L’autore di questo capolavoro (sì, lo ritengo tale), Neuroscienze della narrazione, è Marco La Rosa, blogger fondatore di neurowebcopywriting.com e divulgatore scientifico. Sul nostro blog Libri di Marketing abbiamo anche l’altro suo testo recensito da Federica Mori, Neurocopywriting, sempre edito da Hoepli.
In genere, quando mi occupo di recensire un libro, chiedo sempre il contatto su LinkedIn all’autore, spiegando brevemente che sto leggendo il suo testo e che presto potrà vedere pubblicata la relativa recensione sul blog Libri di Marketing. Ebbene, da questo scambio è nato un simpatico aneddoto con l’autore, frutto di un iniziale misunderstanding, poi velocemente risolto tramite l’utilissima funzione messaggi di LinkedIn 😉 È stato infatti chiarito sin da subito che non si tratta di un libro di marketing, ma dopo averlo letto credo che possa essere utilissimo a chi, come me, lavora nel marketing!
Ho un altro aneddoto da raccontarti legato a questo libro, ma lo tengo in serbo per la parte finale!
Perchè dovresti leggere Neuroscienze della narrazione
Ma torniamo a noi. Neuroscienze della narrazione si pone sul mercato dell’editoria con un obiettivo preciso: fare divulgazione, offrire un importantissimo contributo alla contestualizzazione e comprensione di un argomento altamente complesso qual è il legame tra le neuroscienze e le narrazioni. Un legame fortemente in evoluzione, per il quale oggi esistono delle risposte: alcune parziali, altre già confutate, altre ancora attendibili. Il perché di questo libro lo possiamo ritrovare nell’introduzione, e a tal proposito riporto fedelmente le parole dell’autore: “Perché dedicare un libro alle scoperte delle neuroscienze e delle scienze cognitive sulle narrazioni e sullo storytelling? Il motivo è semplice: queste scoperte hanno avuto e avranno un forte impatto sulla nostra vita, anche se non ce ne accorgiamo. Già oggi, grazie alle neuroscienze, ottimizziamo i video pubblicitari, disponiamo di nuove forme di critica d’arte, di terapia, di difesa personale e militare, possiamo perfino prevedere se un film avrà o meno successo.”
Poi, non tralasciando l’aspetto fondamentale dell’evoluzione che stiamo vivendo in ambito tecnologico, l’autore prosegue: “Le neuroscienze e le scienze cognitive sono anche legate a doppio filo allo sviluppo del mondo digitale, dell’intelligenza artificiale e degli algoritmi, tutte tecnologie che hanno posto le basi per prevedere o forse determinare il comportamento di milioni di persone attraverso un uso disinvolto e particolarmente efficace dello storytelling.”
Cosa sono le neuroscienze?
Marco La Rosa apre il primo capitolo con una definizione fondamentale, ridisegnando immediatamente i confini dati dall’enciclopedia Treccani.
Dalla definizione di Neuroscienze, rimangono però fuori degli ambiti importanti. Quindi, è chiaro che debbano essere tenute in considerazione sia la psicologia cognitiva, che la scienza cognitiva.
Ma attenzione: psicologia cognitiva è una cosa, scienza cognitiva un’altra cosa. La prima è una scuola di pensiero nata negli anni ’60, conosciuta anche come cognitivismo; mentre la seconda si caratterizza per un studio della mente con un approccio scientifico interdisciplinare, prendendo in considerazione anche l’intelligenza artificiale, le neuroscienze nella loro globalità, la psicolinguistica e la psicologia comportamentale.
L’autore, come potrai vedere, dedica una buona parte del libro (almeno i primi 4 capitoli, dei 12) a delineare il contesto di riferimento, riprendendo vecchie teorie, test scientifici eseguiti, scuole di pensiero, ecc. Questo suo approccio è fondamentale e propedeutico alla comprensione di ciò che leggerai poi nei capitoli successivi.
Ciò che ti rimarrà, alla fine di questi capitoli ricchi di nozioni ed informazioni, è che oggi manca ancora una visione unitaria del cervello: persiste molta frammentazione tra teorie e scuole di pensiero, spesso anche con idee contrapposte.
Questo, però, è indice di un fattore: che c’è ancora molto da scoprire e tanto da indagare!
Cosa è la Narratologia
La narratologia è la scienza della narrazione. Il filosofo Todorov ha coniato questo termine nel ’69, e ciò che è importante nel suo punto di vista è che una narrazione non consiste nella mera esposizione di avvenimenti. Conta, infatti, anche il modo in cui il narratore ordina e racconta i fatti, e addirittura l’ascoltatore svolge un ruolo fondamentale con l’interpretazione di ciò che gli viene raccontato. L’aver riconosciuto l‘importanza del ruolo del lettore, o comunque il fruitore del racconto, rappresenta la linea di confine tra la narratologia moderna e la critica letteraria classica.
