Chi ci sta parlando.
Antonio Incorvaia non ha il tipico background del manager scrittore: è infatti laureato in architettura al politecnico di Milano, anche se da più di due decenni si occupa di comunicazione strategica, giornalismo, editoria, project management in ambito digitale e molto altro. Si tratta quindi di un professionista di lunghissima esperienza, come ci testimonia il suo profilo LinkedIn, che ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione e del web molto prima prima dell’avvento dei social media.
Pur appartenendo dunque apparentemente alla vecchia scuola, l’autore ci restituisce un piccolo volume di grande freschezza e attualità, a testimonianza di una indubbia capacità di aggiornarsi e della sua costante evoluzione come professionista, cosa assai poco scontata quando di parla più di comunicazione che di marketing.
Quanto è difficile la comunicazione.
Il confine che separa la comunicazione dal marketing non è mai stato così labile come negli ultimi anni, ma proprio una lettura come questa serve a ricordarci che non esistono solo campagne pubblicitarie sui social media o su Google: in qualsiasi azienda la vendita non può e non potrà mai assorbire del tutto l’atto comunicativo, che resta invece distinto e precedente.
Anzi, i tantissimi casi esempio portati a testimonianza delle diverse nozioni che incontrerete vi faranno capire bene che più cresce l’azienda e più saper comunicare è fondamentale quanto saper vendere. Vi renderete conto che spesso comunicare è anche più difficile che vendere prodotti, perché la comunicazione è soggetta a una quantità incredibile di variabili che, negli ambienti digitali e in particolare sui social media, non fanno che moltiplicarsi rendendo alla fine insidiosa qualsiasi dichiarazione, intervista, dibattito, espressione d’opinione. Certo non si vorrà incappare in errori come quelli che negli ultimi tempi abbiamo visto compiere a Elisabetta Franchi, Euronics, Enel e via dicendo.
Perché è un libro da leggere
Siamo abituati a giudicare in maniera molto positiva un libro di marketing, e lo facciamo sempre nelle nostre recensioni, quando ci fornisce casi tangibili, esempi di quello che sta cercando di spiegarci. Se stiamo leggendo un libro sul funnel, vogliamo vederne uno smontato in tutte le sue parti e capire, al di là della teoria, come mettere in pratica quello che stiamo vedendo. In questo caso, tuttavia, vale un po’ il contrario.
Ovviamente non è difficile cercarsi online uno dei numerosi casi di cattiva comunicazione che hanno fatto scuola, ecco perché non è questo il valore aggiunto che vi darà questo libro, quanto piuttosto proprio quella spiegazione che invece, nel settore della comunicazione, è spesso sfuggente. Insomma, di scivoloni se ne vedono tanti, ma perché accadono? Che teorie esistono a tal proposito? Quali logiche entrano in gioco?
Partendo da questa prospettiva, non ci sembrerà strano che questo libro parta proprio dai 5 bias cognitivi più pericolosi in rete e come questi vadano, già in partenza, a minare qualsiasi atto comunicativo. Perché proprio la vastità e la grande diversità degli errori che vediamo nei tanti esempi necessita di essere ricondotta a dei principi fondamentali, che questo libro si propone di spiegarci.
Intenti e cosa portarsi a casa
“Quella illustrata nelle pagine che seguono vuole essere un’indagine fenomenologica quanto più articolata ed esaustiva delle minacce che ogni giorno e senza alcun preavviso mettono a rischio i nostri nervi, il nostro business e la nostra reputazione digitale.”
Venendo dunque alla parte più sostanziale, in queste poco più di 200 pagine capirete cos’è una crisi online, cosa sono precisamente e come funzionano fail, shitstorm, fame, dissing e blast; avrete un’idea di quali sono le minacce che incombono come fake news, hater, clienti insoddisfatti ed errori comunicativi. Tutto sempre supportato da esempi che magari conoscerete già, ma che andrete a guardare con occhi più consapevoli d’ora in poi.