Cosa guida la motivazione? Come possiamo motivare il nostro team o i nostri dipendenti a fare bene il loro lavoro e a esserne soddisfatti? Il libro Drive di Daniel H. Pink, edito da Ayros, fornisce la risposta. Un viaggio che parte dalla scienza comportamentale per arrivare al mondo del business di oggi. Assolutamente da avere in libreria!
Perché “ricompense e punizioni” non sono sempre efficaci per motivare un team?
Noi essere umani abbiamo tre motivazioni biologiche fondamentali: fame, sete e sesso. Abbiamo anche un’altra motivazione influenzata dall’ambiente che ci circonda, che si basa sul rispondere alle ricompense ed evitare le punizioni.
Alla fine del XX secolo gli scienziati comportamentali scoprirono una terza motivazione, che potremmo definire “intrinseca”. Questa si basa e viene alimentata dalla gratificazione e dal divertimento che proviamo nel fare una determinata azione o nell’eseguire un determinato compito che ci viene affidato, come nel caso del contesto lavorativo.
Le aziende non sono però al passo con queste scoperte, dunque la gestione della motivazione dei dipendenti si basa ancora sull’assunto che la strategia più efficace sia offrire ricompense (es. economiche) per il lavoro svolto e viceversa. Un sistema di questo tipo può portare addirittura a diminuire le performance, incoraggiare comportamenti scorretti e favorire un pensiero di breve termine.
Certo è che “ricompense e punizioni” possono essere utili nel caso di compiti di routine e poco creativi, per motivare all’esecuzione degli stessi, spiegando però il motivo per cui questi compiti sono necessari e non limitandosi alla richiesta “se fai questo compito… allora vieni premiato/a”.
La motivazione al giorno d’oggi: autonomia, padronanza e scopo
Ognuno di noi ha bisogno di tre fattori per essere motivato/a: uno scopo rilevante, autonomia d’azione e padronanza del proprio agire.
Autonomia
Per essere motivate le persone devono avere autonomia sul lavoro (ciò che facciamo), sul tempo (quando lo facciamo), sul team (con chi lo fanno) e sulla tecnica (come lo fanno). Spesso le aziende che concedono autonomia ottengono una performance superiore rispetto ai concorrenti.
Padronanza
Solo il coinvolgimento porta alla padronanza, ovvero il fatto di migliorare in qualcosa che per noi è importante.
- È un atteggiamento mentale: richiede la capacità di considerare le proprie abilità come migliorabili all’infinito.
- È fatica: richiede impegno, grinta ed esercizio.
- È un asintoto: non si può raggiungere completamente, questo è frustrante e allo stesso tempo affascinante.
Scopo
Le persone, per loro natura, cercano una causa più grande a cui contribuire, uno scopo in grado di riscaldare il proprio animo. Ecco perché le aziende che usano il profitto per raggiungere uno scopo creano più partecipazione da parte dei dipendenti.
In conclusione
Questo libro mi è piaciuto molto perché fa luce su un’entità alla quale aspiriamo noi come professionisti (fare un lavoro che ci motivi) ma anche chi gestisce un team (trovare persone motivate e continuare a motivarle).
Ne consiglio quindi la lettura in entrambi i casi: se vuoi trovare la tua motivazione e se devi gestire un team o i tuoi dipendenti.
Oltre alla teoria il libro offre una cassetta degli attrezzi per aiutarti ad applicarne i principi, cosa che ho trovato molto utile.