Non avevo ben chiaro di quanto potesse essere potente un podcast fino a che non ho ascoltato “Veleno” di Pablo Trincia, nel 2019. Se ben ricordate ha riscosso un enorme successo e non a caso l’autrice lo cita proprio come case study.
Anzi, a dire il vero prima di ascoltare il mio primo podcast, per me era addirittura un concetto un po’ astratto. Quelle cose che sai che esistono, ma di cui non hai ancora ben compreso la logica.
Poi ho avuto la possibilità di leggere questo testo, davvero prezioso, e tutto ciò che oggi ho appreso in più sul mondo dei podcast, lo devo proprio a questo libricino compatto dagli angoli stondati e dalla forma allungata, quasi inusuale ma armoniosa.
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Il podcast è un media sonoro, 100% suono allo stato puro. Contenuto che si esprime e prende forma nelle nostre menti grazie all’esclusivo utilizzo del suono.
Sull’origine del nome esistono diverse scuole di pensiero, ma la più accreditata è quella di Ben Hammersley (2004), che riconduce l’etimologia del termine al contestuale avvento degli iPod di Apple.
Realizzare un podcast non è una moda, nemmeno una tendenza tecnologica. È decidere di abbracciare la riscoperta e la valorizzazione della cultura orale, in chiave moderna e digitale.
In Italia l’arrivo e la nascita dei podcast è un fenomeno piuttosto recente: mancano dati fino al 2019, anno in cui è iniziato il monitoraggio da parte di Ipsos e di Nielsen. Nonostante il fenomeno dell’ascolto sia in forte crescita (dato 2021: 9,3 milioni di Italiani hanno ascoltato almeno un podcast nell’ultimo mese), non siamo ancora ai livelli del mercato americano, da cui tutto è nato e partito.
Nelle prime righe di questa recensione ho definito il podcast come un media “potente”. L’autrice Rossella Pivanti, subito nel primo capitolo, ci svela il perché:
- è un media di sottrazione. L’audio ha il potere di attivare il ricordo e l’immaginazione.
- È intimo, impone un ascolto privato. Si instaura una relazione one-to-one fondata sulla sincerità.
- Si tratta di un media in accompagnamento. Il podcast si ascolta mentre si fa qualcos’altro.
Poiché si tratta a tutti gli effetti di un media, risulta ovvio che a partire dalla sua nascita abbia attirato l’attenzione, sempre più crescente, di brand e aziende.
Ecco perché nasce l’esigenza di fare un focus ed affrontare il tema dei branded podcast, quei podcast che stanno nascendo per mano dei brand e che dovrebbero raccontare una storia, affrontare un tema e snocciolare un contenuto, coerentemente con i suoi valori.
E per quei brand che decidono di approcciarsi a tale media, la prima grande domanda a cui è necessario dare una risposta è: desiderate davvero creare una relazione sincera con l’ascoltatore o pensate di sfruttare il podcast perché lo vedete con una pubblicità “più lunga”? Oppure ancora l’ha fatto il competitor X e temete di rimanere indietro?”
Il libro in questione, dopo un’introduzione più generale, si focalizza proprio sulla specifica tipologia dei branded podcast, partendo con lo spiegarci il perché fino a giungere al come, al dove e al quando.
Ci mette in guardia da errori comuni, come quello di prendere in prestito il format tipico di un altro media per portarlo in podcast.
Rossella ce ne spiega anche il motivo: “il format creato per un determinato media è parte integrante del linguaggio specifico di quel media. Il linguaggio non è qualcosa di granitico imposto dall’alto ma è una costruzione culturale collettiva, per di più in continua evoluzione”.
Da questo punto di vista, infatti, il mercato italiano è in piena metamorfosi e forse ancora immaturo. Il podcast in Italia sta ancora scrivendo il proprio linguaggio e tassello dopo tassello, podcast dopo podcast, nel lungo periodo si consolideranno format specifici. Gli attuali sono ancora troppo somiglianti a qualche cosa di preso in prestito da altri media.
Ma ci arriveremo e questo testo, una piccola e preziosa perla, rappresenta un importante contributo alla diffusione della “cultura del podcast”.
Molto interessanti, infine, anche i contributi esterni che l’autrice ha inserito sotto forma di intervista: voci rilevanti del calibro di Francesco Tassi, Giorgio Taverniti, Francesco Baschieri, per citarne solo alcuni.
Giorgio Taverniti, peraltro, ci prospetta un’interessante evoluzione per il futuro: “Mi aspetto grossi investimenti da parte dei big player e grosse acquisizioni. (…) Dal punto di vista tecnico vedo grandi possibilità: la tecnologia podcast è rimasta la stessa da troppi anni. Quindi mi aspetto qualcosa che mi permetta di navigare all’interno della puntata, inserire link e la possibilità di inserire commenti, feedback e reaction.”.
Curiosi di saperne di più?
Conclusioni: è un testo utile per approfondire in verticale il media emergente dei podcast.
A chi è rivolto: tutti coloro che per mestiere lavorano con i brand (agenzie, marketing manager, brand manager), studenti che desiderano approfondire in vista di un esame o della preparazione della tesi.
Quanto è pratico: è molto pratico ed in alcuni capitoli (5 e 6) si affrontano anche delle tematiche di natura tecnica ed operativa.
È da avere in libreria: senza ombra di dubbio!!!