Come si può sopravvivere all’intelligenza artificiale e all’evoluzione, a tratti folle, del mondo dell’informazione? Ripartendo dai fondamentali.
La comunicazione riparta dalla teoria
Con Controcomunicazione. Sopravvivere all’intelligenza artificiale, Guido Bosticco e Giovanni Battista Magnoli Bocchi ci regalano un’opera riflessiva e provocatoria, aiutandoci a leggere le trasformazioni in atto nella società contemporanea partendo da quei concetti teorici che abbiamo tanto studiato all’Università e che spesso abbiamo lasciato per strada.
Persi dietro al fare ci siamo dimenticati di pensare.
In questa presa di coscienza siamo accompagnati da due profondi conoscitori del mondo della comunicazione come Guido Bosticco e Giovanni Battista Magnoli Bocchi, rispettivamente anche docenti di Professioni dell’editoria all’Università di Pavia e di Comunicazione e Relazioni pubbliche all’Università Statale di Milano. E, secondo me, è qui il plus di questo libro: unisce la conoscenza della teoria, una profonda analisi del mezzo e una capacità innata di divulgazione.
Nella quarta di copertina c’è scritto “questo non è un manuale” e che qui non troveremo “elenchi di trucchi del mestiere”. Dopo averlo letto mi tocca dissentire: questo libro per me è un trucco del mestiere, perché fa ragionare su concetti fondamentali della comunicazione come verità, credibilità ed efficacia, partendo dalle definizioni e pian piano andando sempre più a fondo. Riattivare il pensiero critico, per non fermarsi alla superfice dei cambiamenti e delle distorsioni della comunicazione.
L’obiettivo del libro è stimolare una riflessione profonda sul significato e sull’uso della comunicazione oggi, soprattutto in un contesto in cui ogni individuo è diventato, in qualche modo, un comunicatore con il proprio pubblico.
Perché comunicare?
Dobbiamo chiederci perché. Secondo gli autori, “il perché è la domanda che sta scomparendo dal vocabolario dei comunicatori, facendo spazio al come, sui quali piattaforme, con quali tool, con quale tone of voice; o al quando, con che frequenza secondo il nostro piano editoriale, in quali fasce orarie; o al chi, quale target, quale età, area geografica e via così”.
Questa frase è stata per me come un secchio di acqua gelata in pieno volto. Una salutare sveglia.
Mi sono accorta che spesso chi chiediamo dove, come, quando comunicare per essere efficaci su quel target, ma non ci chiediamo perché: perché stiamo comunicando, perché gli altri dovrebbero credere al nostro messaggio. Perché dovrebbero avere fiducia in me (o in questo brand)?
Ma non solo. Bosticco e Bocchi consigliano di chiederci perché anche davanti alle notizie che leggiamo: perché ci crediamo o non ci crediamo? E anche in questo caso è una questione di fiducia.

Controcomunicazione non è un libro semplice. Pur avendo un linguaggio accessibile è decisamente denso, è una lettura “lenta”. Queste 150 pagine non le leggerai in due giorni, necessità di una lettura attenta e soprattutto di tempo di decantazione, di ragionamento, di pensiero.
È un’opera che si rivolge a chi desidera andare oltre le superficie della comunicazione contemporanea, offrendo spunti per una riflessione profonda e consapevole. È particolarmente indicato per studenti, professionisti della comunicazione e lettori interessati a comprendere le sfide e le opportunità che il mondo dell’informazione ha affrontato negli anni e quelle che affronterà. L’approccio è filosofico e sociologico, con un’attenzione particolare alle dinamiche di potere e alle implicazioni etiche della comunicazione nell’era digitale.
Il mio consiglio è quello di cercare domande tra queste pagine, non risposte.
Marzullo… spostati.








