Ho sentito parlare Marco Casario al Marketers World di Rimini e mi sono innamorata. Mi ha tenuta incollata alla sedia per quasi un’ora parlando di… Finanza Personale. E se me l’avessero detto qualche mese fa avrei risposto: ma chi? Io? Ma non scherziamo! E invece.. eccomi che dopo averlo ascoltato e aver letto il suo nuovissimo il libro per consolidare il mio “innamoramento”.
Forse lo segui già; in caso contrario corri subito su youtube e iscriviti anche alla sua newsletter settimanale della domenica. Io l’ho fatto. Ti assicuro che è un buon modo per avvicinarti all’argomento. Ma andiamo con ordine.
Ci sono libri che ti spiegano come risparmiare, libri che ti parlano di investimenti, e libri che fanno un tentativo più ambizioso: aiutarti a rimettere ordine nel tuo rapporto con il denaro, nella tua testa e nella tua vita. I quattro pilastri dell’indipendenza finanziaria appartiene a quest’ultima categoria.
Marco Casario non si limita a fornire strategie o formule: costruisce un percorso, lucido e concreto, che ti accompagna passo dopo passo dentro le dinamiche che condizionano la nostra vita finanziaria molto più di quanto vogliamo ammettere. È un libro che non punta a fare leva sulla paura né ti vende scorciatoie; al contrario, restituisce controllo, consapevolezza e soprattutto una direzione chiara.
L’intera struttura si regge su quattro pilastri che, messi insieme, definiscono la base reale dell’indipendenza economica:
- massimizzare le entrate,
- controllare le spese,
- imparare a risparmiare
- investire.
Semplici da enunciare, ma tutt’altro che banali da mettere in pratica.
Massimizzare le entrate: crescere, evolvere, negoziare
Il primo pilastro è un invito, anche un po’ scomodo, a guardare in faccia il proprio valore professionale.
Casario parte da qui perché, molto semplicemente, non si può costruire una vita finanziaria stabile se non si lavora sull’origine di tutto: le entrate. E non come concetto passivo (“quanto guadagno”), ma come insieme di scelte intenzionali che riguardano formazione, competenze, posizionamento e capacità di negoziare.
La sezione dedicata al lifelong learning è illuminante: in un mondo che cambia alla velocità del digitale, l’idea di rimanere per anni con lo stesso set di competenze è un’illusione pericolosa. Casario cita il World Economic Forum e la previsione che oltre metà della forza lavoro, entro il 2030, dovrà acquisire nuove competenze per rimanere occupabile. Non un dettaglio, ma un messaggio forte: la formazione non è un premio, è un dovere verso se stessi.
Molto interessante anche l’affondo sulla negoziazione dello stipendio. In Italia la percezione comune è che chiedere un aumento sia sconveniente, arrogante o “da maleducati”. L’autore ribalta questo retaggio culturale spiegando quanto sia invece fondamentale conoscere il proprio impatto sull’azienda, raccogliere dati, preparare una narrazione chiara e scegliere il momento giusto. Un consiglio su tutti: il miglior momento per negoziare è quando si cambia lavoro, non quando si è già dentro.
Il capitolo si chiude con alcune riflessioni concrete sulle entrate parallele: i side business. Casario mostra come oggi sia possibile creare prodotti digitali (come corsi, guide, template, ebook) che una volta creati possono essere venduti infinite volte. Non è una promessa facile: è un modo per ricordare che diversificare le entrate non è un lusso, ma una strategia di stabilità.
Il controllo finanziario: mettere ordine prima nei numeri, poi nella vita
Il secondo pilastro è quello più “organizzativo” ma anche quello che, a lungo termine, fa la differenza. Controllare le spese e il proprio bilancio non significa vivere nell’austerità, ma riconquistare una forma di lucidità quotidiana.
Casario introduce il bilancio personale come un vero diario di bordo. Un sistema semplice di registrazione – entrate, uscite, risparmi – che va aggiornato con costanza: ogni giorno, se possibile, o almeno ogni settimana. Non serve un Excel complesso (o app a pagamento): serve continuità. È questa continuità che permette di individuare gli sprechi invisibili, le abitudini che erodono lentamente il nostro reddito e le categorie che pesano più del previsto.
La distinzione tra spese essenziali, discrezionali e beni durevoli aiuta a leggere la realtà finanziaria per quello che è.
Le essenziali sono quelle su cui si può intervenire con strategie più strutturate – ad esempio rinegoziare un mutuo stipulato in un momento di tassi alti, o cambiare fornitore di energia. Le discrezionali, invece, sono il posto in cui spesso si nasconde la nostra impulsività. I beni durevoli richiedono un approccio più strategico: comprare, aspettare, riparare?
