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TRE domande a… Veronica Gentili

Quando si parla di Facebook e Instagram, il primo nome che viene in mente è spesso il suo: Veronica Gentili. Consulente, formatrice e speaker, da oltre 15 anni affianca aziende e professionisti nel rendere i social uno strumento davvero utile al loro lavoro.

È fondatrice di un’Academy che in questi anni ha formato migliaia di persone, e continua a essere un punto di riferimento per chi vuole fare imparare a usare Facebook e Instagram e fare pubblicità online senza cadere in scorciatoie o mode del momento. Il suo ultimo libro, Niente fuffa (Apogeo), racconta già dal titolo il suo approccio pragmatico e diretto.

Con lei abbiamo parlato delle difficoltà che le PMI incontrano nel conciliare piccoli budget e grandi aspettative, di come sta cambiando il ruolo del Social Media Manager e di quale consiglio “fuori dal coro” darebbe oggi a chi vuole investire davvero sui social.


Oggi le PMI si trovano spesso a lavorare con budget ridotti, ma con aspettative di risultati rapidi e tangibili. In questo contesto, qual è secondo te la strada per bilanciare performance immediate e una strategia digitale capace di durare nel tempo?

Il punto di partenza deve essere una strategia chiara e sostenibile, costruita su due pilastri fondamentali: obiettivi realistici e KPI misurabili. Per me la strategia migliore sta nel fare un’analisi per capire da dove partiamo – es. se è un brand completamente nuovo con una presenza social tutta da costruire è folle non investire in primis in campagne orientate a farlo conoscere e spiegare cosa offre – e da lì pensare a una serie di attività cadenzate nel tempo (3-6-12 mesi) che ci portino al raggiungimento degli obiettivi che fissiamo insieme al cliente.

In quest’ottica, per raggiungere subito risultati tangibili propongo sempre di inserire campagne di lead generation integrate con strategie di nurturing e vendita – tramite email, WhatsApp, SMS… -: qualsiasi sia il settore è in genere il modo migliore per portare risultati – dati – da trasformare in vendite.

Quindi ci serve avere una strategia social di medio-lungo termine che ci permetta di far conoscere il brand, creare una community attiva e accompagnare alla conversione e, al contempo, campagne attive che portano a conversione immediata di più livelli (contatti, vendita, etc).

La figura del Social Media Manager continua a essere fraintesa e talvolta sottovalutata. Guardando ai prossimi cinque anni, come immagini la sua evoluzione tra intelligenza artificiale, automazioni, gestione delle community e obiettivi di performance marketing sempre più stringenti?

Io penso che si vedrà sempre di più la differenza tra “i gestori di social account” e i veri Social Media Marketer con competenze trasversali e che sanno ben integrare l’AI nel proprio lavoro.

I primi diventeranno sostitubilissimi da tool AI sempre più performanti e specifici, i secondi li integreranno in un processo guidato dal professionista.

Credo inoltre che il SMM di domani, non solo avrà le competenze e le esperienze proprie del Social Media Marketer, ma anche competenze specifiche lato content creation – video in particolare -, in modo da poter gestire l’intero processo che parte dalla strategia, passa per la produzione dei contenuti e arriva alla pubblicazione per poi essere analizzato e ottimizzato.

Se dovessi lanciare una provocazione ai professionisti del settore, quale credi sia il paradigma del digital marketing che oggi andrebbe messo in discussione per aprire la strada a nuovi risultati e a un approccio più efficace?

Certamente il paradigma dell’iper-specializzazione: essere specializzati in un unico campo o verticale funziona solo se si lavora in grandi realtà o si ha un forte personal brand che permette un flusso continuo di clienti e progetti.

Nella realtà a oggi per essere competitivi è necessario unire più competenze ed esperienze che se da una parte ci aiutano a dare più servizi ai clienti dall’altra permettono anche di raggiungere più risultati: per un SMM diventa molto importante integrare competenze di content creation (video-making, video-editing, graphic design e così via) e/o di email marketing e/o di Digital PR, di lead generation e/o di e-commerce marketing, che lo rendono certamente più appetibile e spendibile sul mercato del “semplice” SMM che oltre all’analisi base, alla parte strategica e alla gestione di qualche campagna si trova in grande difficoltà se deve gestire altre parti del percorso di acquisto, come il nurturing  o la vendita.

Nel mondo migliore possibile il professionista dovrebbe saperne bene e tanto della propria specialty oltre a essere costantemente aggiornato, ma nel mondo reale è necessario coltivare una serie di competenze complementari o affini a quella che abbiamo per poter essere richiesti e offrire risultati.

Veronica Gentili durante un’intervista al nostro stand al WMF 2025

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