Quando volte hai pensato di voler spegnere il tuo cervello e, banalmente, non pensare? Ammettilo, molto spesso!
Ma è davvero possibile? Si e no.
Il dott. Faith G. Harper ha racchiuso la sua esperienza in merito in questo libro dal titolo esaustivo. E con un linguaggio a metà tra la conversazione con un amico (parolacce comprese) e quella con un terapeuta ci spiega cosa è possibile fare per affrontare la vita di tutti i giorni con meno stress.
SPOILER: leggendolo ti troverai spesso a pensare “grazie al c***o, questo lo sapevo pure io”. Succede con tutti i libri di questo genere perché certe cose le sappiamo benissimo, ma non le affrontiamo comunque, figurarsi metterle in pratica. Per cui si, leggerai cose che ti hanno già detto o che ti sei già detto. Ma se ti sei lasciato attirare dal titolo forse vale la pena leggerlo, perchè qualcosa non ha comunque funzionato.
Il cervello ci incasina
Eh si, tutto colpa sua: del cervello. È da li che partono i nostri problemi ed è da li che parte il libro. Come funziona, come reagisce, perchè lo fa. L’autore stesso dice che è la parte più noiosetta del libro, ma indispensabile per capire il resto.
Ma in che modo si incasina il nostro cervello? Risposta tanto breve quanto complicata: il trauma. “Questo libro parla in sostanza del trauma e delle nostre reazioni traumatiche, delle schifezze dell’esistenza e della stronzaggine degli altri che ci impediscono di vivere alla grande. Parla di come creiamo strategie di coping per affrontare lo schifo che i dottori figi chiamano ansia, depressione, dipendenza, rabbia, eccetera.”
Come il trauma riconfigura il cervello
Un trauma è un evento che accade al di fuori della nostra comprensione di come dovrebbe funzionare il mondo. Una reazione traumatica sia ha quando la nostra capacità di affrontare ciò che è successo va in tilt e influenza altre parti della nostra vita. Come dice l’autore: “un trauma può essere un incidente, una ferita, una malattia grave, una perdita… O un qualunque tipo di evento che ti prende a calci nel sedere.“
Ma quanto ci vuole per affrontare un trauma?
I primi 30 giorni sono decisivi. Dice l’autore: “Spazio e tempo sono necessari per una buona ripresa, per elaborare quello che è successo, per trovare il modo di formulare una visione del mondo per come lo vogliamo, basandoci sulla nostra esperienza del mondo reale. In questo periodo abbiamo bisogno di sostegno relazionale. Il nostro cervello è costruito per connettersi e miglioriamo in connessione ad altre persone. Non avere quel tempo e quelle connessioni è un indicatore molto probabile del fatto che siamo diretti nel territorio della reazione traumatica.”
Il cervello, le emozioni e la rieducazione
Sapete quanto dovrebbe durare davvero un’emozione? 90 secondi. Vi sembra strano vero? Questo perché le emozioni, se durano di più, è solo perché continuano ad essere alimentate col pensiero. Lo facciamo ripetendoci all’infinito la stessa storia. Ed è qui che smettono di essere emozioni e iniziano a diventare stati d’animo.
Qui inizia la parte del libro in cui “si sistemano” le cose. Ma ovviamente non tutti reagiscono allo stesso modo, ed è lo stesso autore a dirlo. Per questo in una prima parte si affronta in maniera “generale” la cosa e poi si va nello specifico. E lo so che tu vorresti andare subito li a vedere se c’è il tuo caso specifico per avere la soluzione immediata al tuo problema. Ma non funziona cosi, purtroppo.
Per cui, prima di lasciarti alla lettura di questo libro per scoprire come affrontare il tuo cervello e aiutarti ad “andare avanti” ti lascio con un’ultima grande verità su cui si basa il pensiero dell’autore, e del libro.
Le tecniche di Grounding
Il grounding è uno dei modi migliori per gestire la sofferenza emotiva, perché contribuisce a farci rimanere nel presente e rammentare che la sofferenza è legata al ricordo, e non ha potere di procurare dolore in questo momento. Alcune persone non vogliono rimestare nella loro storia ed elaborare il trauma. E forse va bene così. Ma tutti desideriamo un modo per gestire certe situazioni. E qui scoprirete le diverse tecniche di grounding che puoi utilizzare.
Vi lascio scoprire da solo la meditazione e la differenza con il mindfulness, la preghiera, la musica e gli esercizi di self-compassion (ovvero essere gentili con noi stessi), l’esercizio fisico e il ruolo del diario. Scoprirete come ottenere aiuto, e in che modo; tra terapia, farmaci, manipolazioni e pure l’alimentazione
E poi si, arriverete finalmente alla parte del libro in cui si esplorano i modi specifici in cui il corpo e la mente esprimono lo stress. Mettetevi comodi e leggeteli.
Fare la recensione di questo genere di libri non è facile. Chi sono io per dare un’opinione? Nessuno. Solo un essere umano che, come tutti, affronta la vita, un trauma alla volta. E scoprirete come il termine “trauma” abbia un’accezione che va oltre quello che spesso si crede e di come tendiamo a sottovalutare certi “traumi” non ritenendoli tali.
Per cui la mia conclusione sarà molto personale.
Ma è piaciuto questo libro? Si.
Mi ha aperto gli occhi su alcune cose? Si
Ci ho letto cose già viste e sentite in anni di consigli di amici, terapia e corsi di meditazione? Si
Per questo l’ho trovato meno utile? No, anzi. Mi ha ancora una volta fatto pensare a come spesso abbandoniamo in fretta la nostra idea di “lavorare su noi stessi/sui nostri traumi ecc” semplicemente perché per il cervello è più facile fare cosi, che affrontare di nuovo tutto.
Consiglio questo libro a tutti coloro che si sentono sopraffatti dal momento e vogliono capire meglio cosa gli sta succedendo ma soprattutto capire che “è tutto maledettamente normale”.