Inauguro la mia recensione di “È facile parlare di disabilità (se sai davvero come farlo)” di Iacopo Melio edito Erickson prendendo in prestito un aggettivo che la linguista e saggista Vera Gheno utilizza nella prefazione: “necessario”.
In rete, in tv e sulla carta stampata capita quotidianamente di incappare in titoli sensazionalistici e in grossolani tentativi di comunicare in modo inclusivo. Ecco, questo libro nasce dall’intento dell’autore di far riflettere e di condividere le linee guida alla base dell’inclusione, in particolare nell’ambito della disabilità.
Conosciamo meglio l’autore
Iacopo Melio – toscano, classe 1992 – è giornalista, politico e attivista per i diritti umani e civili.
La sua biografia ufficiale recita “Orgoglioso e rompiscatole quanto basta, con quattro ruote per spostarsi perché nato comodo. Amante dell’arte e di ogni forma di espressione, schierato con la libertà di pensiero sempre e comunque”.
Quanto Melio scrive di disabilità lo fa con ironia, fermezza e grande concretezza; un mix che in fase di lettura ti conquisterà.
La centralità delle parole
“Usare le parole sbagliate significa alzare muri, usare le parole giuste significa costruire ponti”.
La centralità delle parole che scegliamo di utilizzare e la sensibilità con cui ci approcciamo nelle definizioni che facciamo nostre è sicuramente uno dei temi che più mi ha colpita nel corso della lettura.
Melio dichiara il suo personale obiettivo: arrivare a non dover più parlare di disabilità, a non sentirne più la necessità nell’esprimersi proprio grazie ad un vero e proprio cambio di prospettiva.
Ne parlavano anche Alice Orrù, Andrea Fiacchi e Valentina Di Michele in Scrivi e lascia vivere, altro libro imperdibile che ho recensito lo scorso anno e che ti invito a prendere in considerazione per formarvi in questo ambito.
Consapevolezza per abbattere le barriere
La disabilità quindi come condizione o caratteristica e non come diversità o costruzione sociale, ti sembra facile?
Iacopo Melio non demorde, anzi ci travolge con il suo entusiasmo e la sua pragmatici in un interessante excursus nelle definizione che ci accompagnano nel mondo della disabilità da tempo: tra leggi, classificazioni e convenzioni che è utile conoscere per maturare la propria consapevolezza.
Di grande ispirazione anche il punto di vista dell’autore sulle barriere architettoniche che lui classifica in:
– naturali;
– tecniche;
– culturali.
Ostacoli che tutti noi potremmo un giorno trovarci ad affrontare e che a livello sociale sarebbe opportuno abbattere a priori.
Eccomi con il consueto “Da non perdere”:
– I patti con il lettore che Melio stila all’inizio del libro, un modo per entrare in empatia e rompere il ghiaccio che mi piace molto!
– Gli schemi pratici (e utili) che mettono a confronto come è corretto o non corretto esprimersi
– Il glossario del quale ammetto conoscevo davvero pochi termini
– Il calendario delle giornate ufficiali dedicate alla disabilità
A chi è rivolto? L’inclusività è una questione universale, scrive Melio, per questo in realtà riguarda davvero tutti. A partire da chi si occupa di comunicazione e marketing, a chi si occupa di formazione o informazione e a chi è attivo in politica.
Quanto è pratico? Si tratta di un volume conciso, ma davvero denso di passaggi fondamentali. È teorico, con tanti tratti pratici da mettere in campo già durante la lettura.