Il mondo dei colori me lo sento appartenere da sempre. Vuoi perché sin da bambina ho sempre avuto la passione del disegno e della pittura, vuoi perché ho lavorato per quasi 6 anni in un’azienda produttrice di vernici per interni ed esterni, vuoi perché sento di aver scelto di “vivere a colori” per svariati aspetti caratteriali che mi contraddistinguono. Questi i motivi “di pancia” per cui ho chiesto in mille salse di poter recensire questa piccola perla edita da Flacowski. E anche perché, in totale sincerità, non ho mai fatto riflessioni troppo approfondite legate agli stereotipi e bias cromatici che si attivano nella nostra mente. Il libro in questione, di cui sto per raccontarti, è stato scritto a due mani dalla storyteller Cristina Maurelli e dalla strategist Giuditta Rossi e parla proprio di questi aspetti.
Come è nato questo libro
Il libro è nato a seguito della campagna di advocacy “Color Carne“ di Bold Stories, come una sorta di naturale evoluzione. La campagna aveva come obiettivo rimettere in discussione la definizione “stereotipata” del color carne in quanto non inclusiva del tono di pelle di ogni singola persona. La campagna ha riscosso un enorme successo e le due autrici sono riuscite a cambiare la definizione in ben 5 dizionari.
Bold Stories è una creazione di Cristina e Giuditta e porta in seno un modello registrato e depositato, il “Bold Story Model”, che si pone come obiettivo quello di aiutare le imprese nel realizzare una narrazione autentica, la propria bold story, appunto. Se la cosa ti incuriosisce puoi trovare maggiori informazioni qui.
Cosa sono i bias (cromatici) e gli stereotipi
I bias sono comunemente delle distorsioni che applichiamo inconsapevolmente ai nostri ragionamenti, frutto delle nostre esperienze personali. Sono dei filtri, come le due stesse autrici sostengono, che non ci consentono di vedere la realtà per quella che veramente è. Gli stereotipi sono delle associazioni mentali automatiche, delle credenze che si formano e permangono in merito a persone o a gruppi sociali. La parola deriva dalla tecnica di stampa stereotipia, la quale prevede l’utilizzo di una lastra come matrice per la riproduzione tipografica di disegni e immagini.
Questo è il perimetro entro cui le autrici si muovono nella loro (e non solo loro, poi scoprirai cosa intendo) narrazione.
La grande bellezza del libro nella sua fisicità
Parla di stereotipi e di bias cromatici, d’accordo. Un argomento piuttosto specifico, ma con una portata potenziale davvero ampia. Formato, impaginazione, tipologia di carta (super top, che profuma di buon libro e porosa come piace a me) e più in generale il progetto grafico che contraddistingue questa piccola perla dell’editoria: un punto di forza, uno standing davvero notevole in una vetrina o tra le ultime novità sugli scaffali in libreria. Trovo la copertina di una bellezza pazzesca. E se a qualcuno venisse in mente di utilizzare questo pattern per commercializzare un’agenda, se non addirittura un tappeto per il salotto, posso garantirti che l’agenda sarebbe sempre nella mia borsa, così come il tappeto immediatamente nel mio salotto! Esagerata? No no, lo penso per davvero! Questa copertina super colorata e ricca di forme mi rappresenta.
E se anche tu sei del club “lettura con esperienza tattile e olfattiva”, puoi trovare recensiti qua sul blog tanti altri libri editi da Flacowski / Flaco Edizioni. Ecco la raccolta qui.
Com’è strutturato il libro STEREOTIPI A COLORI
Ogni capitolo affronta uno specifico colore o un abbinamento di colori. Al termine di ogni capitolo troverai una “chiacchierata” con un ospite esterno in relazione al colore presentato, ed in chiusura del capitolo il gioco “Comanda colore”, dall’omonimo gioco per bambini -Strega comanda colore- mixato con -cose, animali, nomi, città-.
Mentre ho iniziato a leggere una delle prime cose che mi sono chiesta è stata: l’ordine dei colori di cui le autrici parlano, sarà del tutto causale o avrà un senso? Ecco, questa è una domanda che lascio a loro.
Una storia che mi ha affascinato, e per cui non ho mai fatto approfondimenti particolari, è l’origine dell’accostamento cromatico del colore rosa alle bambine e del colore azzurro ai bambini. Una storia che parte dagli USA, ma che inverte rotta nel corso del tempo poiché inizialmente era il contrario: l’azzurro per le bambine ed il rosa per i bambini. Lo sapevi?
Per non parlare del verde, e della grande ambivalenza che si porta sulle spalle e alla quale non avevo mai pensato. Ho sempre concepito il verde come un colore positivo, piacevole, fresco, colmo di aspettative, di vita. Mi piace, anche se di fatto non l’ho mai utilizzato per il mio guardaroba. Però quando uso espressioni del tipo “verde di rabbia” o “sono al verde”, questo colore assume un altro ruolo completamente diverso, con un alone pressoché negativo. Non ci avevo mai pensato…
[in foto il libro fotografato durante un mio viaggio in Scozia, patria indiscussa del colore verde]
Un libro che fa riflettere e ti fa pensare ad aspetti legati ai colori, ai quali probabilmente, come me, non avevi mai pensato. Oppure bias cromatici di cui sono rimasta vittima senza accorgermi, e di cui poi mi sono resa conto leggendo. In tutta onestà mi sarebbe piaciuto leggere e vedere rappresentate altre combinazioni di colori, come ad esempio il rosso ed il nero, o il bianco e il blu, che adoro. La lettura di questo testo è adatta a tutti, anche se l’argomento è ben specifico.