RECENSIONE DEL LIBRO

Fashionisti consapevoli

Editore:

Dario Flaccovio Editore

autore

Francesca Rulli

pubblicazione:

pagine:

Gennaio 2022

320

Autore

Francesca Rulli

Editore

Dario Flaccovio Editore

Pubblicazione

Gennaio 2022

Pagine

320

Prezzo

21,00 €

Autore

Francesca Rulli

Pagine

320

Editore

Dario Flaccovio Editore

Prezzo

21,00 €

Autore

Francesca Rulli

Pubblicazione

Gennaio 2022

costo:

Editore

Dario Flaccovio Editore

Pagine

320

21,00 €

Lo sfacelo ambientale è sotto gli occhi di tutti: il consumismo ha perso ogni freno; la frattura tra il Nord e il Sud del mondo, invece di ricomporsi, è diventato sempre più profondo. Greta e company scendono in piazza per chiedere a gran voce alla politica di cambiare rotta, tagliando i punti con quel business as usual che ci ha portati ad un passo dalla catastrofe ecologica.

E se non bastasse è arrivata la pandemia. Fino a quel momento i volumi di produzione e di vendita crescevano a dismisura. Da un giorno all’altro tutto si è paralizzato. Questo ha interessato soprattutto il settore della moda. I negozi hanno abbassato le serrande, i consumatori si sono rinchiusi tra quattro mura, le fabbriche si sono viste ritirare gli ordini, i magazzini sono rimasti stipati di merci invendute che nessuno sapeva più come smaltire. È stato uno choc. Ma il covid ha solo scoperchiato un vaso di Pandora che già da anni era al limite.

Cosa significa Sviluppo sostenibile?

Ma partiamo da una definizione: “lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri“. Si parla di sviluppo perché non dobbiamo rinunciare alla prosperità, al progresso e al benessere, ma semplicemente dobbiamo perseguirli con un occhio di riguardo per il dopo. Ogni nostra azione consuma risorse del pianeta, risorse che non sono infinite e che quindi stiamo sottraendo ai nostri figli e ai nostri nipoti. Dobbiamo imparare a gestirle meglio.

Un’indagine del 2021 rileva come il 90% degli italiani chiede con forza di limitare il consumo di plastica, l’87% di investire nelle fonti di energia rinnovabile e sempre l’87% di combattere i cambiamenti climatici adattando il proprio stile di vita. La moda su questo fronte ha parecchio da lavorare, visto che oggi ha la pessima reputazione di essere una delle industrie più inquinanti al mondo. E i motivi sono molteplici: sostanze chimiche usate, montagne di rifiuti, quantità di acqua consumata (e inquinata), cambiamenti climatici dovuto dalla notevole produzione di CO2, plastiche e micro plastiche che si riversano negli scarichi ogni volta che facciamo una lavatrice.

La produzione sostenibile

La prima parte del libro, intitolata il “modello di produzione sostenibile”, racconta attraverso quale percorso di produzione il capo o accessorio che troviamo in negozio può dirsi sostenibile.

Questo è un momento storico davvero delicato per i brand, che si trovano costretti a rispondere alla collettività di problematiche che fino a non molti anni fa non erano nemmeno percepite come tali. Chi riuscirà a gestirle in modo efficace, adeguando i propri modelli di business, conquisterà un grande vantaggio competitivo per il futuro.

Per cambiare il sistema però non basta una collezione Green: ciascun azienda deve ripensare i suoi processi, la sua governance, le sue relazioni con la filiera, i suoi argomenti di comunicazione. Questo è infatti l’argomento della seconda parte del libro, intitolato “la filiera sostenibile”.

