Ammettilo: almeno una volta in questa vita hai pensato ad un piano B. Che sia per uscire da una situazione complicata, per la tua voglia di cambiare vita o, semplicemente, lavoro tutti un giorno pensiamo di avere bisogno di un piano B.
Ma molto spesso questo piano B resta in un cassetto, insieme ai sogni, e le motivazioni sono tante: paura di deludere qualcuno, mancanza di denaro, pressione sociale, incertezza. Soprattutto quando parliamo di piano B nella vita lavorativa l’incertezza è quella che più ci frena.
Per questo il libro di Vittorio Martinelli e Luigi Ranieri è un’utilissima guida per affrontare il cambiamento che si vuole mettere in atto con due “angeli custodi” di tutto rispetto che, insieme a tante voci intervistate sul tema, ti prenderanno per mano per farti sentire meno solo in questo viaggio.
Il piano B può essere un’opzione della quale ci dotiamo per affiancare il piano A. Ma c’è di più: oggi ci dotiamo di un piano B perché in un mondo definito volatile, incerto, complesso, ambiguo, fragile, ansioso, non lineare e incomprensibile (VUCA/BANI) non sappiamo fino a quando il piano A sarà efficace.
Il piano B è un modo per essere preparati a quello che il futuro ci potrebbe riservare in un mondo in cui tutto cambia così velocemente. Avere un piano B può essere utile per garantirci una continuità lavorativa se dovesse succedere qualcosa alla nostra azienda ma è anche un ottimo esercizio intellettuale per spingerci a riflettere su cosa altro saremmo in grado di fare come professionisti.
Cosa sta succedendo nel mercato del lavoro
Sentiamo parlare da un paio di anni di “grandi dimissioni”, prima di America e poi anche da noi. Persone che si licenziano, spesso senza un’altra offerta in mano, perchè non ce la fanno più. La Pandemia e la guerra in Ucraina hanno probabilmente dato il via al fenomeno; l’inflazione e la crescita pari a zero degli stipendi a fronte dell’aumento del costo della vita ha fatto il resto. Senza poi parlare dell’AI e del suo impatto futuro sul mercato.
Quando è giusto fare “il salto”? Quando si raggiunge il punto di rottura? Ma soprattutto, cosa mi fa a capire di esserci arrivati e pronti? Gli autori dicono che il tutto passa da un serie di considerazioni, oggetto del capitolo 2. Che parte differenziando subito chi ha una strategia da seguire rispetto a chi è mosso dalla contingenza/urgenza.
Motivazione e passione per cambiare lavoro
Lasciate perdere il classico Confucio e il suo “Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare nemmeno un giorno della tua vita”. La questione è un po’ più complicata anche se è vero, come dicono gli autori, che è importante sceglierci un lavoro affine alla nostre passioni; per quanto possibile.
La nostra motivazione è alimentata da tre spinte che spiegano tutto:
- costrizione: lo faccio perché lo devo fare
- Razionalizzazione: lo faccio perché dovrei farlo
- Ispirazione: lo faccio perché lo voglio.
Le prime due, le più comuni aggiungo, sono spesso contingenti e non ti permetto di avere la costanza necessaria a perseguire le tue passioni. La terza invece è benzina pura; ti da’ l’energia di andare, giorno dopo giorno, verso le tue aspirazioni, anche se richiede tempo. Ma è qui che diventa essenziale capire cosa ti appassiona di più. Ma come? Per prima cosa serve analizzarci, partendo da quello che siamo oggi. E poi attuare una strategia per evitare quei classici “errori” che ci riportano al punto di partenza o ci impediscono di andare avanti.
E nel libro vedrai che trovi tutte le risposte che ti sta ponendo adesso ma un piccolo spoiler sulla strategia da seguire te lo do’:
- Prospettiva, devi averne una
- Obiettivi specifici, precisi e razionali
- Pianificazione, definire il tempo necessario
- Personal branding, dove vai altrimenti?
