Avete mai ragionato sul concetto di “tinta unita”? Voi che, come me, fissate uno schermo per infinite ore, definite ogni possibile tinta con un codice, affermate fieramente di realizzare un logo monocromatico… Vi siete mai soffermati su che cosa significhi tinta unita e sul fatto che prima, semplicemente, non esisteva?
Non esisteva, per esempio, perché i colori si creavano fisicamente a partire da materie prime più o meno preziose ed era impossibile che dessero sempre il medesimo risultato.
Falcinelli, grafico e insegnante di Psicologia della Percezione presso la facoltà di design ISIA di Roma, ha pubblicato alcuni saggi sul rapporto tra design e percezione: Cromorama è uno di questi.
Leggere Cromorama permette a noi, che con il colore lavoriamo ogni giorno, di scoprirne nuovi significati profondi, mutazioni ed evoluzioni. Ci farà usare, la prossima volta, il blu bovary con una coscienza molto diversa, o il verde con una sfacciataggine arguta.
Ci permette anche di ripassare alcuni momenti topici, storicamente parlando, per la definizione scientifica del colore e dei colori primari; la posizione, le informazioni e codifiche proposte da Newton e da Goethe.
Fa scoprire, o ricordare a chi l’avesse dimenticato, il nome di Chevreul, che ha introdotto la prima classificazione cromatica basata su numeri. “In quegli anni i tintori (…) si vantavano di saper distinguere fino a ventimila sfumature diverse, eppure non possiedono un sistema preciso per indicarle, ma solo moltissimi nomi, alcuni davvero improbabili: (…) si parla perfino di un colore del pensiero. Chevreul capisce che così non si va lontano, e per prima cosa razionalizza le nomenclature cortesi sostituendole con dei numeri, e introducendo l’uso di cerchi cromatici graduati per metterle in ordine. È il presupposto di tutte le classificazioni moderne.”
Cromorama è anche colori come icone rappresentative di uno specifico prodotto e colore come chiave nel design e nella comunicazione, nel cinema, nella fotografia…
Ma questo non è – solo – un libro per gli addetti ai lavori: chiunque si dedichi a questa lettura, potrà attraversare e ripassare diversi momenti storici da un nuovo punto di vista, con il colore come comune denominatore e compagno di viaggio. Colore che non è immutabile e perfetto, ma che si plasma e modifica non solo attraverso le epoche storiche, ma anche attraverso la scala sociale.
Un libro impegnativo alla vista a causa delle numerose pagine, ma estremamente scorrevole e coinvolgente, ricco di esempi, non solo scritti ma anche fotografici, con note puntuali e aneddoti curiosi che facilitano la memorizzazione di momenti chiave per la storia e l’evoluzione del colore.
Conclusioni:
A chi è rivolto: ai designer consapevoli o che desiderano diventarlo un po’ di più; a chi è curioso e ha voglia di imparare cose nuove e vedere il mondo, l’armadio, la tv, le Adv, l’arte, sotto un altro punto di vista.
Quanto è pratico: porta diversi casi studio, avvenimenti e aneddoti molto immediati e facili da memorizzare. Aiuta a riflettere su temi molto diffusi ma poco approfonditi.
È da avere in libreria: io lo consiglio!