Conoscere Matteo Lusiani è immergersi in un mondo di professionalità caleidoscopica (è stato ricercatore, giornalista, copywriter) e visione innovativa. La sua biografia, disponibile a questo link, dipinge il ritratto di un professionista competente e appassionato, un facilitatore o enabler, per utilizzare un termine che ricorre spesso nel suo podcast “Brandroad – Le vie della marca”.
E già perchè il caleidoscopio di esperienze di Lusiani comprende anche un podcast, che nel 2022 è entrato nel 10% dei podcast più condivisi e seguiti al mondo, secondo Spotify.
Ed è proprio dal podcast che è nato il libro “Il brand, raccontato. Cosa sono i brand e che ruolo hanno nelle nostre vite” edito da Fausto Lupetti Editore.
Oggi Matteo Lusiani è consulente aziendale di strategia di branding e identità di marca o come dice lui “aiuto le imprese a costruire il loro brand e raccontarlo al loro pubblico”.
La sua esperienza nel campo della comunicazione e del marketing lo rende una guida affidabile in un settore dinamico e sfidante.
Breve pit-stop prima di continuare con la recensione: se ti interessa approfondire il tema del branding o quello dei podcast clicca qui e qui.
Cos’è un brand?
“Il Brand Raccontato” non è solo un libro. Come dice il sottotitolo, è una finestra aperta sul mondo dei brand e sul loro impatto nelle nostre vite.
Lusiani ci accompagna in un viaggio affascinante, tenendo d’occhio le sfaccettature di un fenomeno tanto radicato nella nostra quotidianità quanto arduo da comprendere profondamente, anche per gli addetti ai lavori.
Il libro brilla per le sue interviste esclusive con alcuni dei più importanti esperti italiani di branding, pubblicità e design, professionisti che hanno fatto la storia.
Parliamo di gente del calibro di Gaetano Grizzanti, Luca La Mesa, Andrea Semprini e Paolo Iabichino e molti altri che offrono un panorama ricco e variegato sul tema.
La forza dello storytelling al servizio del brand
La forza di “Il Brand Raccontato” sta nell’abilità di Lusiani di utilizzare lo storytelling per spiegare cos’è un brand e come si crea. Questo approccio rende il tema accessibile e coinvolgente, trasformando concetti professionali in narrazioni appassionanti. L’attenzione ai dettagli, unita alla suspence narrativa con cui vengono trattati gli argomenti, tengono il lettore con il fiato sospeso in attesa della pagina successiva, proprio come un romanzo.
Un esempio?
Sarà il periodo natalizio in cui ho scritto questa recensione o il fatto che lo spot in questione è stato girato in Italia e più precisamente sulle colline toscane, ma una delle storie che mi è rimasta più impressa è quella dello spot Coca-Cola del 1971.
È quello con il famosissimo jingle I’d like to buy the world a coke che in Italia, negli anni ‘80 diventerà “Auguri Coca-Cola” trasformandosi da inno pacifista a canzone di Natale.
Questo spot nasconde un sacco di aneddoti.
L’idea dello spot è nata (a Bill Backer, dell’agenzia McCann-Erickson) dopo che il suo aereo diretto a Londra dovette inizialmente atterrare in Irlanda a causa della densa nebbia che avvolgeva la capitale inglese e che non consentiva di atterrare in serenità. Qui Backer notò che i passeggeri dopo un primo momento di disappunto avevano cominciato a fare amicizia sorseggiando Coca-Cola ai tavoli di un bar in attesa del volo che li avrebbe riportati a Londra.
Capì, quindi, che Coca-Cola non era solo una bevanda rinfrescante, ma “quel qualcosa in più” nella vita delle persone. E che cos’è un brand se non proprio “quel qualcosa in più” rispetto ad un semplice prodotto?
Altre due chicche? Eccole: come detto lo spot venne girato in Italia, sulle colline toscane, e lo scouting dei figuranti fu fatto per le vie di Roma dove, a Piazza Navona, fu scelta la ragazza che compare in primo piano all’inizio dello spot.
Coca-Cola, aveva stanziato un budget di centomila dollari per girare lo spot, un’enormità per l’epoca.
Tuttavia, il costo finale fu di 250 mila dollari tanto da farne lo spot più costoso di sempre fino a quel momento.
Tra le interviste ti segnalo, invece, quelle a Paolo Iabichino, il cui punto di vista non è mai banale (e che menziona due libri che abbiamo recensito: Ibridocene e Brand Activism) e quella di Luca La Mesa, ex Unilever e Procter & Gamble e oggi dominus di Carriere.it, che porta il branding nel mondo dei social e della comunicazione 2.0.
Ah, ti consiglio di leggere anche l’indice: i titoli dei capitoli sono accompagnati da un breve testo, di tre o quattro righe, che Lusiani utilizza come per mostrare in ordine sparso pochi pezzi di un puzzle che si rivelerà nella sua completezza con la lettura del capitolo.
Questo libro è un vero e proprio gioiello per chi cerca di capire il mondo dei brand. Si legge con la stessa facilità e piacere di un romanzo, catturando l’interesse del lettore pagina dopo pagina. La sua capacità di rendere concetti complessi semplici e interessanti è un vero dono per chiunque voglia approfondire la materia senza sentirsi sopraffatto.
Ed in più, leggendolo conoscerai tante storie affascinanti sul mondo della pubblicità e scoprirai il “dietro le quinte” di alcuni dei più celebri spot della storia della pubblicità: tutto materiale che potrai rivenderti in ufficio per fare bella figura!
“Il Brand Raccontato” di Matteo Lusiani è un libro che merita di essere letto e non c’è periodo migliore delle prossime festività natalizie: aggiornerai le tue competenze con la leggerezza di un romanzo.
E pensare che è nato tutto da una tuta!