La pandemia causata dal Covid-19 ha colpito in modo negativo diversi ambiti, in particolare quello della ristorazione (fermo per tanti mesi, senza la possibilità per i gestori di ottenere ricavi), e ha accelerato il cambiamento del comportamento abituale dei consumatori. Nonostante il cambio di paradigma, il consumatore resta il centro di ogni progetto, servizio o prodotto e perciò diventa sempre più fondamentale adeguarsi alle sue esigenze e richieste in modo da offrire un servizio eccellente e favorire un positivo WOM (passaparola, in gergo).
Marco Baldocchi, esperto di marketing emozionale, fondatore di On Web, Marco Baldocchi Group ed Emotek Reality ed autore di questo libro, ci guida in un percorso di scoperta nel mondo delle emozioni e del neuromarketing in un settore di valore e particolarmente importante in Italia come quello del food.
Le emozioni al centro di ogni piano di comunicazione
In un mondo sempre più tecnologico, robotico e automatizzato, le persone ricercano sempre più il fattore umano e, in una parola, l’emozione. Ecco perché anche comunicando si possono enfatizzare maggiormente alcuni aspetti e creare quindi delle esperienze emotive differenti a seconda della tipologia di servizio offerto e di cliente. Ad esempio, si parla di Sense experience (connessa ai 5 sensi), Feel experience (legata alle emozioni che si provano in determinate situazioni), Think experience (legata alla possibilità di far interagire le persone con l’azienda/prodotto), Act experience (connessa a ciò che il consumatore può fare con il prodotto) e Relate experience (legata alla possibilità di creare relazioni con altre persone legate allo stesso prodotto). Nel web 2.0 si parla di prosumer (consumatore attivo nei processi di acquisto, a differenza di quanto avveniva in passato) e perciò diventa sempre più centrale il concetto di marketing esperienziale, in cui ci si impegna a far vivere un’esperienza unica, straordinaria ed emozionale al consumatore.
Come comunicare nel mercato del food?
Un sito web responsive, una SEO ottimizzata, un advertising strategico e una gestione dei canali social con obiettivi da raggiungere sono sicuramente i capisaldi di ogni buona comunicazione che si rispetti. Non è necessario attuare tutte queste attività insieme (è molto dispendioso in termini di tempistiche e denaro) ma bisogna cercare di sceglierle con cura, affidandosi a professionisti del web marketing e cercando di ottimizzare il lavoro svolto. È quindi opportuno realizzare un lavoro più di qualità che di quantità. Al centro di una buona e funzionale comunicazione è utile presentare le informazioni che l’utente cerca di più (ad esempio menù, orari, storia ed emozioni) in modo da garantirne la soddisfazione durante la fase di ricerca e scelta del ristorante.
Il neuromarketing nel food
Marco introduce e ci offre una definizione di questo straordinario mondo: “Il neuromarketing è quella branca del marketing che, basandosi su tecniche di neuroscienza, riesce a muovere emozioni nel tuo potenziale cliente e a condurlo, grazie a schemi in continua evoluzione, all’acquisto che lo gratificherà”.
Le emozioni sono ciò che governa la nostra soddisfazione per l’acquisto ed ecco che, per quanto possa sembrare scontato, i ristoranti in realtà non vendono cibo. Vendono bensì un’esperienza di benessere, densa di emozioni, in un’ambiente accogliente, pulito e curato. Ecco perché, il cibo è solo una parte dell’immenso universo della gestione di una comunicazione strategica nell’ambito food.
Parlando di neuromarketing nella parte finale del libro, Marco Baldocchi entra più nel dettaglio e si impegna ad illustrare alcune distorsioni del nostro cervello che si riflettono nella vita quotidiana. Oggetto di spiegazione sono ad esempio: l’effetto framing, i bias di disponibilità, di rappresentatività, di ancoraggio, di conferma, dell’avversione alla perdita, la primacy e la recency, il paradosso della scelta, il prodotto percepito.
In conclusione:
A chi è consigliato? A tutti gli imprenditori o comunicatori che operano nell’ambito della ristorazione e vogliono approfondire la macroarea del Neuromarketing, implementandolo nella propria attività.
Quanto è pratico? Il libro non presenta casi studio veri e propri ma offre delle indicazioni e degli esempi su come applicare il Neuromarketing al proprio progetto nel settore del food.
È da avere in libreria? Per chi ha un’attività nell’ambito della ristorazione e vuole adeguarsi ai tempi, cercando inoltre di distinguersi dai competitor, questo testo è sicuramente una buona guida.