Non tutte le rivoluzioni nascono nei laboratori o nelle sale riunioni dei colossi tecnologici. Alcune cominciano in luoghi insospettabili, come un ristorante aperto 24 ore su 24, tra tazze di caffè e tovaglioli macchiati. è così che inizia la storia di Nvidia.
È il 1993 quando, al Denny’s di East San Jose, tre ingegneri: Jensen Huang, Chris Malachowsky e Curtis Priem, si scambiano un’idea che sembra ambiziosa ma circoscritta: creare schede grafiche capaci di portare il 3D su PC a un livello mai visto. Nessuno di loro può immaginare che quell’intuizione diventerà, trent’anni dopo, il motore dell’intelligenza artificiale globale.
È così che nasce Nvidia l’azienda che oggi vale oltre 4.000 miliardi di dollari, due volte il PIL dell’Italia e alimenta applicazioni che spaziano dalla sanità alla robotica, fino ai modelli linguistici più avanzati come ChatGPT.
La storia di Nvidia e del suo fondatore
Witt racconta questa scalata con lo sguardo del cronista e il ritmo di un romanzo d’impresa.
Da una parte, il percorso personale di Jensen Huang, emigrato da Taiwan a nove anni, mandato in una scuola correttiva del Kentucky, costretto a lavori umili prima di laurearsi in ingegneria elettrica. Dall’altra, le scelte strategiche che hanno trasformato Nvidia da azienda di videogiochi a pilastro tecnologico dell’economia mondiale.
Due momenti emergono nel libro come veri spartiacque. Il primo è l’introduzione, nel 2006, di CUDA: una piattaforma di calcolo parallelo che permette agli sviluppatori di usare la potenza delle GPU per attività non grafiche. È con CUDA che Nvidia smette di essere “solo” un’azienda di videogiochi e diventa un fornitore di infrastruttura per svariati settori.
Il ruolo dell’AI nella storia di Nvidia
Ma Witt ci racconta anche la scommessa più audace: puntare tutto sull’IA quando il mercato valeva, letteralmente, zero.
Tra il 2012 e il 2015, mentre l’IA è ancora materia per laboratori universitari, Huang decide infatti di orientare gran parte delle risorse aziendali verso il deep learning.
Una scelta rischiosa, che allontanerà Nvidia dal core business del gaming, ma che con il boom dell’IA generativa e l’arrivo di ChatGPT, si rivelerà vincente, proiettando Nvidia in una posizione di dominio quasi incontrastato.
Pregi e limiti del libro
Il libro non si limita a ripercorrere la storia di prodotti e tecnologie, ma porta il lettore dentro applicazioni concrete, dai gemelli digitali industriali ai veicoli autonomi, dai sistemi diagnostici basati sull AI alla robotica avanzata. Nvidia, racconta Witt, è oggi una vera e propria “fabbrica di IA” in grado di fornire infrastrutture a settori diversissimi, diventando un attore chiave dell’economia globale.
Lo stile di “La macchina pensante”
Lo stile è diretto e scorrevole, arricchito da aneddoti memorabili (come il disastroso primo incontro con il venture capitalist Don Valentine concluso comunque con un assegno da 2 milioni di dollari) e dai retroscena di crisi aziendali risolte con mosse audaci. L’ammirazione di Witt per Huang è evidente e dà forza al racconto della sua leadership visionaria, anche se porta a sorvolare su aspetti più controversi, come uno stile di comando spesso descritto come duro e senza compromessi.

“La macchina pensante” di Stephen Witt non è solo la cronaca di un successo imprenditoriale, ma il ritratto di un uomo (Jensen Huang) che ha trasformato intuizioni tecnologiche in un vantaggio competitivo quasi inespugnabile, cambiando per sempre l’industria dei chip.
Il vero valore del libro sta nella capacità di intrecciare biografia, innovazione tecnologica e strategia aziendale, mostrando come un’azienda nata per conquistare i gamer sia diventata un’infrastruttura critica per l’innovazione mondiale. Il limite invece risiede nella scelta di lasciare sullo sfondo le implicazioni etiche e sociali di un potere tecnologico così concentrato.
“La macchina pensante” è una lettura trasversale: irresistibile per chi segue il mondo tech e vuole capire come si costruisce un vero vantaggio competitivo; illuminante per manager e imprenditori in cerca di lezioni di strategia e resilienza; stimolante per chi riflette sull’impatto dell’IA e sulla dipendenza da pochi grandi player. È un libro che, tra dati, storie e riflessioni, mostra come un’idea nata su un tovagliolo possa diventare la chiave di volta dell’economia globale e spinge a porsi una domanda cruciale: stiamo celebrando il capolavoro dell’ingegno umano o applaudendo il custode di una tecnologia che, un giorno, potrebbe sfuggirci di mano?