Questa parte del libro è concreta, diretta, priva di moralismi. Non c’è il messaggio “taglia tutto”, ma “capisci cosa conta davvero e dove puoi creare margine senza impoverire la tua qualità di vita”.
Ed è proprio questo che rende il controllo finanziario un pilastro vero: perché dà ordine, senza togliere respiro.
Risparmia: prima la mente, poi i soldi
Il terzo pilastro è forse il più emotivo, ed è anche quello raccontato nel modo più umano. Casario lo dice chiaramente: il risparmio non inizia nel portafoglio, ma nella testa.
È inutile cercare di risparmiare se si vive in un perenne stato di ansia, disordine o confusione. Il risparmio richiede spazio mentale. Richiede di fermarsi, prendersi un momento di verità e guardare in faccia la realtà: quanto guadagno, quanto spendo, cosa mi serve davvero, cosa mi sta ostacolando.
Bellissima l’idea che risparmiare serve soprattutto a evitare la vita che non vuoi. Non è solo un mezzo per comprare una casa o fare un viaggio, ma una protezione contro le situazioni in cui non puoi permetterti di dire no: il lavoro che odi, l’imprevisto che ti travolge, la dipendenza dagli altri.
Casario divide gli obiettivi in tre fasce temporali: breve, medio e lungo termine. Una classificazione che aiuta a mettere ordine e a dare un volto concreto ai propri progetti. E risponde con realismo alla domanda più frequente: quanto devo risparmiare? Si parte dal 5–10% e si cresce nel tempo, senza auto-sabotaggi.
Molto utile anche la strategia delle 3 D dello shopping – distanza, desiderio, decisione – pensata per gestire gli impulsi d’acquisto. Ma ne libro ce ne sono tante altre, tutte da leggere..
Investi: far lavorare i soldi al posto nostro
Il quarto pilastro è quello che più di tutti mette in prospettiva la nostra epoca: lavorare non basta più.
È un’affermazione forte, ma Casario la presenta con una semplicità che è difficile ignorare.
L’inflazione consuma i risparmi, i prezzi aumentano, gli stipendi restano fermi. Lasciare i soldi sul conto corrente significa, concretamente, perderne valore ogni giorno.
E allora il punto non è più “investire è rischioso?”, ma “quanto mi costa non farlo?”.
Casario smonta il mito che investire sia solo “per ricchi” e ribadisce un principio essenziale: sono i soldi a dover lavorare per noi, non il contrario.
Anche piccole somme, investite con costanza e nel lungo periodo, hanno un potere enorme.
Investire non è un atto di coraggio finanziario, ma un gesto di responsabilità verso noi stessi e verso chi verrà dopo di noi.
Molto interessante la parte in cui l’autore parla della ricchezza generazionale: i baby boomer hanno beneficiato di un contesto economico favorevole, oggi questo vantaggio non esiste più. Noi dobbiamo costruire da zero il nostro equilibrio economico, con consapevolezza e disciplina.
Devo dire che da neofita degli investimenti questo capitolo è godibilissimo: chiaro, preciso, senza promesse, utile. Io ho alzato il telefono e chiamato la mia banca per fissare un appuntamento. Tu cosa farai?

Non si parla mai abbastanza di finanza personale, ne si studia. Ed è un male, e un problema. Bisogna prendere questa decisione da soli, e non solo quando il conto in banca è in rosso e dobbiamo rimettere in ordine la nostra vita. L’importante è partire, iniziare. E fidati di me: ti bastano 16,90€ per iniziare a capire cosa fare.
Casario non ti promette la ricchezza, ti dà qualcosa di molto più prezioso: la sensazione di poter riprendere il controllo.
E, pagina dopo pagina, ti accompagna verso un’idea di indipendenza che non è un traguardo improvviso, ma un percorso quotidiano.
Il libro è molto ben spiegato, semplice quanto basta da non mandarti in pappa il cervello dopo 10 pagine ma non banale da dire “ah ma questa cosa la sapevo anche io”. Le case history e gli esercizi completano il quadro di un libro adatto a tutti quelli che vogliono iniziare a capirci qualcosa di più sulla finanza personale e puntano alla loro indipendenza finanziaria.
Che tu sia studente, freelance, dipendente, startupper o abbia una piccola attività, se ti chiedi sempre, a fine mese: “com’è possibile che non mi rimanga mai niente in tasta? Come faccio a risparmia se i soldi mi bastano a malapena per vivere?”. Oppure “ma perchè più guadagno e più spendo? Ma devo investire o tenere i miei soldi sul conto? Ma come si fa a investire e quanto?”. Ecco, questo libro ha le risposte, tutte.








