Qual è il legame tra tecnologia e umanità? Mentre l’intelligenza artificiale avanza, diventando sempre più simile a noi, Chiara Valerio si interroga sui rischi e le opportunità che ne derivano, sottolineando l’importanza del linguaggio e della nostra immaginazione nel comprendere e interagire con queste nuove tecnologie.
Tecnologia e religione: l’origine dell’idea
L’idea alla base del libro deriva dall’interesse dell’autrice per un libro di Norbert Wiener sulla cibernetica e le sue implicazioni religiose, God and Golem (1966), che aveva letto da bambina. Dio e Golem affrontava tre temi chiave: la capacità delle macchine di apprendere e migliorare grazie all’esperienza passata, fino a poter battere il loro stesso creatore in giochi come la dama; la capacità delle macchine di riprodursi e creare altre macchine a loro immagine e somiglianza; l’etica della relazione tra l’uomo e la macchina.
La tecnologia come magia
L’uso di dispositivi tecnologici è così diffuso e costante nella nostra vita quotidiana che diventa difficile farne a meno, anche solo temporaneamente. Tuttavia, la maggior parte di noi non comprende pienamente il funzionamento di questi oggetti, che quindi assumono un’aura di mistero e magia.
Il libro analizza la relazione tra l’uso della tecnologia e la percezione della realtà, esplorando le similitudini tra danzare per far piovere e schiacciare un tasto per illuminare uno schermo. Entrambi sono movimenti che provocano una risposta o soddisfano una richiesta, tuttavia la tecnologia può creare un’illusione di controllo sul mondo che ci circonda, portando a fraintendere le cause e gli effetti.
L’importanza dello studio
L’avanzamento tecnologico e la virtualizzazione dei dispositivi possono portare a una percezione della tecnologia come fenomeno magico o religioso, ma lo studio delle scienze consente di considerarla come risultato dell’evoluzione delle conoscenze umane e delle loro applicazioni.
Secondo l’OCSE, solo il 21% degli italiani ha un livello di alfabetizzazione digitale sufficiente e in questo senso la scuola dovrebbe insegnare a decodificare sia i media tradizionali che quelli digitali. L’autrice propone di reintrodurre lo studio del codice, promuovendo una mediazione culturale tra esseri umani e macchine attraverso il linguaggio di programmazione. Imparare a programmare può fornire gli strumenti necessari per comprendere il mondo in modo più completo e mantenere viva la centralità dell’educazione nel futuro dominato dalla tecnologia e dall’intelligenza artificiale
In conclusione
A chi è consigliato? Consigliato a chiunque voglia sviluppare uno spirito critico nei confronti della società che ci circonda e una prospettiva sull’uso delle nuove tecnologie.
Quanto è pratico? È un libro che insegna a pensare.
È da avere in libreria? Assolutamente! I contenuti non si assimilano con una sola lettura, è da leggere e rileggere.