Un libro che rapisce il lettore fin dalle prime pagine, perché ricco di nozioni, esempi pratici, casi d’ispirazione e di successo, tecniche e strategie e costanti suggerimenti per immaginare, creare e distribuire al meglio contenuti aziendali attraenti, coinvolgenti, memorabili e persuasivi.
Poco importa se sei un neofita della content creation o se lavori già da tempo nella produzione di contenuti. Questo libro potrebbe risultare uno strumento di lavoro da sfogliare e consultare nei diversi momenti, per accrescere e aggiornare le competenze comunicative.
A scriverlo è Stefano Chiarazzo, un professionista che ha lavorato nel campo della comunicazione in diversi ruoli: da manager, advisor, docente, autore, blogger ed editorialista per diverse testare cartacee e online. Fondatore della società di reputazione digitale Pubblico Delirio, Chiarazzo è anche advisor per aziende come Barilla, Danone, Chiesi e Cosmofarma.
È importante che le persone ci prendano in considerazione
Spesso è difficile creare e diffondere contenuti che risultino sempre di qualità, originali ed efficaci per il pubblico. Il processo di creazione, approvazione, pubblicazione, amplificazione dei contenuti e successivo monitoraggio e misurazione dei suoi effetti si mostra dunque sempre più impegnativo per imprese e professionisti del settore.
Il contenuto deve essere percepito come utile, credibile divertente sorprendente, nuovo, originale, esclusivo e connesso all’attualità. È meglio essere autentici, genuini, sinceri, umili, trasparenti e imperfetti.
L’obiettivo delle imprese non si traduce esclusivamente nella vendita di un prodotto o servizio, ma è opportuno creare relazioni di stima, soddisfazione, fiducia e passaparola. Dobbiamo saper informare, formare, intrattenere, coinvolgere e far vivere esperienze uniche agli utenti. Per farlo, è importante conoscere al meglio abitudini, preferenze, stili di vita e comportamenti d’acquisto dei nostri clienti, i quali, a seconda poi del business di riferimento, si differenziano ad esempio in utenti, pazienti consumatori o cittadini.
Non siamo più nella Stareholder economy, dove le aziende erano focalizzate in particolar modo sul profitto, sul risultato di breve termine, sui dividenti agli investitori, soci o azionisti, ma viviamo l’era della Stakeholder economy, in cui prevale la visione di medio-lungo periodo, volta a generare benessere diffuso. La produzione dei contenuti deve avere aspetti identitari, valoriali e culturali.
Esempi per comprendere le tecniche di content creation
L’autore inserisce 11 diverse tecniche per accompagnare il lettore a definire e decidere in che modo si vuole raccontare la propria storia imprenditoriale (storymaking, storytelling e storydoing), ispirandosi ad aziende conosciute nel panorama italiano e internazionale.
Dal caso Red Bull Media House (con oltre 1200 eventi sportivi e culturali svolti in circa 160 Paesi) citato dall’autore per rivelare l’importanza del brand entertainment, a quelli di Durex, dell’app Unobravo e della celebre agenzia funebre Taffo per comprendere la capacità e l’efficacia del real time content, passando per l’esempio di Nerio Alessandri della Technogym quando invece si parla della brand advocacy e dunque di come e quanto manager o collaboratori possano rappresentare la marca, costruendo relazioni professionali con il pubblico.
Content Creation Canvas
Chiavazzo, a conclusione del libro, fornisce un suo Content Creation Canvas ideale per i business content creator, scaricabile gratuitamente e stampabile, affinché possa tornare utile nel quotidiano per un lavoro strategico, creativo e produttivo e per rimediare all’eventuale blocco dello scrittore.
Un torta divisa in tre spicchi: insight, narrazione e creatività.

La vecchia concezione del “io parlo e tu ascolti” è ormai distante, complici non solo l’entrata sul mercato di nuovi media e piattaforme, ma anche il mutamento del modo in cui le persone decidono di informarsi e intrattenersi nel tempo libero e sul lavoro. Per spingere le persone a seguirci, a relazionarsi e a supportarci bisogna mettere in campo strategie differenti e in sintonia con la cultura aziendale, affinché le persone si sentano più vicini alla marca.
Si rimane spiazzati e demotivati quando la nostra strategia si rileva non funzionale. Ci chiediamo dove e quali sono gli errori commessi. Dobbiamo scongiurare la comunicazione piatta, unificata, autoreferenziale, non coerente con il tono di voce o troppo autoironica, che molte aziende ancora mettono in pratica. E’ opportuno piuttosto mettere al centro delle nostre strategie di business e comunicazione i pubblici di marketing e tutti i stakeholder, attraverso parole, immagini, video, suoni, notizie e informazioni capaci di coinvolgere e convertire e che diano un impatto in termini di business e di benessere diffuso.
Attraverso i contenuti, dobbiamo lasciare il segno nella mente del cliente/utente. È opportuno che le persone ci conoscano, si fidino, ci acquistino, riacquistino, partecipino alle nostre iniziative e conversazioni che promuovano e parlino bene di noi.
Consiglio questo libro ai manager, agenzie di comunicazione, collaboratori, giornalisti, opinion leader, creator, formatori e influencer.
