Gli small data sono piccoli dati digitali con due caratteristiche: sono visibili a occhio nudo e sono capaci di raccontare storie umane. Cosa c’entrano con noi? Pensateci un attimo: ogni mattina ci svegliamo, prendiamo il telefono e iniziamo a seminare tracce digitali. Quelli che seminiamo sono small data.
Oggi più che mai sentiamo parlare di small data e si stanno moltiplicando le applicazioni in ambito marketing.
Il campo dell’antropologia digitale è fiorente e sta dando vita a una buona generazione di ricercatori online che studiano come le persone usano e danno senso alle tecnologia.
Conoscere i consumatori con i small data
Conoscere i nostri consumatori e il mercato attraverso i comportamenti delle persone è ormai imprescindibile e lo sarà sempre di più in futuro. Un esempio? Netflix ha cambiato la sua modalità di release delle stagioni proprio leggendo i suoi stessi dati e scoprendo che fare binge watching per i suoi utenti era divertente: per questo escono intere stagioni tutte insieme e non un episodio a settimana.
Nella ricerca spasmodica di small data troviamo tanti studi, con differenti mezzi, ma torna anche un nostro vecchio amico: Google Trend e il suo straordinario potere. Uno strumento da non sottovalutare ma da rivalutare per leggere non solo le tendenze del momento, ma anche la periodicità di certe ricerche e delle query collegate. Per scoprire nuovi fantastici mondi a noi sconosciuti, e raccogliere dati che non sapevamo nemmeno di volere.
Le generazioni, da Silent ad Alpha
Una generazione è un insieme di persone unite da una mentalità e da un contesto storico simile. Ogni generazione si approccia alla tecnologia in modo diverso e per necessità diverse. Si parla ormai sempre più spesso di boomer, millenials e Z ma come queste differenti generazioni usano la tecnologia e perché preferiscono determinate cose al posto di altre?
La rivincita della Silent generation, i Boomers alle prese con Facebook e il giardinaggio, la generazione X incastrata nel sandwich genitori-figli, i Millenials tra fenicotteri rosa, cibo instagrammabile e figli di cui sono innamorati, gli Z e la loro predisposizione agli audio e alla fluidità. E infine gli Alpha, la generazione dal 2010 al 2025 (che non è poi cosi lontana). Cosa ci aspetta? Vi dico solo che se siete genitori di uno di loro non v’invidio per nulla.
La memoria digitale e gli Insight culturali
Ma non ci sono solo i problemi generazionali, ci sono anche quelli che toccano in modo trasversale le diverse età. Un esempio? La memoria digitale. Accumuliamo file digitali, ognuno di noi in modo diverso (io sono Collezionista, ndr). E da quando Marie Kondo è entrata nelle nostre vita la ricerca dell’ordine è molto in voga ma il suo metodo non vale per il digitale. Siamo preda del disturbo da accumulo digitale, perennemente distratti da app, smartphone, tablet che ci impediscono di raggiungere il giusto livello di attenzione. (Ma di questo avevamo già parlato e in modo approfondito anche nel libro “8 secondi” di cui vi rimetto la recensione sotto.)
Nella seconda parte del libro si analizzano gli Insight Culturali, e scoprirete l’importanza che hanno per i Brand per stringere una relazione e iniziare un dialogo con chi li segue. Gesti, esperienze quotidiane e abitudini, credenze e pregiudizi, emozioni e percezioni, e infine le tensioni culturali: un viaggio davvero affascinante tra idee, movimenti e campagne di successo nate proprio da questi piccoli pezzi di “conoscenza”.
L’ultima parte è dedicata al futuro, e non ve la spoilero.
Ma vi lascio con un’immagine che mi è molto piaciuta: “il cielo è la rete, le stelle sono i big data, i puntini più luminosi gli small data, la forma delle costellazioni, gli insight”. Vale la pena di leggere il libro solo per approfondire questo.
L’autrice ha sparso nelle pagine di questo libri tantissimi “consigli di lettura”, molti dei quasi sono entrati direttamente nella nostra wish list. Io faccio lo stesso con voi e se volete approfondire dopo aver letto il libro vi consiglio anche la lettura di “8 Secondi” di Lisa Iotti e di “Design Marketing – analizzare i microdati” di Massimo Giacchino. Trovate le recensioni dei libri qui e qui. Buona lettura!
In conclusione:
A chi è consigliato? A chiunque lavori in ambito digital, perché non considerare gli small data oggi è impensabile.
Quanto è pratico? Vi sono tantissimi esempio di come gli small data sono stati usati dai brand per creare campagne di successo.
È da avere in libreria? Tutta la collana Tracce, curata da Paolo Iabichino, è assolutamente da leggere e conservare!