacità di assumersi le responsabilità.
Ecco, quindi, le prime differenze con i boomer riguardo la vita aziendale:
- I boomer hanno un forte senso di appartenenza con l’azienda in cui lavorano. La generazione X, invece, preferisce un rapporto più paritario;
- La Gen X ha una visione del lavoro molto più pragmatica e un rapporto con i responsabili basato sul confronto;
- Gli Xer non amano una carriera lineare come quella dei boomer ma preferiscono costruire un portafoglio di attività;
- Questa generazione cerca un bilanciamento più equilibrato tra vita privata e lavorativa.
Millennial
La generazione nata tra il 1980 e il 1996, la generazione delle tecnologie e dei grandi numeri, sempre connessa e immersa nel “tutto e subito” di Internet.
Questa categoria si divide a sua volta tra millennials più senior (nati nella prima metà degli anni 80) e quella più junior (quelli nati a cavallo degli anni 90). Questa differenza si fa sentire quando parliamo di tecnologie: c’è chi ha memoria del mondo prima della tecnologia e chi, invece, si ricorda solo un mondo connesso. Proprio per questo, i millennials prendono il nome di “generazione ponte”.
Ecco alcune caratteristiche di questa generazione in ambito lavorativo:
- I millennials seguono i loro desideri perché l’unico modo per raggiungere l’autenticità;
- Questa generazione ha preferito formarsi e ritardare l’entrata nel mondo del lavoro. Proprio per questo sono stati accusati di essere pigri e mammoni;
- A differenza dei boomer, i millennials vogliono lavorare in un posto che li rispecchi al 100%. Quindi lavoro e vita privata non sono poi così distanti.
Generazione Zeta
La generazione nata tra il 1997 e il 2010, i veri “nativi digitali” perché nati nell’epoca della tecnologia mobile e della connessione h24. La prima generazione che non ricorda assolutamente com’era il mondo prima della tecnologia.
Ecco le caratteristiche fondamentali della generazione Zeta:
- Lo smartphone è concepito come un prolungamento del corpo;
- Internet è considerato indispensabile per socializzare ma anche un potente strumento di lavoro;
- I social media sono la loro seconda casa. Iperconnessi e multimediali. Abituati all’istantaneità, non hanno molta esperienza con l’attesa. Ecco perché questa generazione deve ottenere tutto all’istante, altrimenti si perde l’interesse.
Sono i figli dell’incertezza, delle famiglie precarie e del cambiamento climatico. La perfetta fusione tra mondo reale e virtuale e, proprio per questo, non tendono a raccontarsi solo in maniera positiva (come sono soliti fare i millennials) ma raccontano con onestà la loro persona, con pregi e difetti. Sono, quindi, liberi dal giudizio degli altri (anche a lavoro!).
Gli stereotipi sulle generazioni
In “il valore non ha età”, le autrici raccontano gli stereotipi e i bias che utilizziamo per descrivere una persona che appartiene a una generazione diversa dalla nostra. Ma quanto c’è di vero in questi strumenti mentali? Poco.
Molti degli stereotipi che esistono sono frutto di quello che pensiamo che gli altri pensano di noi (e spesso non coincide con quello che effettivamente dicono di noi).
I Millennials sono pigri.
La generazione Zeta sempre presa dai loro smartphone e superficiali.
Gli Xer sono dei punti di riferimento in azienda ma ormai considerati troppo vecchi per assimilare nuove informazioni.
I Boomer ormai fuori dai giochi perché non accettano la tecnologia.
In realtà tutte queste affermazioni non sono vere del tutto. O meglio, dobbiamo sempre dare una possibilità alla persona che stiamo conoscendo aprendo la mente al confronto formativo.
Il libro approfondisce anche il fenomeno della Nomofobia (ovvero essere dipendenti dal digitale così tanto da causare sensazioni di stress, ansia e sconforto in assenza di internet) e di come questa, contrariamente a quanto si possa pensare, non colpisce solo le nuove generazioni ma tutte.
E poi…se ti incuriosisce scoprire quali altri argomenti vengono trattati nel libro, non ti resta che acquistarlo.
Ma prima rispondi a questa domanda: è vero che con l’avanzare dell’età le persone smettono di formarsi perché “troppo vecchie”?
Il valore non ha età è un libro di Ilaria Marchioni, Gaia Moretti e Giulia Tossici. Tre autrici e un unico obiettivo: fornire le informazioni e gli strumenti tali per favorire l’equilibrio tra generazioni diverse.
Persone che appartengono a generazioni diverse non solo possono convivere e lavorare insieme, ma questo comporta anche una maggiore creatività e operatività. E quindi maggiore successo 🙂
Se ti incuriosisce il cambiamento generazionale e vuoi scoprire tutte le caratteristiche che si nascondono dietro le generazioni, questo libro devi averlo nella tua libreria. Se hai un’azienda, se gestisci più persone di età diverse, se ti sei sentito\a dire spesso “sei troppo giovane” oppure “sei troppo vecchio\a” ma se anche tu spesso hai giudicato secondo delle etichette che si sono rivelate poco veritiere, leggi questo libro.
Consigliamo la lettura di questo libro a tutti indistintamente perché solo la conoscenza e la consapevolezza porteranno a un maggiore equilibrio tra le diverse parti.