Stai cercando un libro adatto per le tue vacanze natalizie e non solo? Lo hai trovato: Change by design di Tim Brown è quello che fa per te!
Scorrevole, di facile lettura, curioso e adatto ai designer ma non solo. Questo libro è un invito per tutti a ripensare il processo creativo e l’innovazione in modo più umano e collaborativo. L’autore del libro, infatti, approfondisce il tema del Design Thinking e di come questo concetto trasforma le organizzazioni e ispira innovazione.
Brown, CEO di IDEO, uno dei principali studi di design al mondo, sostiene che il design non riguarda solo il prodotto, ma un modo di pensare che può trasformare intere organizzazioni e migliorare le esperienze delle persone.
Dopo questa breve introduzione, entriamo nel vivo di questo bellissimo libro?
E allora continua a leggere la recensione fino alla fine perché capirai quanto un pensiero libero, creativo ed esplorativo sia fondamentale per progettare idee.
Che cos’è il design thinking?
Tim Brown, in Change by design definisce il design thinking come un processo che integra le esigenze degli utenti, le possibilità della tecnologia e gli obiettivi aziendali. Il design thinking, infatti, è un processo human-centered, non lineare né ordinato ma composto da un sistema di spazi che si sovrappongono.
Sono tre i principali spazi percorsi prima di arrivare alla progettazione di un’idea: ispirazione, ideazione e implementazione. Solo attraverso l’esplorazione e il passaggio avanti e indietro da questi spazi, il designer thinker farà scoperte inaspettate e porterà a termine con successo il progetto.
Il compito del designer thinker è quello di navigare in modo non ordinato tra i dati ottenuti grazie all’esperienza diretta con le persone ma soprattutto è quello di accettare i vincoli in modo entusiasta.
Sembra una contraddizione ma i vincoli di cui parla l’autore costituiscono le fondamenta del design thinking perché si tratta di 3 criteri che devono essere in equilibrio tra di loro: fattibilità, realizzabilità e desiderabilità.
Dunque, stai avendo l’impressione che il design thinking sia astratto, vero? Non hai tutti i torti perché in realtà è l’incarnazione del pensiero, attraverso team, brief e progetti.
Change by design: le fasi del design thinking
Nel paragrafo precedente abbiamo chiarito il significato di design thinking, adesso andiamo più sul concreto: qual è il lavoro dei designer thinker? Semplice: aiutano le persone a esprimere i loro bisogni latenti (che magari non sanno neanche di avere).
Già, non proprio semplice in realtà. Non basta scoprire cosa vuole la gente e dare loro ciò che vogliono perché le persone sono un processo in continuo cambiamento. Il loro modo di adattarsi ad ogni situazione li rende difficili da capire. Proprio per questo motivo, i designer si calano nella realtà e osservano le varie esperienze in prima persona.
Quest’ultimo è il primo passo per progettare un design di successo e prende il nome di Insight.
In questa prima fase, infatti, il designer raccoglie indizi preziosi sulla gamma dei bisogni non soddisfatti, utili per affrontare il secondo passo o seconda fase: l’osservazione. È proprio in questo momento che si deve guardare ciò che le persone non fanno e ascoltare ciò che loro non dicono.
Dopo aver trascorso settimane e mesi a osservare il comportamento delle persone non resta che instaurare, attraverso l’empatia, una connessione. Questo è l’ultimo step.
I designer thinker vedono il mondo attraverso gli occhi altrui, lo capiscono attraverso le loro esperienze e lo percepiscono attraverso le loro emozioni. Questo percorso di studi armonioso che parte dall’insight e arriva all’empatia è possibile solo se si sfumano i confini tra creatore e consumatore. Il designer cammina con il consumatore e di conseguenza quest’ultimo non è un soggetto passivo (design partecipativo).
L’importanza delle persone si vede proprio in questo momento: loro sono partecipanti attivi nel processo di creazione grazie alle loro idee e i loro feedback. I prototipi, argomento caro all’autore del libro, servono proprio a questo: offrire al consumatore un’idea da giudicare, a costo quasi zero. In questo modo è possibile imparare dal fallimento (meglio che il fallimento avvenga prima che dopo) e perfezionare il prodotto in corso d’opera.
Il futuro del design thinking
Change by design di Tim Brown esplora come il desing thinking possa essere applicato non solo al design dei prodotti ma anche alla gestione aziendale e risoluzione dei problemi all’interno delle organizzazioni.
Uno dei migliori metodi adottato dai designer thinker è certamente quello di collaborare con persone che possiedono competenze diverse in modo tale da esplorare soluzione innovative da prospettive diverse. Ed è proprio per questo che il lavoro di sguarda, secondo l’autore, è fondamentale per stimolare la creatività.
Per il futuro è fondamentale che sempre più persone conoscano i principi olistici del design thinking.
Nelle scuole, infatti, deve essere sviluppata un’esperienza didattica che non elimini la tendenza dei bambini a sperimentare e creare ma anzi, la incoraggi e l’amplifichi.
Tim Brown conclude il suo libro con una frase sul design thinking su cui possiamo riflettere: “il design thinking può non solo contribuire al successo delle aziende, ma anche al benessere dell’umanità in generale”.
Change by Design non è solo un manuale per designer, ma un invito per tutti a ripensare il processo creativo e l’innovazione in modo più umano e collaborativo. Proprio per questo lo consigliamo a tutti coloro che vogliono scoprire di più sull’argomento.
Se il design thinking ti incuriosisce, Change by design di Tim Brown è il libro che devi avere nella tua libreria, sia che tu lavori già come designer sia da appassionato\a.
Se vuoi altri consigli sul design thinking, il team di Libri di Marketing ti consiglia anche questo libro.