Ci scherza anche lui nell’introduzione: Alex è “Gentile” di nome e di fatto.
Questo è il libro che racconta della sua esperienza come Leader Positivo nell’agenzia che ha creato: Empatia. Un nome che richiama il concetto di base più importante, un modo di “sentire”, essere e agire.
Quello che apprenderai dal libro lo dice l’autore stesso nelle prima pagine, ed è quello che lui per primo ha capito vivendolo in prima persona:
“Qualsiasi cambiamento, qualsiasi innovazione, per quanto importante e proficua possa essere, richiede la giusta modalità e la giusta tempistica per essere realizzata. Richiede, più di tutto, una gradualità nella sua applicazione. [ ] qualsiasi novità che portiamo nelle aziende, qualsiasi modifica che invitiamo ad adottare, deve saper essere collocata all’interno di un percorso progressivo e graduale, in cui ogni aspetto viene trattato al momento giusto e viene a poco a poco assimilato e consolidato all’interno dell’ecosistema aziendale. Non è uno sconvolgimento: ma un percorso progressivo di consapevolezza e di trasformazione, verso un modo del tutto nuovo di intendere il lavoro.”
Che cos’è l’empatia?
Nell’ambito della psicologia, l’empatia è stata definita in molti modi: generalmente è la capacità di porsi nella situazione di un’altra persona, di comprendere i suoi pensieri e i suoi stati psichici. In sostanza può essere intesa come la capacità di “mettersi nei panni degli altri”.
Esistono – e sono stati studiati – tre tipi diversi di empatia: quella «affettiva», che ci permette di rispondere in modo adeguato alle emozioni degli altri; quella «somatica», ossia l’abilità di percepire e sentire quelle che gli altri stanno sentendo; e quella «cognitiva», che corrisponde all’abilità di comprendere la particolare reazione di una persona ad un determinata situazione.
La capacità di sentire quello che gli altri sentono, riuscendo a mettersi nei loro panni e capendo cosa significhi “vivere” quello che loro stanno vivendo, è un’abilità fondamentale non solo in ambito professionale, ma anche nella vita di tutti i giorni: l’empatia è stata infatti definita a tutti effetti una life skill dall’OMS, l’Organizzazione mondiale della sanità.
L’empatia rientra a tutti gli effetti tra le abilità fondamentali non solo per il leader, ma anche per il manager aziendale, e a sostenerlo è Franco Gnocchi, professore di sviluppo organizzativo e leadership development presso l’Università europea di Roma.
“Le competenze del leader del futuro dovranno sempre più basare sulla capacità di facilitazione, ovvero sull’attitudine adattivare competenze distintive all’interno del team operativo da parte del leader. Per questo motivo, skills come l’ascolto attivo, la comunicazione empatica, la capacità di indagare in modo non pregiudiziale e il decision making condiviso saranno sempre più importanti”
L’empatia può essere allenata?
L’empatia – come tutte le altre skills – può essere allenata e migliorata. Per rafforzare questa abilità, si possono seguire fin da subito alcune azioni che, anche se piccole, possono avere un grandissimo impatto su di te e su chi ti sta vicino.
Le scoprirai già a pagina 40 del libro e te le riporto qui (pari pari) solo perché sono il punto di partenza da cui poi il libro prende il via:
• Lavora sul tuo ascolto: impara ad ascoltare fino alla fine chi ti sta parlando, senza interromperlo;
• Fai attenzione al linguaggio non verbale e ai movimenti del tuo interlocutore;
• Prima di giudicare una persona, cerca di capire il suo punto di vista;
• Immaginati più spesso che puoi nei ‘panni’ degli altri;
• Prova a focalizzarti su cosa hai in comune con le altre persone;
• Non avere paura di essere vulnerabile e di parlare con gli altri delle tue e delle loro emozioni;
• Lasciati coinvolgere in attività diverse dal solito, che possano metterti in contatto con persone che fanno cose diverse da te;
• Agisci, offri il tuo aiuto a chi ti sembra averne bisogno.
Com’è cambiato il mondo del lavoro.
Lo diciamo tutti i giorni a colleghi, amici, parenti, e anche alla barista mentre ci prepara il caffè al bar: “Il mondi del lavoro è cambiato”. Un tempo bisognava avere UN lavoro per vivere. Punto. Ora non basta più.
Ci siamo accorti tutti che a volte viviamo per lavorare. E, molte volte, il lavoro ci toglie la voglia di vivere.
Soprattutto dopo la pandemia ci siamo chiesti, tutti, se ne vale davvero la pena lavorare così tanto, in un posto che non ci piace, con colleghi e capi che ci fanno mobbing ecc. La risposta è NO, non ne vale la pena. Non ne valeva la pena nemmeno prima, ma ce lo facevamo ancora bene.
