Questo libro è stato sulla mia scrivania per tanto. E ci resterà. Quando Ayros me l’ha proposto sono rimasta un po’ indecisa: ad una prima occhiata (della scheda del libro) non riuscivo a trovare affinità con questo blog. Poi Eugenia, abile e appassionata responsabile della comunicazione, me l’ha raccontato e ho deciso di leggerlo.
Da quel giorno sono passati mesi, lo ammetto. Quando un libro resta troppo sulla mia scrivania spesso finisce per essere spedito a qualcun’altro della redazione. Ma questo continuava a fissarmi e non capivo perché più lo rimandavo e più volevo leggerlo.
Con il senno di poi penso che forse, inconsciamente, sapessi che questo libro necessitava di tempo. E che in quel momento, quando mi è stato regalato, io non ne avessi.
Perchè questo non è un semplice libro. È un viaggio di (alla) scoperta. E come ogni viaggio necessita di tempo per la pianificazione, tempo per viverlo, tempo per assorbirne l’impatto sulla nostra vita. Ed è un viaggio che potete fare da soli, o in gruppo.
Perchè collegato a questo libro c’è un (definiamolo malamente) gioco. Ci sono delle carte – che ti consiglio di comprare insieme al libro perché oltre a essere bellissime illustrazioni aiutano, ma che volendo puoi “ricreare” a casa in modalità autonoma – con cui iniziare il vostro viaggio.
E cosa sono queste carte, ti starai chiedendo. Sono 15 personaggi, che si ritrovano tutti all’interno di un ipotetico villaggio. Ma sono anche 15 talenti: quelli che abbiamo, quelli che vogliamo sviluppare e quelli che spesso vediamo e teniamo lontano, senza un motivo apparente (ma in realtà un motivo c’è – spoiler).
Ecco che il viaggio inizia scegliendo 4 carte, 4 figure che, appunto, hanno un ruolo in questo gioco: quello di guidarci. Se ti sembra complicato è solo perché non hai idea di cosa ti aspetta ma già nelle prime pagine capirai tutto. C’è anche la possibilità di giocare in gruppo, molto utile per i piccoli team (la proveremo presto anche noi di LdM).
E quindi, diamo il via al gioco.
Cosa sono gli archetipi e perchè studiarli
Ogni capitolo è dedicato a un singolo abitante/archetipo del villaggio e si apre con una descrizione, che rappresenta un primo ingresso nell’universo della carta, presentata nelle sue caratteristiche essenziali e nei tratti più spiccatamente distintivi.
Talento distintivo, parole chiave, comportamenti associati, lato ombra. Ma c’è spazio anche per il lato oscuro, le situazioni che lo mettono a disagio. E poi ovviamente si passa all’azione, attraverso esempi tratti da diversi campi, incarnandosi in personaggi realmente esistiti. Si scoprono le interazioni con gli altri abitanti, le combinazioni stimolanti e i mix esplosivi.
Scoprirai cose davvero interessanti, le assocerai ad amici e colleghi, ti ci rivedrai nelle tue carte e inizierai a riflettere sugli spunti che leggerai. Anche per questo motivo il libro è stato cosi tanto sulla mia scrivania e ho avuto bisogno di tempo per arrivare a scrivere questa recensione.
L’ho messo alla prova. Ho giocato. Ho letto e riletto le mie carte e ho cercato di capire non solo se era tutto vero, ma se potevo fare qualcosa. E cosi per diverse settimane mi sono messa in gioco e devo dire che questo libro è stato davvero una piacevole presa di coscienza di certe cose e una svolta per altre.
Non ti racconterò i 15 personaggi, sarebbe impossibile ridurli a poche righe e non servirebbe. Ne scelgo solo uno, quello che caratterizza più me in questo momento: il capo del villaggio.
L’archetipo del Capo villaggio
La figura del capo del villaggio consiste in chi si fa carico di gestire un gruppo e desidera avere un ruolo centrale nella vita nel villaggio e nell’amministrazione delle risorse di comunità. Il capo del villaggio è una figura di leadership, ama le situazioni in cui può tracciare una rotta e portare gli altri a seguire le sue orme; non teme la competizione e ha bisogno di esercitare una forma di potere per il benessere del villaggio. Il suo lato ombra è l’onnipotenza: una delle sue frasi tipiche potrebbe essere (spoiler-lo è nel mio caso) “se non ci fossi io qui tutto andrebbe a rotoli”.
Si legge nel libro: “uno dei modi con cui questa sua tensione si esprime è attraverso una sorta di esplosione emotiva: appare aggressivo e mostra comportamenti impulsivi e distruttivi, come se volesse intimidire un possibile antagonista o nemico.“ Citofonare al team di Libridimarketing per avere il loro parere in merito.
Sempre a riguardo di questa figura, solo per farvi capire la bellezza di questo libro e delle sue descrizioni: “Non avendo paura di essere impopolare e di contrapporsi alle visioni degli altri, risulta a volte una figura conflittuale e poco incline alla mediazione, ma allo stesso tempo molto diretta, che non ha paura di dire ciò che pensa e di utilizzare in modo costante il feedback, anche nei casi in cui potrebbe urtare la sensibilità delle altre persone.“
Viaggio negli archetipi di una comunità
Come conclude il libro stesso: quando la lettura finisce, inizia il viaggio.
Ed è proprio cosi. Arrivati in fondo alla lettura di tutti gli archetipi del villaggio il lavoro sarà ripensare alle tue carte e agire.
Agire per cambiare, agire per contribuire, agire per migliorare. L’importante è agire e non lasciare la lettura fine a se stessa ma, come ho fatto io, tenerla a portata di mano e ogni tanto valutare il lavoro che si sta facendo, su se stessi e nei propri gruppi, in base alle carte scelte, alle figure che vogliamo essere e diventare.
È possibile anche leggere, alla fine, testimonianze di persone che, in ambiti e con ruoli diversi, hanno utilizzato The Village all’interno di diversi contesti organizzativi e di comunità. Un modo per suggerire possibili applicazioni del metodo a partire da esperienze concrete.

Questo libro è consigliassimo a tutti. Non leghiamolo solo al marketing e alle sue potenzialità nelle organizzazioni e nei gruppi. Usiamolo per migliorare noi stessi, all’interno della comunità in cui viviamo, personale e professionale.
Scoprirai tante cose di te e come sfruttarle al meglio, come relazionarti con gli altri e su cosa hai ancora da lavorare e migliorare. E se pensi di non avere nulla da migliorare, allora sei un Capo Villaggio: ma ricorda che senza villaggio sei il “capo” di niente 😉
