Metaverso, quanti sanno per davvero di cosa si tratta?
Termine coniato nel 1992, si tratta di uno spazio virtuale attualmente sulla bocca di tutti da quando Facebook, l’attuale Meta, ha deciso d’investirci nei suoi nuovi progetti tech.
Ma come può questo universo intangibile, ma allo stesso tempo molto vicino al reale, interagire con aziende e creatori, soprattutto del contesto della moda?
Ce lo spiega Valeria Volponi, giornalista professionista, specializzata nel settore retail e fashion marketing. È inoltre docente di Store Communication e Digital Storytelling all’Università IULM di Milano ed di Digital fashion e Social Media Marketing presso l’Istituto Marangoni di Milano. Volponi grazie alle sue esperienze e conoscenze ad oggi è l’autrice di “Moda e Metaverso” edito Franco Angeli.
Scegliere il proprio stile, plasmando il proprio stesso corpo, oppure no
La caratteristica principale del Metaverso è che si può essere qualunque cosa o persona tu voglia.
Puoi costruirti la tua casa, avere un corpo d’animale, acquistare e indossare le cose più impensabili e creare il tuo stile senza effettivamente seguire le mode. Insomma, il Metaverso consente di sognare ed è sicuramente molto più vicino al mondo del gaming che a quello reale.
Ma, allora come può un settore come la moda entrare in tutto questo e convertirlo in profitto?
Non si parla più di strategie customer-centriche
È interessante partire dagli stessi “abitanti” del Metaverso per andare ad individuare dei target di personas non più circoscritti come dal marketing classico, ma tutto un’altra idea!
Nel volume mi ha particolarmente colpito leggere di Alpha generation e perennials.
I primi nati dal 2010 si caratterizzano per avere le idee molto chiare in fatto di desideri e diritti, i secondi sono considerati una generazione senza età, hanno una mentalità trasversale con una ideologia votata alla crescita personale e alla conoscenza del mondo esterno.
Con questo l’autrice spiega che nel Metaverso le logiche della targhetizzazione per età ed esperienze non possa esistere, ma le aziende devono puntare a qualcosa di più.
In questo volume, Valeria spiega e mette in ordine le prime linee guida per le aziende della moda che intendano comprendere e capire la metaverse-economy e tutti i fattori che la compongono.
Personalmente il libro mi ha donato tantissimi nuovi spunti di cui ero all’oscuro, ma sopratutto di riflessioni sul come il Metaverso possa essere utilizzato per il mondo della moda ma anche per tutti gli altri settori.
Attraverso una serie di case histories che vedono protagonisti brand come ad esempio Gucci e la sua collaborazione con Roblox nella creazione del Gucci Garden (ben 19 milioni di visitatori), o la spiegazione di realtà annesse al Metaverso come Decentraland, The Sandbox, Zepeto. La visione che avrai sulle possibilità d’investire sul Metaverso, saranno ancora più chiare.
Inoltre si possono intendere e comprendere come le varie aziende abbiano creativamente trovato un ingresso all’interno del Metaverso e per immergersi totalmente nei progetti, sono stati inseriti specifici QR code comodamente alla fine di ogni paragrafo da scannerizzare e poi ammirare.
Per finire, il libro parla di diverse altre possibilità come ad esempio il rapporto con i meta influencer, anche quelli che non esistono (se non a livello virtuale).
A chi è rivolto? Tutte le persone, studenti e appassionati del digitale e della moda che intendano cogliere spunti e nuove idee su come approcciarsi al Metaverso.
Quanto è pratico? Il libro è suddiviso in diversi capitoli esplicativi e semplici, lo storytelling di Valeria guida il lettore a comprendere nella maniera più semplice possibile questa nuova materia.
È da avere in libreria? Per me è un si!