Che si tratti di un libro sulla cultura e su tutti i modi di preservarla e promuoverla è chiaro non solo dal titolo, ma anche dalle prime parole che si leggono. In tutto il libro, infatti, ci sono numerosi riferimenti culturali e alle nozioni di marketing (on e offline) si mischiano cenni a cinema, musica e letteratura.
Ho particolarmente apprezzato questa caratteristica dell’autrice che, oltre a parlare di cultura, la semina qua e là e la utilizza per contestualizzare i concetti.
Eventi culturali post Covid-19
Il libro, pubblicato a novembre 2021, non può che aprirsi con la presentazione del nuovo scenario imposto dalla pandemia. Gli eventi culturali, di qualsiasi sottosettore essi siano, sono stati messi a dura prova dai numerosi lockdown degli ultimi due anni e hanno dovuto adattarsi.
Ma come?
Adottando formule ibride, che passano dall’off- all’online e che devono appropiarsi, per quanto possibile, di nuovi canali e metodi comunicativi per rimanere vicino ai propri spettatori.
Ecco quindi che le ICC (Industrie Culturali e Creative) hanno dovuto davvero fare il passaggio da Must See a Must Feel. Il settore culturale, forse più di altri settori, vive da sempre di emozioni ed esperienze. Anche perché, buona parte dei suoi prodotti sono intangibili e irripetibili. Bene, la sfida imposta dalla pandemia è stata proprio quella di continuare a regalare esperienze anche a distanza.
Eventi Culturali: tipologie e competenze necessarie
La sezione dedicata alla classificazione degli eventi in base a settore, luogo e target è utile per iniziare a individuare le tipologie di eventi che potrebbero essere create per i nostri scopi. Anche il sottocapitolo dedicato allo staff degli eventi culturali è utile a individuare le figure indispensabili per la buona riuscita di un evento, dal direttore creativo al runner. Ognuno con i suoi compiti e i suoi obiettivi.
All’università ho sostenuto un esame di Economia della Comunicazione e, personalmente, ho trovato questi capitoli molto meglio organizzati del testo universitario che mi ero dovuta leggere e studiare all’epoca.
Campagne digital per la cultura
Il libro procede con alcuni esempi di campagne “VIP” per la cultura, come la visita di Chiara Ferragni agli Uffizi. Mi trovo d’accordo sul fatto che le accuse volte al Museo per aver ospitato un’influencer sono particolarmente ottuse, forse perché da appartenente alla “generazione di mezzo” tra Instagram e TikTok credo che questi social andrebbero sfruttati per promuovere una cultura che non deve più essere elitaria.
Altro grande tema che emerge è l’importanza dell’esperienza, e in questo caso viene citato Netflix (totalmente online) con le sue campagne di engagement (spesso offline). Gli esempi sono ricchi e utili nel corso delle pagine e servono a smontare il pregiudizio che on- e offline debbano escludersi.
Digital Marketing per ogni settore culturale
A metà libro c’è un capitolo dedicato ad approfondimenti dei vari settori e della loro interazione con una strategia di digital marketing: dai festival agli spettacoli teatrali, dai musei all’editoria. Abbiamo interventi di specialisti di ogni settore e alcuni importanti temi vengono trattati.
Per deformazione professionale, ho sottolineato più volte l’elenco delle 3 dimensioni di un evento: prima, durante e dopo. Sembra scontato ma, per chi come me si occupa di Marketing Automation, gestire al meglio questi 3 archi temporali è vitale per supportare davvero un evento.
Sito Web, Social Media e Podcast
Come per altri libri di Marketing applicato a una nicchia, anche in questo libro si trovano informazioni utili per partire da zero con un progetto digital per il settore culturale. Gli indispensabili?
- Sito Web, specialmente per le gestioni di streaming
- Social Media (Twitter per generare conversazioni, Instagram per coinvolgere, Facebook per sfruttare le live)
- Podcast
Utile anche il concetto di metodo PARANOIA, che però non spoilero ?
In conclusione
A chi è rivolto? A chi lavora nel settore culturale e vuole provare approcci ibridi on- e offline, a chi come me è più una persona di Marketing e vuole nuovi spunti per settori diversi da quello in cui opera
Quanto è pratico? Lo definirei adatto a creare un framework iniziale di lavoro: ci sono spunti per cominciare in pratica, ma sono di più i cenni strategici
È da avere in libreria? Sì, utile da rileggere ogni tanto