“Benvenuto Ibridocene: Nulla è come l’abbiamo conosciuto e tutto è ancora in trasformazione. Quel che sappiamo, però, è che dobbiamo abbracciare l’ibrido come una nuova condizione esistenziale, una nuova era geologica, epoca storiografica con cui i posteri si troveranno a fare i conti.”
Cosi Paolo Iabichino apre quest’ultimo saggio della sua collana, Tracce, sulla nuova Era che stiamo vivendo.
Con il lockdown di marzo 2020 ci siamo resi conto di come la nostra vita sia sempre più ibrida, in bilico tra due mondi parenti e pure complementari. Call su zoom e chiacchiere tra i balconi. Spesa online e negozio di quartiere. I due mondi che abitiamo, quello fisico e quello digitale, stanno perdendo i loro contorni e li, alla frontiera, si sta creando una nuova realtà, una realtà ibrida, una realtà Phygital.
Il Phygital
Phygital è la nuova realtà dell’ibridocene. Una crasi tra Physical e Digital, che rappresenta intuitivamente questo nostro vivere a cavallo tra due dimensioni, questa slittamento che ormai caratterizza le nostre vite. È un po’ come se stessimo sempre sulla frontiera di un nuovo mondo, pronti a saltare da una parte all’altra della barricata.
Comodità, convenienza e qualità sono caratteristiche indispensabili per qualsiasi attività commerciale, ma non sono tutto. Ce ne siamo accorti soprattutto dopo la pandemia: acquistare un prodotto significa non soltanto trovare l’offerta migliore, ma soprattutto sostenere un’economia, un modo di vedere e di costruire il mondo. Vuol dire essere d’accordo con dei valori e farli propri. I nostri acquisti spesso sono dettati dalla necessità della nostra vita ma molto più spesso hanno a che fare con i legami che costruiamo con le aziende che ci interessano.
Nicolò Andreaula ci racconta nel libro di come anche il marketing si adatta e diventa Phygital. Obiettivo dei nostri tempi è trasformare il negozio fisico da posto in cui “si deve” andare a posto in cui si “vuole andare”. L’esperienza di acquisto viene ripensata in modo che lo shopping diventi intrattenimento e svago, e non soltanto una transazione di beni e di denaro. In una buona strategia Phygital, il negozio è una sorta di parco dei divertimenti che offre esperienze sensoriali e digitali attraverso i prodotti del brand.
Lo storytelling, sempre e comunque.
La comodità, la convenienza e la qualità di un prodotto non sono tutto. I nostri clienti saranno disposti a pagare il giusto prezzo se saremo in grado di trasmettere anche il lato emotivo del nostro brand, quello legato i nostri valori e la nostra visione della vita. Dobbiamo essere in grado di raccontarci con autenticità e tradurre la nostra filosofia in una storia, perché nella storia che si nasconde la nostra identità.
La contaminazione
Oggi le aziende chiedono sempre di più candidati con un alto tasso di contaminazione. Il motivo? Un contaminato conosce la diversità e riesce ad accedere a diversi Mindset a seconda del problema da risolvere; inoltre, è più elastico e poliedrico. Nel mondo Phygital la contaminazione è un fattore fondamentale, le tecnologie con cui abbiamo a che fare sono sempre nuove e richiedono competenze che si aggiornano continuamente.
Il big bang dell’Ibridocene
È il 6 agosto 1991 e Tim Berners-Lee pubblica il primo sito internet della storia. Li dentro c’era già tutto. Da quella “esplosione” abbiamo visto i siti internet passare da 10 nel 1992 a superare il miliardo (si, avete capito bene) nel 2014. Oggi siamo quasi a due miliardi.
Obiettivo di Berners-Lee era creare un nuovo modo di accedere al sapere, uno che riesca a imitare le associazioni di pensiero della nostra mente. E per farlo serviva un testo rafforzato, un testo ibrido, un ipertesto. Per scoprire cos’è un ipertesto vi basta andare proprio sul primo sito Internet della storia, ancora visitabile. Una specie di Stonehenge dell’ibridocene.
Un ipertesto è un testo che non obbedisce all’ autorità. È un testo che non è vincolato a essere lineare. Per la prima volta nella storia dell’uomo, è il lettore a scegliersi i contenuti da studiare, ma soprattutto il modo in cui studiarsi. Un libro non funziona per niente allo stesso modo: cioè potete saltare da una pagina all’altra, ma molto probabilmente non ci capirete assolutamente un tubo. Su Internet, invece, tutti i giorni siamo abituati a passare da un sito ad altro, da un’informazione all’altra, come faceva Tarzan nella giungla con le liane (cit).
Qui sta la vera differenza: Internet non è solo un media, è molto di più. Internet è un vero e proprio habitat dentro cui ci muoviamo, un ecosistema. Internet è diventata l’humus dentro cui la nostra società si evolve.
Siamo tutti collegati, nell’ibridocene non siamo più soli, mai più. Siamo in un unico organismo che vive, parla, ride e si commuove, gioca, si informa litiga, trova amori, amici e compagni, tutto su Internet… Ce ne siamo accorti soprattutto con l’avvento della pandemia: ci raccontavamo da decenni di un mondo globalizzato, sempre più interconnesso e unito, ma non l’avevamo mai visto davvero. All’inizio del 2020, invece, non abbiamo più avuto dubbi.
Come la Pandemia ha cambiato non solo le nostre vite ma anche l’informazione per come la conoscevamo e cosa ci dobbiamo aspettare per il futuro immediato ve lo lascio scoprire da soli. Perchè questo è un libro che dovrebbero leggere tutti, non solo chi si occupa di digitale. Un libro che fotografa al meglio il nostro oggi e come ci siamo arrivati dandoci spiragli/idee per un domani davvero tutto in divenire.