La filiera sostenibile

Come posso spendere i miei soldi in modo più consapevole? Posso cercare di non essere complice della crisi climatica? Chi garantisce che la maglia che indosso non sia stata cucita da un operaio sottopagato, e chiuso in fabbrica 12 ore al giorno? La risposta è quella di andare a cercare in negozio un’etichetta, un claim, una frase che ci rassicuri: riciclato, fair Trade, FSC e via discorrendo. Questo è un primo passo ed è importantissimo perché traduce in azione la nostra presa di coscienza. Logicamente, però, stiamo partendo dalla fine (il prodotto) e ci stiamo concentrando sul singolo attributo di sostenibilità. È già qualcosa, certo. Ma se crediamo davvero che in futuro la moda possa diventare sostenibile dobbiamo seguire l’iter corretto: partire dalla filiera.

Tanti aspetti possono risultare problematici in termini ambientali e sociali: le condizioni di lavoro, l’impatto ambientale degli stabilimenti, la gestione delle sostanze chimiche, l’economia circolare. La buona notizia sta nel fatto che ormai esistono innumerevoli metodi, tecnologie e protocolli con cui l’azienda può intervenire su ciascuno di essi, facendo tangibili passi avanti in termini di sostenibilità.

E ad un certo punto veniamo invitati ad aprire i nostri cassetti e scoprire qualcosa di più sulle fibre tessili più comuni: dal cotone al poliestere, da cachemire al similpelle. Senza pagelle ne classifiche perché ciascuna fibra ha i suoi pro e sui contro, e le sue alternative meno importanti sul pianeta.

L’insegnamento finale dell’autrice è che la moda sostenibile non è un sacrificio. È un’opportunità. L’opportunità di scoprire un mondo magico come la moda, ma di farlo con consapevolezza.

Ecco quindi le 7 regole per un guardaroba sostenibile:

  1. Compriamo solo vestiti che ci servono davvero;
  2. Scegliamo look che non passeranno di moda;
  3. Spendiamo per materiali di qualità destinati a durare nel tempo;
  4. Prestiamo attenzione alla manutenzione dei capi che acquistiamo;
  5. Conosciamo le fibre per scegliere in modo consapevole e ragionato;
  6. Informiamoci sulla provenienza dei capi;
  7. Scegliamo brand di cui possiamo fidarci (scaricate l’app Good on you per scoprire info sui marchi).

Ricordiamoci anche che oggi esistono alternative all’acquisto, come il noleggio e il second hand.

Conclusione:

Un libro davvero bello, completo e descrittivo del mondo della moda di oggi lato sostenibilità. Consigliato a tutti perché affronta temi con cui tutti noi dovremo (se non abbiamo ancora iniziato) avere a che fare in futuro. Scoprirete tante curiosità sul settore, sui processi e sui tessuti. Consigliatissimo!

voto:

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Federica Mori – La Barbie Social
Laureata in Relazioni pubbliche e Pubblicità nel 2006, ho iniziato a lavorare poco dopo in una piccola agenzia di comunicazione a Brescia. Dal 2015 sono Freelance e mi sono dedicata al Social Media Marketing, senza però mai tralasciare il mio amore per l’Ufficio Stampa e le PR. Oggi sono Social Media Strategist e ADV Specialist: aiuto aziende e piccole realtà a usare i social per migliorare la propria presenza online.

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Laureata in Relazioni pubbliche e Pubblicità nel 2006, ho iniziato a lavorare poco dopo in una piccola agenzia di comunicazione a Brescia. Dal 2015 sono Freelance e mi sono dedicata al Social Media Marketing, senza però mai tralasciare il mio amore per l’Ufficio Stampa e le PR. Oggi sono Social Media Strategist e ADV Specialist: aiuto aziende e piccole realtà a usare i social per migliorare la propria presenza online.
Laureata in Relazioni pubbliche e Pubblicità nel 2006, ho iniziato a lavorare poco dopo in una piccola agenzia di comunicazione a Brescia. Dal 2015 sono Freelance e mi sono dedicata al Social Media Marketing, senza però mai tralasciare il mio amore per l’Ufficio Stampa e le PR. Oggi sono Social Media Strategist e ADV Specialist: aiuto aziende e piccole realtà a usare i social per migliorare la propria presenza online.

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