E da questo punto in poi che nel libro troverai dei (semplici) esercizi per lavorare iniziare a lavorare concretamente su di te e sul tuo futuro. Il capitolo 4 è infatti il fulcro del libro, quello da cui inizia il cambiamento.
Piano B: quanto ci vuole ad attuarlo?
La risposta non è forse quella che ti aspetti, ma è quella più realistica: 12 mesi. Stiamo parlando del tempo necessario, definita la tua strategia, per distaccarti dal passato, apprendere il più possibile, adattarti. Ci vuole tempo, si. Ma è quello necessario perché il piano sia attuabile senza intoppi.
Serve, infatti, un piano d’azione. Bisogna scomporre in obiettivi la strategia, dettagliare ciascuna fase, scegliere i tempi giusti e monitorarsi.
Il mindset giusto per il Piano B
È la giusta mentalità a tenerci sulla strada che abbiamo delineato. Per questo bisogna lavorare (molto) anche su quest’aspetto, tenendoci aperti al cambiamento per non cadere (o ricadere) in schemi che potrebbero far naufragare il nostro piano.
Gli autori dedicano alla mentalità giusta per tenere la rotta un capitolo diviso in 7 consigli/principi da seguire. Vi dico solo il mio “preferito”, quello che ho trovato (per me almeno) più importante: tenersi stretto il dubbio. Dicono gli autori: “ è importante essere determinati e tenaci […] essere convinti di se stessi per non demordere; allo stesso tempo, è importante saper coltivare il dubbio. Il dubbio, nei periodi di transizione, ci stimola procedere con attenzione e con una modalità estremamente ricettiva rispetto alle informazioni che ci arrivano dal mondo esterno.” Questo rendere normale l’avere dei dubbi, se pur convinti, significa per me rendere ancora più “umano” questo percorso.
L’importanza del networking
Il networking è fondamentale, oggi più che mai, nello sviluppo della nostra vita professionale, per la nostra crescita e la nostra carriera. E questo a prescindere dal fatto che tu stia o meno creando il tuo Piano B.
Il networking porta opportunità di lavoro, scambio di conoscenze, visibilità, reputazione e collaborazioni. È importante dedicare parte del nostro tempo professionale a quest’attività dai risvolti spesso inaspettati.
Io stessa sono la dimostrazione di come il networking funzioni e ci investo molto tempo: parte del mio anno lo passo in giro per l’Italia partecipando ad eventi di settore per presentare il progetto di libridimarketing.blog e su Linkedin mi collego e intrattengo conversazioni con gli autori che poi stesso leggete in queste pagine.
Ecco perchè il networking diventa, in caso di attuazione di un Piano B, un potente strumento nelle tue mani da usare in modo strategico. Puoi parlarne e raccontalo alla tua rete, a persone nuove e anche a chi ti colloquia per un nuovo lavoro.
Attenzione: questo libro può provocare cambiamento! Io l’avrei messo un disclaimer da qualche parte. Perchè è vero. Questo libro ti porta a riflettere sulla tua condizione attuale, e futura, anche se non lo vuoi.
Certo, stiamo parlando di un libro che ha come target principale tutto quel segmento di persone attualmente insoddisfatte e in cerca di un piano B. Ma se non rientri in questo segmento non ignorare a priori questo libro con il banale “non mi riguarda”, perchè leggendolo capirai che in realtà ci riguarda tutti, anche chi in questo momento è soddisfatto del proprio lavoro e non ne sta cercando un altro.
È un libro che porta a lavorare su di noi in primis, e poi sul lavoro che facciamo. È ricchissimo di esercizi da fare, e rifare, e si chiude con tante testimonianze di persone che per un piano B ci sono passate e ti raccontano la loro esperienza, diversa da caso a caso.
Ribadisco il mio avvertimento: questo libro può generare cambiamento, anche senza sapere di volerlo!