Oggi, pensando alla parola narrazione, probabilmente elabori un accostamento immediato rispetto al termine storytelling, che dovrebbe corrispondere alla parola italiana “affabulazione”, ovvero l’arte di raccontare storie. Storie che possono riguardare un prodotto, un’azienda, un aneddoto di vita, ecc. Tale accostamento ci fa comprendere quanto questo termine si sia “riempito” di significato nel corso del tempo, aprendo la strada all’utilizzo delle storie nei campi più vari e disparati.
Di cosa parla Neuroscienze della narrazione
Quando leggo e recensisco un libro valuto sempre molto attentamente se riportare o meno il dettaglio dei capitoli. Questo aspetto a volte non è rilevante, in questo caso invece ritengo opportuno farlo per darti maggiore contezza dello spettro dei contenuti trattati:
- Che cosa sono le neuroscienze
- La rivoluzione della narratologia cognitiva
- Dal Darwinismo letterario alla neuronarratologia
- Le neuroscienze della narrazione
- Limiti e critiche dell’approccio neuroscientifico
- L’era dell’intelligenza artificiale
- Neuroletteratura
- Oltre il viaggio dell’eroe
- Scrivere una sceneggiatura con le neuroscienze
- Arti visive e neuroestetica
- Aziende, coaching e terapia
- Fake news e altre cattive narrazioni
Ti avverto: è un libro denso, ma ti arricchirà tantissimo!
L’utilità del Modello del Blending (miscelamento)
Per quanto sia stato molto criticato, tale modello è utile a contestualizzare cosa avviene nella nostra mente quando leggiamo: una rielaborazione e fusione delle informazioni apprese che creano una nuova informazione. Nel processo di miscelamento, infine, la metaforizzazione gioca un ruolo cruciale. Tale modello è stato oggetto di numerose critiche come ti accennavo, tuttavia ha dato un importante contributo nel dimostrare che il processo di comprensione della narrazione non è affatto un procedimento meccanico e standard tra gli individui, ma frutto di una personale rielaborazione.
Narrazione e neuroni specchio
Ad inizio degli anni ’90, a Parma un gruppo di ricercatori universitari scoprono i neuroni specchio. Notizia ormai datata e metabolizzata, se non fosse che questa teoria presenta dei risvolti interessanti per l’immedesimazione narrativa. Infatti, tramite il meccanismo del rispecchiamento, i neuroni ci consentono di farci vivere i panni dei personaggi della storia, facendoci provare addirittura le stesse emozioni dei protagonisti e addirittura una sorta di simulazione nei movimenti fisici. Ovviamente, come ogni buona teoria che si rispetti, è stata anch’essa molto criticata. Se vuoi scoprire di più non ti rimane che acquistare e leggere questo fantastico libro, troverai questa parte attorno alla pagina 73.
Si tratta di un testo da studiare. Ho imparato molte cose che non conoscevo ed ho aperto “nuovi contenitori” nella mia mente, che presto spero di riempire con nuove letture correlate.
Sì, perché è un libro che apre cassettini, crea collegamenti e ti lascia il desiderio di continuare a documentarti. Non è un libro leggero, lo considero piuttosto impegnativo, soprattutto nella prima parte, quando l’autore racconta molte cose, utili e fondamentali a delineare il contesto.
Mi raccomando: se decidi di leggerlo armati di linguette adesive e lapis!
Si tratta, infine, di un testo molto specifico, che mi sentirei di consigliare a chi si occupa di contenuti, di comunicazione, ovviamente anche di marketing o comunque a chiunque abbia un vivo interesse e/o curiosità verso la materia.
[Aneddoto finale]
Come promesso, eccoti l’aneddoto finale: il libro poco prima della spedizione a casa mia è stato accidentalmente “bagnato” con dell’acqua fuoruscita da una bottiglia d’acqua chiusa male. Il libro ha viaggiato per qualche giorno con le pagine ancora un pochino umide. Appena giunto a casa mia, l’ho sfogliato subito e poiché ancora umido, l’ho messo ad asciugare, come si fa con i panni 😉 Poi ho pensato: “Dai le pagine rimarranno probabilmente un pochino secche e deformate, ma “Libro bagnato, libro fortunato”, un pò come si dice della sposa, quando nel giorno del matrimonio arriva la pioggia a complicare le cose 😉 In foto, il libro “steso” ad asciugare” in prossimità della stufa.