Adesso invece abbiamo assistito a dimissioni di massa, a gente che cerca un nuovo posto di lavoro con caratteristiche ben precise, che non si accontenta più.
YOLO: You Only Live Once
Il lavoro è una parte fondamentale della nostra vita e passiamo al lavoro maggior parte del nostro tempo. È arrivata anche in Italia la YOLO economia, l’economia del “You Only Live Once”, quella del “si vive una volta sola”, per cui le persone iniziano ad essere molto più attente alle realtà con cui scelgono di lavorare: non basta più solo assicurarsi un buon stipendio ma si cercano aziende che abbiano una serie di valori che noi condividiamo, che diano un reale senso a ciò che facciamo e che rispettino la nostra vita e, ancora più importante e nostra salute.
Ed è qui che si inserisce la figura del leader positivo, delle Organizzazioni Positive e del CHO.
Cosa sono le Organizzazioni Positive
“Le Organizzazioni positive sono – si legge nel libro – una realtà ormai affermata: si tratta di aziende nelle quali si è compiuto un reale cambiamento nel modo di pensare l’ecosistema aziendale, nell’ottica della positività. Sono aziende dove si è riscritto il codice delle leggi di “cultura” aziendale, cercando di produrre un cambiamento reale nel modo di gestire e organizzare il lavoro, mettendo realmente al centro la ‘persona’ con le sue aspettative, i suoi bisogni, la sua salute, le sue esigenze, il suo benessere. Nelle Organizzazioni positive si sviluppano relazioni sane e proficue tra chi ne fa parte, in particolare fra leader e collaboratori, all’insegna della professionalità e dell’umanità; si incentivano comportamenti finalizzati al far ‘fiorire’ le persone, ossia a farle sentire realizzate e complete attraverso la possibilità di espressione, di crescita, di migliorameno e di auto realizzazione attraverso il lavoro.”
Ma come si fa a trasformare un’azienda in un’organizzazione positiva?
Serve un cambio di mentalità, e di prospettiva; bisogna far diventare la cultura della felicità e della positività una priorità strategica. Ma chi deve intraprendere e guidare, soprattutto, questo cambiamento? Il CHO, il Chief Happiness officer.
«Il Chief Happiness Officer è un esperto di Organizzazioni Positive, conosce i principi alla base della scienza della felicità e sa guidare questo cambiamento attraverso un approccio integrato che fa dialogare i processi organizzativi con i comportamenti e la cultura, al fine di generare coerenza e fare del benessere una solida strategia organizzativa.»
Le aziende che si sapranno mettere in gioco per il cambiamento, che sapranno mettere il benessere e la felicità delle persone al centro di scelte strategiche della cultura dell’azienda, otterranno una serie di benefici sia in termini di produttività che in termini di benessere aziendale; questo indipendentemente che la azienda stia fallendo o che stia andando a gonfie vele.
Le caratteristiche di un Chief Happiness Officer
- Ascolto attivo.
- Motivational Speaking.
- Empatia.
- Abilità di gestione dei conflitti.
- Leadership collettiva.
- Comunicazione efficace.
- Time management.
- Capacità di dare e ricevere feedback.
- Flessibilità.
- Linguaggio positivo.
- Coerenza.
- Ispirazione.
- Capacità di celebrare anche i fallimenti.
- Autocritica.
Tutte queste caratteristiche servono al leader positivo per trasformare la sua azienda in una vera organizzazione positiva, nella quale le persone sono al centro dell’attenzione, e nella quale si realizza un ecosistema sano, produttivo e felice. Come? A voi scoprirlo nel libro; vi ho già detto anche troppo!
Ho conosciuto Alex Gentili per caso, durante un evento a maggio 2023, grazie ad un amico comune. Ho accettato di leggere il suo libro nonostante negli ultimi mesi di libri sulla leadership (anche quella positiva) si stia riempiendo il mercato. L’ho lasciato sul tavolo per un paio di mesi, data la mia diffidenza sul tema. E oggi posso ammettere che è stato un grave errore.
Il Libro di Alex Gentili è BELLO perchè è vero, genuino e pratico.
È UTILE perchè ti guida in un pensiero da apprendere, in un percorso da fare, senza scorciatoie.
Queste 264 pagine, scritte con un font piccolo che forse spaventa, sono un manuale che chiunque dovrebbe leggere: sia tu manager, imprenditore, a capo di un team di lavoro o semplicemente una persona che vuole diventare migliore e cercare di creare una società migliore, anche fuori dall’ambito aziendale.
“Non ce la farò mai, non sono nato per essere leader, questa cosa non fa per me!”. Grazie Alex, perchè dopo la lettura di questo libro questa frase perde davvero senso ed è merito tuo.