Tutti pensiamo troppo e senza sosta.
E, purtroppo, la maggior parte di noi non pensa a mondi bellissimi, bensì a scenari che fanno stare male. “Ci sentiamo indotti a pensare a quello che ci fa stare male e, quindi, stiamo male. Se nemmeno voi riuscite a spezzare questo circolo vizioso, ebbene, sappiate che siete in buona compagnia.”
Inizia cosi il libro di Nancy Colier, psicoterapeuta con oltre 25 anni d’esperienza e tante storie comuni da raccontarci in poco più di 200 pagina che scorrono veloci tra un aneddoto e l’altro.
Partendo dal paragonare il pensare ad un processo spontaneo ma pericoloso tanto quasi una dipendenza, l’autrice precisa subito che “Non è il pensare – che è una naturale attività della mente umana – alla base delle nostre sofferenze. Non sono i pensieri in sé a essere intrinsecamente problematici. Ciò che è problematico è la nostra convinzione che i pensieri s’impongano indipendentemente da noi. A farci soffrire è la tendenza a identificarci con essi, è l’idea che noi siamo i nostri pensieri.”
Il fatto è che una ogni volta che cominciamo a pensare a un problema o a una situazione, diventiamo incapaci di smettere di farlo.
Non possiamo smettere di pensare
Si scrivono tanti libri su come cambiare il nostro modo di pensare, che è causa di ansia, stress e (di conseguenza) infelicità. Non possiamo smettere di pensare, ne limitarci a dire di “pensare positivo” in un mantra perpetuo. Dobbiamo cambiare il modo in cui interagiamo con i pensieri, indipendentemente dal loro contenuto, dice l’autrice. Ed è questo l’obiettivo del libro.
“Il primo passo per rinunciare alla battaglia coi pensieri comincia dalla presa di coscienza che il nostro benessere non dipende affatto dal loro contenuto né dal fatto che ci piacciano o che ci trovino d’accordo con quanto ci dicono. [..] Con o senza pensieri, noi continuiamo a essere noi stessi.” In pratica noi non siamo i nostri pensieri e i nostri pensieri non sono noi.
È una questione di CONSAPEVOLEZZA, intesa come “notare cosa sta succedendo e basta”. Non indagare, non costruire storie, non cercare strategie o tattiche ma semplicemente OSSERVARE.
É da questo punto del libro che iniziano gli esercizi. Il primo è sul respiro. Dura 10 minuti e sarebbe da fare ogni qualvolta sentiamo che la nostra mente sta partendo per la tangente e ci stiamo smarrendo nei nostri pensieri. Si tratta di mindfulness “base” e non dovete pensare che bastino 10 minuti ogni tanto a risolvere tutti i vostri problemi. Serve regolarità, pratica quotidiana. Dobbiamo combattere anni e anni (tanti quanti ne abbiamo) di brutte abitudini, serve allenamento.
Il circolo vizioso dei pensieri
Il problema del pensare troppo è, come già detto, che ci concentriamo sulle cose negative, successe o che potrebbero succedere, entrando cosi in un circolo vizioso da cui è difficile uscire.
Capire quando questi pensieri diventano autolesionismo è importante per poter dire “basta”. E anche qui per farlo c’è un “semplice” esercizio.
Vale per il dolore ma anche per i problemi, da cui la nostra mente è attratta come le api con lo zucchero. Si legge nel libro: “Quando siamo intrappolati in una modalità lamentosa, rinforziamo le nostre convinzioni riguardo a ciò che ci sta causando sofferenza, confermando a noi stessi che noi siamo nel giusto e gli altri nel torto. E, di fatto, costruendo il nostro inferno. L’unica cosa che otteniamo, infatti, è quella di avere elevato intorno a noi una gabbia di rabbia, insoddisfazione vittimismo in cui poi dobbiamo vivere.”
La consapevolezza per sopravvivere ai pensieri
Lamentarsi senza sosta costituisce il tentativo di trovare qualcuno che comprenda le nostre pene. Tuttavia, è soltanto quando ci soffermiamo a riflettere se con un tale atteggiamento otteniamo davvero quello che vogliamo che muoviamo un primo passo verso un reale cambiamento. Concedersi una tregua è un primo esercizio, ritrovare la giusta motivazione è un’altra strategia che possiamo mettere in atto.
La consapevolezza è la chiave di una buona vita. Quando diventiamo consapevoli dei nostri pensieri, di come e perché affiorano e di come reagiamo ad essi, possiamo liberarci da loro. Quando finalmente non ci lasciamo più condurre qua e là dai pensieri che affiorano nella nostra mente, la nostra attenzione si focalizza e l’umore diventa più affidabile. Consapevoli di quanto accade dentro e fuori di noi, avvertiamo nascere una serenità più stabile e duratura. Quando smettiamo di credere che i pensieri siano sempre veri e affidabili, di fondamentale importanza. smettiamo di essere loro prigionieri.
Questo è un libro meno “leggero” di quanto si pensi. Siamo abituati a trattare il tema in modo un po’ superficiale, dando per scontato che non sia risolvibile. E invece non è cosi. Possiamo fare qualcosa anche se, mi dispiace dirvelo, non stiamo parlando di un percorso semplice e veloce in pochi step che si esaurisce con la lettura di un libro.
Questo di Nancy Colier è un libro profondo, che vi lascerà con tante domande a cui rispondere e con tanti esercizi da mettere in pratica con costanza per iniziare ad agire sul cambiamento che cerchiamo.
Nessun metodo veloce per “smettere di pensare troppo” ma tanti piccoli consigli per allenare la consapevolezza e capire quando la nostra mente ci sta portando sulla strada dell’autolesionismo e del cortocircuito.
Si tratta di un libro che in questi tempi moderni, dove il pensiero che un tempo doveva proteggerci dai pericoli ora li crea, andrebbe letto da tutti, perchè in queste dinamiche ci siamo dentro fino al collo tutti e prima ce ne accorgiamo meglio è.
Sicuramente è consigliato in primis a chi sa già di essere oltre il circolo vizioso dei pensieri negativi, a chi si domanda “cosa c’è di sbagliato in me” e a chi sta cercando di affrontare dolori e lutti senza sapere cosa fare. Ma attenzione: questo non si sostituisce ad un percorso terapeutico, ma è un buon inizio per capire di averne bisogno.