In un mondo dominato dai social media, il selfie è diventato più di una semplice fotografia. È un fenomeno culturale, un simbolo dell’era digitale. Ma cosa ci dice veramente sul nostro rapporto con noi stessi e con gli altri?
Giovanni Stanghellini, nel suo libro “Selfie – Sentirsi nello sguardo dell’altro“, esplora queste domande in profondità.
Il corpo e l’immagine
Stanghellini ci porta in un viaggio attraverso la complessa relazione tra l’esperienza diretta del nostro corpo e l’immagine riflessa. Mentre una volta eravamo in grado di “sentire” il nostro corpo in modo diretto e immediato, oggi ci troviamo sempre più spesso a “vederlo” da una prospettiva esterna, come quando ci guardiamo in uno specchio o in una fotografia. Questa dualità, secondo l’autore, ha profonde implicazioni per come percepiamo noi stessi e il mondo intorno a noi.
Per interesse personale mi piace osservare come i ragazzi approcciano agli strumenti digitali. Pensiamo a TikTok, che viene utilizzato già dai 13-14 anni di età, in una fase della vita molto delicata in cui stai cercando il tuo posto nel mondo e il tuo “sé” è ancora in fase di costruzione.
Ecco, c’è un passo del libro che mi ha colpito molto e che a mio parere dovrebbe essere tenuto a mente da chi si occupa dell’educazione delle nuove generazioni.
“Lo sguardo altrui, o per meglio dire, sentirsi oggetto dello sguardo altrui diviene condizione necessaria per sentirsi”.
Preoccupante e pericoloso, se pensiamo che senza lo sguardo esterno non sappiamo chi siamo. Sono le visualizzazioni, i like, il pubblico che ci guarda a garantirci che esistiamo.
Il selfie come sintomo
Il selfie non è solo una moda passeggera, ma piuttosto un sintomo del nostro tempo. Il nostro crescente affidamento sull’immagine mediata di noi stessi è indicativo di una società in cui l’omologazione culturale, sociale, identitaria e corporea vanno di pari passo. In altre parole, stiamo perdendo il contatto diretto con il nostro vero sé, sostituendolo con un’immagine posticcia.
L’ossessione per l’immagine perfetta, la necessità di approvazione esterna e la crescente distanza dal nostro vero sé sono tutte tematiche affrontate con acume e profondità.
Le conseguenze sulla salute mentale
Uno degli aspetti più intriganti del libro è il collegamento tra il fenomeno del selfie e i disturbi alimentari come l’anoressia. Stanghellini suggerisce che, in una società che valuta sempre più l’immagine esterna piuttosto che l’esperienza interna, le persone possono perdere il contatto con la realtà del proprio corpo.
Questo può portare a una serie di problemi di salute mentale, tra cui una distorsione dell’immagine corporea e una crescente insoddisfazione per il proprio aspetto.
“Selfie – Sentirsi nello sguardo dell’altro” non è solo una riflessione sul fenomeno del selfie, ma un’esplorazione profonda di come la tecnologia e la cultura moderna stiano modellando la percezione di noi stessi.
In questo libro troverai una prospettiva unica e illuminante, ti consiglio di leggerlo se ti interessa comprendere le sfide psicologiche e culturali del nostro tempo.
Per un professionista del marketing digitale, il libro offre spunti di riflessione preziosi. In un mondo in cui l’immagine personale è diventata una merce, come possiamo navigare tra autenticità e costruzione dell’immagine? Come possiamo creare campagne di marketing che rispettino e valorizzino l’individualità, piuttosto che alimentare l’omologazione? Un promemoria del potere e della responsabilità che abbiamo nel plasmare le percezioni nell’era digitale.